Tanti veterani hanno superato quota 20 presenze in stagione, il limite posto dalle regola del player welfare
Con il Sei Nazioni terminato con un turno di anticipo a causa del rinvio della partita di Roma contro l’Italia che avrebbe potuto consegnare il titolo nelle mani degli inglesi, Eddie Jones e il suo staff stanno già volgendo lo sguardo verso quello che accadrà la prossima estate.
In luglio, dopo aver giocato a Twickenham un’esibizione contro i Barbarians, l’Inghilterra farà un tour in Giappone, dove sfiderà la nazionale di casa in due test match a distanza di 7 giorni l’uno dall’altro.
Nelle intenzioni dello staff tecnico il tour in Giappone servirà soprattutto per testare ad alto livello dei volti nuovi, ma tutto ciò potrebbe accadere su una scala superiore a quanto previsto. Il regolamento interno della Rugby Football Union prevede infatti che tutti i giocatori selezionati per la scorsa Rugby World Cup che abbiano giocato più di 20 partite da agosto 2019 debbano essere tenuti a riposo per ragioni di player welfare.
Per effettuare il conteggio delle presenze, si tiene conto di tutte le volte che un giocatore è sceso in campo con il club o con la nazionale per almeno 20 minuti.
Ci sono alcuni giocatori che hanno già superato il traguardo: George Ford e Tom Curry hanno disputato 21 partite, mentre Dan Cole, Ben Youngs, Courtney Lawes ed Elliot Daly sono a quota 20. Anche se l’ultima partita del Sei Nazioni non si giocherà prima dell’estate, è praticamente impossibile che la cifra non venga superata anche da Jamie George, Owen Farrell (19 partite giocate), Luke Cowan-Dickie, Joe Marler, Kyle Sinckler, Lewis Ludlam (18), Maro Itoje e George Kruis (17).
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— Russ Petty (@rpetty80) March 10, 2020
Altri giocatori a rischio sono Ben Spencer (16), Billy Vunipola, Jonny May, Anthony Watson ed Ellis Genge (15). Dei giocatori convocati al mondiale con l’Inghilterra ce ne sono solamente quattro che fino ad adesso hanno disputato meno di 10 incontri in stagione: Jack Nowell, Piers Francis, Mark Wilson, Joe Cokanasiga.
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Ecco allora che la squadra che prenderà forma da metà giugno sarà senz’altro una squadra composta da qualche veterano più un’infornata di giovani interessanti, alle prime opportunità con la maglia della nazionale inglese. Accadde già in passato: era il 2017, l’Inghilterra era campione del Sei Nazioni e Jones portò in Argentina una squadra largamente sperimentale a causa della concomitanza del tour della nazionale con quello dei Lions.
Fu l’opportunità per l’Inghilterra di scoprire Tom Curry, Sam Underhill, Ellis Genge, Mark Wilson, ma anche Charlie Ewels, che ha giocato in questo Torneo, Piers Francis, presente al Mondiale nipponico. Insomma, di costruire una parte della squadra che oggi conosciamo. Il tour di luglio potrebbe essere una nuova porta aperta sul futuro.
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