Le tempistiche della decisione (di buon senso) della WRU fanno arrabbiare gli appassionati scozzesi
La decisione della Federazione Gallese di rinviare all’ultimo momento Galles-Scozia, unica partita della quinta giornata del Sei Nazioni 2020 rimasta in programma fino a ieri, ha provocato tra i tifosi scozzesi un certo malumore, per usare un eufemismo.
Dopo aver infatti ribadito anche nella mattina di venerdì che la partita si sarebbe giocata la WRU nel primo pomeriggio ha pubblicato un breve comunicato dove annunciava il dietrofront sostenendo che, dopo aver mantenuto aperto un dialogo costante con il governo gallese e il board del Torneo, aveva preso la decisione di rinviare Galles-Scozia “nel migliore interesse di sostenitori, giocatori e personale” in linea con misure adottate in tutto il Regno Unito e da tutte principali leghe sportive.
Insomma un parziale tentativo di scarico di responsabilità, che sta in quel “dialogo con Governo e Board”, ma sopratutto una giustificazione abbastanza ridicola quella del “migliore interesse dei sostenitori” viste le tempistiche con cui è arrivata la decisione. Perché, se certamente si evita che oggi ci siano oltre 70.000 persone all’interno del Principality, non si è tenuto in considerazione che buona parte dei numerosissimi appassionati scozzesi – che alcuni (sovra)stimano in addirittura 20.000 – sono già a Cardiff da ieri e di certo avranno qualche difficolta a non affollare le strade e i locali della capitale gallese nel weekend. Senza considerare l’aspetto economico, che di certo davanti un’emergenza sanitaria passa in secondo piano, ma che sicuramente sa di doppia beffa per chi è partito dalla Scozia.
Come riporta Wallesonline i tifosi scozzesi intercettati nelle strade di Cardiff definiscono le tempistiche della decisione come uno scherzo, nel migliore dei casi, o forse più giustamente come “ridicole” visto che “ci stiamo già mescolando tutti nei pub e quindi che senso ha annullarla ora?”. Come dargli torto?
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