Ne abbiamo parlato con il pilone Giosuè Zilocchi e il preparatore fisico Giovanni Biondi
Quello della condizione fisica dei giocatori è solo uno dei tanti aspetti complicati che questo momento di emergenza sanitaria porta con se. Oltre naturalmente, giusto per citarne alcuni, quelli di ricalendarizzazione dei campionati, dei contratti dei giocatori, broadcaster, sponsor, dei biglietti e abbonamenti e chi più ne ha più ne metta. Se per alcuni le soluzioni non possono essere repentine o non è addirittura nemmeno possibile affrontarli nell’incertezza dell’ immediato, quello del mantenimento della condizione fisica degli atleti ha dovuto essere quantomeno tamponato nell’immediato. Ne abbiamo parlato con due elementi delle Zebre: il preparatore fisico Giovanni Biondi e il pilone (anche dell’Italrugby) Giosuè Zilocchi. I problemi principali sono sostanzialmente due e sono legati all’impossibilità di allenarsi in maniera normale e al fatto di non conoscere quanto questa situazione durerà ancora, cosa questa che potrebbe portare a soluzioni molto diverse tra loro.
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Rimanendo in casa Zebre, la squadra parmigiana ha ormai superato le due settimane senza allenamenti collettivi, dato che sin dai primi segnali di diffusione del virus in Italia la scelta della società è stata quella di evitare ogni rischio, chiudendo le sue strutture e vietando l’assembramento di giocatori e staff. Per far fronte a questa situazione, Giovanni Biondi è intervenuto con delle risposte specifiche: “Partiamo dall’alimentazione e dalle indicazioni nutrizionali, che sono decisamente cambiate, com’è normale che sia, rispetto a prima. Non bruciando tutte le energie assorbite, dobbiamo evitare che i giocatori quando ricominceranno le attività siano totalmente fuori forma, dunque abbiamo tolto del tutto i carboidrati ha chi ha tendenza ad ingrassare, riducendoli almeno del 50 % agli altri”. Ogni elemento della squadra ha inoltre ricevuto delle indicazioni specifiche su come allenarsi da solo: “Abbiamo dato indicazioni per tre sedute quotidiane, che durano tra i 10 e i 15 minuti, e che vanno a lavorare sulla muscolatura dando degli stimoli giornalieri”. È infatti importante cercare di mantenere costante il lavoro, senza caricare in maniera specifica durante alcuni giorni, senza dimenticarsi dell’aspetto cardio/fitness: “Quello della corsa e del mantenimento della forma è l’aspetto su cui abbiamo lavorato di più. Ogni giocatore ha ricevuto delle indicazioni personalizzate, anche se certamente non sono sempre facili da rispettare. Chi ha la possibilità di muoversi è facilitato, ma chi abita in un condominio per forza di cose deve rinunciare a determinati allenamenti”.
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Un problema senza soluzione al momento, dato che non si conoscono ancora i tempi nei quali la situazione tornerà alla normalità, perché è ovvio di come non si possa pensare che al rientro in campo le squadre possano già sostenere allenamenti e partite come facevano prima. Anzi. “Se questa pausa si prolungherà ancora per pochi giorni posso dire che ci vorrebbero dalle due alle tre settimane di lavoro per riacquisire una forma minima, che permetta di giocare in sicurezza” dice Biondi “coi giocatori che verranno comunque esaminati e controllati al rientro in attività”. Tutto questo rimane però nel campo dell’ipotetico, perché se l’emergenza dovesse prolungarsi per un mese o più sarebbe praticamente impossibile pensare di continuare, non solo per le Zebre e Treviso ma anche per tutte le altre squadre coinvolte dagli stop dei campionati, ossia praticamente tutte quelle di ovalia: “Esatto, perché con un fermo così lungo ci vorrebbe una vera e propria preparazione da zero per ritrovare la fisicità necessaria. Il rugby è uno sport di contatto, dunque non è pensabile mettere in campo dei giocatori completamente fuori condizione fisica e dal punto di vista dell’attitudine. In quel caso forse la cosa più saggia sarebbe darsi appuntamento ad agosto per la prossima stagione”.
Durante la quarantena forzata, va ricordato comunque come tutti siano in contatto: giocatori e staff tecnico si aggiornano quotidianamente sulla condizione, sul lavoro fatto, e soprattutto sulla situazione mentale: “Chi vive da solo o con la compagna e può “allenarsi” la sente in un modo, chi invece deve rimanere in casa, è ha contatto con persone a rischio o non ha modo di lavorare, in un altro. Teniamo alto il morale dei ragazzi, che sono sicuro faranno di tutto per rispettare al meglio tutte le indicazioni che abbiamo dato loro”.
Tra questi c’è sicuramente Giosuè Zilocchi, 22enne pilone delle Zebre e della Nazionale. “Il momento chiaramente non è facile, sto facendo il possibile per seguire i programmi che mi hanno mandato, ma è complicato fare tutto. In questo periodo sono tornato a casa mia, in provincia di Piacenza, e abitando in campagna riesco a fare qualche corsa stando isolato. In casa provo a fare qualche lavoretto, ma ovviamente la mancanza della palestra si sente molto”. Secondo Zilocchi il discorso dell’alimentazione è primario al giorno d’oggi, con la massima attenzione che va messa per evitare di assumere massa grassa. La testa comunque rimane positiva “Per ora fisicamente mi sento bene, sto cercando per quanto possibile di mantenere la forma che avevo prima della pausa. Devo dire che mai come ora mi mancano gli allenamenti, tutti noi non vediamo l’ora di tornare a sudare in campo, sperando che questa situazione finisca presto. Una volta lì, credo che con un paio di settimane di lavoro si possa rientrare in condizione”.
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