Per Bernard Laporte, la soluzione migliore potrebbe essere incrementare il monte partite dei tour a novembre
Mentre il presente del rugby è sospeso – ancora per diverse settimane, almeno -, ad ogni latitudine ed ogni livello, World Rugby sta iniziando a lavorare sulla possibile rimodulazione del calendario internazionale della seconda parte del 2020, che rischia di essere pesantemente intaccato dalla diffusione dell’epidemia di Coronavirus.
Nel corso delle riunioni settimanali che si stanno tenendo, via teleconferenza, tra l’organo governativo mondiale ovale e le principali federazioni dei due emisferi (quelle del Sei Nazioni e del Rugby Championship, più Fiji e Giappone), in questa fase iniziale di consultazione, sono stati posti sul tavolo tutti i potenziali problemi economici, sportivi e sanitari delle varie union coinvolte, per poter provare a tracciare una linea guida il più possibile comune, che possa portare nei prossimi mesi ad una soluzione condivisa in grado di garantire a tutti di ripartire nel modo migliore possibile, sotto ciascuno dei tre aspetti suddetti.
“Sono tempi molto difficili e del tutto senza precedenti per la società e per lo sport. La nostra responsabilità primaria, ed immediata, è quella di garantire la salute e il benessere della comunità globale di rugby e di supportare collettivamente coloro che hanno bisogno. La solidarietà è uno dei valori di base del rugby: non c’è mai stato un momento in cui il nostro senso di solidarietà, rispetto e comunità sia stato più importante. In questa situazione così delicata è stato rassicurante vedere tutte le parti in gioco unite, con uno scopo condiviso in questa discussione esplorativa iniziale”, ha spiegato, attraverso una nota stampa ufficiale, il CEO di World Rugby Bill Beaumont.
“Le ultime proiezioni indicano che l’impatto del COVID-19 sulle attività pubbliche e sportive potrebbe estendersi per molte altre settimane, forse mesi. Questo incontro produttivo è stato un passo importante per poter affrontare insieme un problema global, procedendo nel migliore interesse di tutte le parti interessate. Stiamo esaminando intensamente la pianificazione dei match internazionali programmati luglio, considerando i modi migliori per ottimizzare il calendario, sempre in base a quanto permesso dalla situazione contingente dentro e fuori dal campo. Questo lavoro, nel dettaglio, sarà svolto da World Rugby sotto la guida del Comitato esecutivo: lavoreremo in piena collaborazione con le principali parti interessate per esplorare potenziali azioni appropriate”, ha concluso il dirigente del governo mondiale.
Restano aperti, dunque, innumerevoli scenari, anche a seconda dell’evoluzione della situazione globale. Per Bernard Laporte, presidente della federazione francese, la soluzione migliore potrebbe essere rappresentata – alla luce delle più che probabili difficoltà nel disputare i tour estivi (che però non sono ancora stati ufficialmente cancellati) – dall’incremento del numero di Test Match internazionali a novembre (portando il numero delle sfide da tre a cinque per ogni union), in modo tale da permettere alle federazioni (soprattutto a quelle dell’emisfero sud, che rischiano di perdere gli incassi delle gare casalinghe di luglio) di contenere in qualche modo le perdite economiche, e nel caso la situazione sanitaria lo consentisse in Europa, completare i campionati nazionali e le coppe europee – per club – nel corso della stagione estiva, che resterebbe così libera e pronta all’eventuale uso. Un puzzle, in ogni caso, molto complesso – che comprende anche i recuperi del Sei Nazioni -, con World Rugby che nelle prossime settimane proverà ad incastrare tutti i variegati tasselli, nella speranza che l’epidemia non costringa a rimandare anche la finestra autunnale.
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