Quando non bastava essere un Lion per avere un posto tra i titolari del mitico Galles degli anni ’70. Una storia unica e una carriera mitica
Pensare a quanto il rugby sia cambiato negli anni è un esercizio che spesso strappa un sorriso. Le nazionali erano praticamente dei blocchi monolitici, giocavano poche partite all’anno dove grosso modo venivano impegnati gli stessi giocatori, ed era molto difficile strappare uno dei 15 posti riservati ai titolari. Questo soprattutto in un posto come il Galles, dove di mostri sacri della disciplina ce n’erano a bizzeffe, e forse ancor di più tra gli anni ‘60 e ‘70. Prendiamo in considerazione il tour del Lions del 1971, che i britannici portarono a casa con due vittorie, un pareggio e una sconfitta. Tra i convocati del gallese Carwyn James, c’erano 14 giocatori originari del suo paese, comprese diverse superstar, come il capitano Dowes, J.P.R. Williams, Barry John, Gareth Edwards, insomma, roba per palati fini. Tra i 14 gallesi che viaggiarono overseas c’era però anche un nome al cui fianco mancava il fatto di aver disputato un test match con la Nazionale (caso unico tra tutti i convocati delle quattro union): Derek Quinnell. Un avanti che aveva già raccolto esperienze internazionali con la maglia di Llanelli contro il Sudafrica, disputato due sfide con i Barbarians, non proprio l’ultimo della pista. In quel tour del 1971 giocò anche da titolare il terzo test, quello vinto per 13-3.
Dopo essere stato una riserva nel 1970 e 1971, poteva bastare per diventare un membro fisso della Nazionale gallese? Ancora no, tant’è che il Cinque Nazioni dell’anno seguente, il 1972, Quinnell lo guardò quasi interamente dalla panchina. Ecco, quel quasi fa tutta la differenza del mondo. Come anticipato, era difficile entrare da sostituti in quei tempi anche perché bisognava farsi davvero molto male per lasciare il campo, e permettere così a qualcun altro di farsi notare. Questo però accadde il 25 marzo 1972, ultima partita del Torneo che i dragoni vinsero 20-6 contro la Francia nel vecchio Arms Park. Il risultato ha poco interesse, la sfida non fu granché dal punto di vista del gioco, ma vide l’uscita dal campo del numero 8 dei rossi Mervyn Davies. Derek Quinnell, inserito in lista con la maglia numero 21,racconterò in seguito di quei concitati momenti “Il dottore disse che Davies aveva preso un calcio nella schiena, e che non sembrava in grado di continuare. Allora è toccato a me, e ho dovuto letteralmente lottare per entrare in campo, spingendo via i poliziotti che circondavano il prato. Sono anche riuscito a toccare il pallone, lo consideravo quasi un miracolo dopo tanta attesa. In quel momento ho realizzato che, anche se non avessi più giocato col Galles, non mi sarei mai dimenticato quegli attimi. Che sono stati i più belli di tutta la mia carriera”.
Anche il boato della folla al suo ingresso non è stata da meno, così come il resto della sua carriera. Dopo aver tanto lottato per conquistarsi la maglia del Galles, Quinnell non l’ha più lasciata, ed è stato uno dei grandi protagonisti dei magici anni ‘70 dei Dragoni, raggiungendo 23 caps e dimostrandosi giocatore chiave nel Grande Slam del 1978. Per lui ci sono stati anche altri due tour con i Lions (1977 e 1980) con cinque presenze, e un seme piantato nel mondo di ovalia. Per chi magari se lo stesse chiedendo: sì, Gavin, Craig e Scott Quinnell sono i tre figli di Derek. Ah, c’è ancora una cosa, decisamente importante da raccontare: Quinnell vestì nuovamente la maglia dei Barbarians, ed era in campo nella sfida del 1973 contro gli All Blacks, quella della meta considerata come la più bella di sempre. Anzi, per dirla tutta è stato l’autore dell’ultimo passaggio, quello a Gareth Edwards. Dritto dritto nella storia.
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