Il 27 marzo 1871 il primo incontro internazionale fra Scozia e Inghilterra, a Edimburgo
27 marzo 1871, Stockbridge: un sobborgo di Edinburgo dove, ancora oggi, lungo la sua via principale intitolata al pittore Henry Raeburn, sorgono campi da rugby, cricket e calcio utilizzati dalla Edinburgh Academy. Lì, a Raeburn Place, 149 anni fa si è giocata la prima partita internazionale di rugby fra Scozia e Inghilterra.
Se qualcuno dei lettori sta guardando in questi giorni la serie Netflix sulla palla tonda The English Game, avrà più facilità a capire e ad immaginare cosa significava sport in quegli anni di fine diciannovesimo secolo: giovani aristocratici in doppiopetto, con tanto di cilindro e bastone, che si adoperano per far crescere un gioco senza regole ben precise, dove principalmente ci si malmena per il gusto del malmenarsi, ma da gentlemen.
E così fu che nel freddo inverno del 1870 cinque club scozzesi si riunirono per pubblicare sulla rivista Bell’s Weekly un annuncio: sfidiamo qualsiasi squadra abbia intenzione di venire a giocare al gioco di rugby fin quassù, in rappresentanza di voialtri inglesi.
L’invito lo raccoglie il Blackheath Rugby Club, data di nascita 1858, sede Londra. Nel giro di qualche mese, agli ordini del ventenne Frederick Stokes, ex alunno della scuola di Rugby e primo presidente della Rugby Football Union, venne messa in piedi una rappresentativa che vantava membri da nove diversi club inglesi: West Kent, Manchester, Liverpool, Gipsies FC, Clapham Rovers, Ravenscourt Park, Marlbrough Nomads, Richmond e, appunto, Blackheath.
149 years ago today, the first rugby international was played. Scotland v England. The sport has been through multiple global challenges since then and we will pull together & emerge stronger from the COVID-19 pandemic
— Sir Bill Beaumont (@BillBeaumont) March 27, 2020
Davanti ai 4000 tifosi assiepati intorno al campo da gioco, i 20 selezionati inglesi pensavano di espugnare Edimburgo con facilità, ma, com’è poi accaduto altre 43 volte nel corso della storia del gioco, finirono per uscire dal campo sconfitti per 1-0, nonostante le mete segnate fossero state tre. Per il confuso regolamento dei tempi, infatti, solo la trasformazione rendeva valida la segnatura.
Fu solo quella di Angus Buchanan, il più vecchio scozzese in campo a ben ventiquattro anni e due mesi, a essere trasformata. Una meta sulla quale gli inglesi protestarono in maniera accesa, sostenendo che andava contro le regole in vigore più a sud, essendo stata realizzata grazie a una specie di driving maul ante litteram. D’altronde, però, la neutralità degli arbitri non era ancora elemento preso in considerazione, e i giudici scozzesi ritennero di premiare la meta segnata dalla squadra di casa.
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Gli inglesi si sarebbero rifatti nel corso dei tanti lunghi anni: in 149 anni sono state giocate 138 sfide fra Inghilterra e Scozia, e gli inglesi ne hanno vinte 76. Londra vanta anche il possesso della Calcutta Cup, in ballo fra le due squadre dal 1879.
Raeburn Place sarebbe rimasta la casa del rugby scozzese fino agli anni Venti del Novecento, quando la Scottish Rugby Union acquisì il Murray’s Field, com’era noto al tempo. Simbolicamente, fu proprio nel sobborgo di Stockbridge e su quei celebri campi che si tenne, nel 1993, la prima partita internazionale della nazionale scozzese femminile.
Lorenzo Calamai
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