Il gallese è un vero e proprio simbolo recente del gioco, nonostante una carriera finita troppo presto a causa degli infortuni
E’ il 18 luglio 2018 quando il rugby perde uno dei più grandi e iconici giocatori dell’era moderna. A causa dei continui infortuni e di una forma fisica impossibile da recuperare, Sam Warburton decide di dire addio ai campi da gioco.
Dopo 175 presenze coi Cardiff Blues, 74 caps con la maglia del Galles e 5 con la prestigiosa selezione dei British & Irish Lions, nel momento in cui era contemporaneamente capitano di tutte e tre le compagini, l’avanti ha quindi deciso di smettere a soli 29 anni raccogliendo in ogni caso record e trofei.
Dai due Sei Nazioni consecutivi vinti nel 2012 e nel 2013, il primo col Grande Slam, alle serie coi Lions: quella vinta nell’estate 2013 in Australia e quella pareggiata nel 2017 in modo rocambolesco in Nuova Zelanda contro gli All Blacks. Verrà ricordato sempre come il capitano imbattuto della formazione in maglia rossa, allenata da uno dei suoi mentori ovali; quel Warren Gatland che ha avuto la bravura e il privilegio di fargli da coach anche con la casacca dei Dragoni.
Un rimpianto? Sicuramente l’espulsione nella semifinale iridata del 2011 contro la Francia, che costò a un eroico Galles la sconfitta di misura per 9-8. Un placcaggio indisciplinato su Vincent Clerc, che al diciottesimo minuto mise fuori dalla partita il flanker.
E il Warburton di oggi? Prima ha fatto un po’ di apprendistato nella dirigenza dei Cardiff Blues, adesso invece è entrato a far parte dello staff tecnico di Wayne Pivac, che nel frattempo ha sostituito Gatland, in nazionale.
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