Secondo Paul Goze, presidente della lega dei club francesi, l’obiettivo dovrebbe essere quello di riuscire a concludere la stagione
Alla vigilia di una decisione, probabilmente definitiva, sull’eventuale proseguimento della stagione torna a parlare Paul Goze, presidente della lega dei club francesi.
Sulle pagine de L’Equipe, il presidente della LNR ha risposto ad alcune domande sul tema del momento: che ne sarà di questa stagione? E che ripercussioni avranno le scelte che saranno fatte in questi giorni? Insomma, come salvare capra e cavoli, con il virus, nelle vesti del fiabesco lupo, in agguato?
Secondo Goze, la lega continua a collaborare con la FFR, la federazione francese, e con il ministero dello sport per tentare fino all’ultimo di completare questa stagione. Su un piatto della bilancia ci sono gli ecosistemi dei club e tutta l’economia che gira intorno ai campionati professionistici, sull’altro la salvaguardia della salute degli addetti ai lavori e dei fan.
Sono ancora molte le idee in ballo e lo stesso presidente della LNR ha giustificato il temporeggiamento rispetto ad una definitiva decisione affermando che “la fretta non porta buoni consigli” e che esiste un termine ultimo, il 18 luglio, oltre il quale la stagione 2019/2020 potrà considerarsi terminata.
Ed è qui che sorgono ulteriori problemi: Come ripartire l’anno prossimo? E come inserire il rugby in un programma sportivo molto fitto, senza rischiare che le manifestazioni si sovrappongano?
In Francia, c’è chi rivendica ancora la soluzione di chiudere qui l’attuale stagione e allargare il Top14 a sedici squadre, premiando le due squadre di ProD2 in testa alla classifica al momento dell’interruzione, senza penalizzare le squadre della massima divisione che non hanno potuto giocarsi le loro carte-salvezza.
Bernard Laporte, presidente della federazione francese, sostiene che nel caso questa idea si avveri, due squadre di Fédérale 1 (terza categoria) avrebbero diritto ad accedere al ProD2. Un’eventualità alla quale Goze si dice contrario: i costi del campionato non sarebbero compensati con il semplice ingresso di due squadre, anche perché permettere questo ingresso significherebbe allargare il bacino degli attuali trenta club professionistici (quelli del Top14 ed i 16 del ProD2), una strada che le stesse squadre non sembrerebbero intenzionate a percorrere.
L’altra questione sollevata riguarda più l’aspetto internazionale e, se così si può dire, “intersportivo”.
A mettersi in mezzo al recupero della stagione sportiva c’è il calendario del rugby delle nazionali, anche esso in una situazione di impasse, e le manifestazioni di altri sport (alcune che contemplano anche la palla ovale, come le Olimpiadi) che potrebbero sovrapporsi nel caso si facesse di tutto per concludere questo anno sportivo dovendo iniziare il nuovo in ritardo.
Infine, in merito a una vociferata sincronizzazione internazionale ed ad un’eventuale idea di un mondiale per club, Goze liquida i microfoni dicendo che “sono almeno 25 anni che si parla di questi temi in tempi di crisi, e realmente non se ne è mai fatto niente”.
Questa però è una crisi nuova nel suo genere, non nata in seno al rugby, ma che lo ha colpito trasversalmente, quindi chissà che alla fine non avvengano mutamenti significativi in tutta Ovalia.
Intanto le istituzioni sportive e rugbistiche francesi sembrerebbero percorrere la stessa rotta e attendono di formulare una soluzione definitiva che stando a quello riportato qualche settimana fa dovrebbe arrivare a giorni.
Lorenzo Montemauri
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