Storia di una grande carriera. Alessandro Zanni si racconta a Onrugby (parte 2)

Le possibilità di andare a giocare all’estero e uno sguardo al futuro. Parole di un campione

Alsennadro Zanni man of the match Italia irlanda 2013-ph. S. Pessina

Alsennadro Zanni man of the match Italia irlanda 2013-ph. S. Pessina

Prosegue la nostra intervista con Alessandro Zanni, dopo la prima parte pubblicata ieri. I pensieri di Alessandro Zanni su quello che serve maggiormente al rugby italiano, ma anche uno sguardo a quello che sarebbe potuto essere, con le offerte dall’estero che non sono mancate. Infine un pensiero al futuro, quando deciderà di chiudere definitivamente col rugby giocato. Rugby giocato che viene seguito e scandagliato con grande perizia da Zanni, conoscitore oltre che protagonista di ovalia.

A parte la forza economica e il numero di tesserati cosa manca al rugby italiano per cercare di colmare il gap con le super-potenze di ovalia?

“Credo che la cosa della quale abbiamo più bisogno sono i risultati, perché mettendo insieme una serie di prestazioni positive con le franchigie o con la Nazionale cresce la fiducia di tutti. Un aspetto che voglio sottolineare, e che a volte viene saltato, è che come proviamo a crescere noi si evolvono anche all’estero. Dal punto di vista del lavoro svolto sento che siamo sulla strada corretta, serve vincere con una certa consistenza”.

Riprendendo la macchina del tempo e tornando al tuo passato, nel 2009 hai lasciato Calvisano dopo la decisione della società di scendere di categoria auto-retrocedendosi nell’allora Serie A2. Sei quindi andato a Treviso, dove giochi da 11 anni. Cosa ti ha fatto scegliere il biancoverde? Non avevi possibilità di andare all’estero in quel periodo?

“Sinceramente no, dopo aver lasciato Calvisano non ho avuto proposte interessanti dall’estero. Quella di Treviso, vista a posteriori, è stata la scelta migliore e più corretta che potessi fare. Assieme a Calvisano e Viadana, Treviso era una delle società di più alto livello allora in Italia, e mi sono fatto convincere dall’ambiente e dalla cultura del lavoro che c’era e che c’è in biancoverde”.

E nelle tante annate giocate a Treviso non c’è mai stato il pensiero o la possibilità di andare a giocare fuori dal nostro paese?

“Si, teoricamente questa possibilità è esistita. Mi sono arrivate delle offerte importanti da squadre di alto livello della Premiership e del Top14 ma non si sono concretizzate. Una volta per mie motivazioni personali, l’altra per esigenze del club, e non se n’è fatto più nulla”.
A posteriori, avresti voluto percorrere quella strada?

“Il presupposto di questo discorsi è che non ho rimpianti per le scelte fatte. Pensandoci ora mi chiedo come sarebbe stato, mi avrebbe incuriosito vivere la cultura rugbystica che c’è in Inghilterra o in Francia, magari vestendo la maglia di uno dei loro grandi club. Però ripeto, sono contento delle scelte che ho fatto e di come si sia sviluppata la mia carriera”.

Tu hai vissuto diversi periodi del rugby italiano, partendo da un piccolo club come Udine, passando per una fucina importante come Calvisano e finendo a Treviso in una delle società più importanti del nostro rugby. Cosa ti sentiresti di consigliare ad un ragazzo che magari, ispirandosi a te, sogna di rifare il tuo percorso?

“Non esiste una risposta certa, ma sicuramente ci possono essere dei passaggi da rispettare. Credo che la crescita debba essere progressiva, serve impegno e passione in ogni cosa che si fa. Se poi ci sono qualità tecniche e umane, penso che ci sia per tutti la possibilità di essere visti e trovare spazio nell’alto livello. Il peggiore errore ritengo sia l’affrettare i tempi, senza aver la possibilità di sbagliare e di vivere un ambiente positivo”.

Quale ritieni sia stata nella tua carriera la miglior partita di Alessandro Zanni e perché?

“Faccio fatica a rispondere io, devono dire gli altri quale sia stata la mia miglior gara. Io posso citare quelle che mi hanno lasciato, a livello emotivo i ricordi più belli. In Nazionale direi le vittorie del 2011 contro la Francia e del 2013 contro l’Irlanda. La prima perché fu totalmente inaspettata, nessuno credeva che potessimo battere quei Bleus, e invece vincemmo 22-21 nell’ultima partita giocata nel 6 Nazioni al Flaminio, che ritengo essere uno stadio perfetto per giocare a rugby, aveva un ambiente stupendo. La seconda la cito perché sembrava essere la vittoria della definitiva maturità:quel giorno dovevamo vincere e l’abbiamo fatto per 22-15, a differenza di altre volte non abbiamo fallito quando potevamo strappare un successo.
Per quanto riguarda il discorso di Treviso invece ne ricordo quattro con enorme piacere: la vittoria contro Perpignan in Heineken Cup nel 2009 (9-8 a Monigo), lo Scudetto nel 2010 contro Viadana (16-12 al Plebiscito), l’esordio in Celtic League battendo gli Scarlets (34-28 il 4 settembre 2010) e per ultimo il successo ottenuto a Dublino contro Leinster nel 2018, su un campo dove normalmente nessuno porta a casa il successo noi ci siamo riusciti”.

Chiudendo lo sguardo sulla tua carriera, hai dimostrato in infinite occasioni di essere un uomo serio, grande lavoratore e leader by example per natura. Di cosa sei più orgoglioso di tutto quello che hai fatto nella vita da rugbysta?

“Il fatto di aver cercato di dare sempre il massimo in ogni momento, dall’allenamento alla partita, anche quando ero mezzo infortunato. Non sempre ci sono riuscito, perché è normale in uno sport come il nostro, ma sicuramente la voglia da parte mia non è mai mancata”.

Hai un buon rapporto col rugby anche fuori dal campo, ma dove ti vedi da grande quando non sarà più il tempo di giocare?

“Mi affascina l’aspetto della preparazione fisica nel nostro sport. Tutto quello che concerne il lavoro in palestra, sin dai tempi di Calvisano, mi è sempre piaciuto molto e voglio approfondirlo”.

Anche oggi vi regaliamo una breve carrellata con qualche istantanea della carriera di Alessandro Zanni. In particolare due scatti della storica vittoria sulla Francia del 2011 al Flaminio (in maglia bianca) e uno di un travolgente “robocop” che si libera di Rory Best nell’altrettanto storico 22 a 15 sull’Irlanda.

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