Continua il malumore tra le fila di Rugby Australia, chieste le dimissioni della dirigenza
Continua il malumore all’interno del mondo del rugby australiano. La federazione down under ha ricevuto ieri una lettera aperta scritta da 11 ex capitani dei Wallabies: George Gregan, Nick Farr-Jones, George Smith, Stirling Mortlock, Michael Lynagh, Simon Poidevin, Stephen Moore, Jason Little, Rod McCall, Nathan Sharpe e, ultimo ma forse ancor più determinante Phil Kearns, l’uomo che vorrebbe spodestare Raelene Castle dal ruolo di CEO di Rugby Australia.
Nel messaggio si legge a chiare lettere: “Chiediamo alla corrente amministrazione di ascoltare la nostra voce e di farsi da parte per permettere al gioco di essere cambiato raicalmente in modo da emergere da questa pandemia con un rinnovato senso di unità e scopo.”
Un attacco frontale alla federazione, insomma, senza però che nel resto della lettera si possano rintracciare contenuti precisi: “Come capitani dei Wallabies – scrivono gli undici – ci sentiamo privilegiati per aver rappresentato il nostro paese e aver guidato le nostre rispettive squadre in battaglia, affrontando insieme difficili situazioni.”
“Recentemente, il rugby australiano ha smarrito la rotta. E’ una sconfitta non inflitta dal Covid-19, o da un avversario sul campo, ma piuttosto dalla scarsa capacità amministrativa e di leadership nel corso degli anni. I nostri club rurali, giovanili, dei distretti e delle comunità sono stati abbandonati e crediamo fermamente che sia necessaria una trasformazione del gioco in questo paese. Non c’è tempo da perdere.”
“Parliamo con una sola voce quando diciamo che il rugby australiano necessità di una nuova visione, di una nuova leadership e di un piano per il futuro. Quel piano deve andare, prioritariamente, un sistema di business commercialee sostenibile.”
“C’è solo una domanda che deve essere posta quando si prende una decisione a livello di club, di provincia o di nazione: questa decisione è nel migliore interesse del rugby australiano? Solo quando rispondiamo apertamente, onestamente e in maniera trasparente possiamo allora riportare alla grandezza il nostro sport.”
Secondo quanto riportato dal blog specializzato Green and Gold Rugby, un altro leggendario capitano dei Wallabies, John Eales, avrebbe rifiutato di sottoscrivere la lettera, mentre recentemente l’ex Wallaby Drew Mitchell ha espresso il proprio sostegno a Raelene Castle. Peraltro, cinque degli 11 firmatari hanno a diverso titolo ricoperto cariche federali nel corso degli scorsi anni: Gregan e McCall a Rugby Australia, Sharpe e Mortlock a livello provinciale, Farr-Jones ha presieduto la federazione del New South Wales per 5 anni. Non esattamente personaggi lasciati da parte e che non hanno avuto nelle proprie mani potere decisionale nel corso degli ultimi quindici anni.
Il rugby australiano sicuramente sta attraversando alcune difficoltà di lungo periodo legate ad una amministrazione non perfetta durante un arco di tempo prolungato. Problemi aggravati dalla attuale situazione, e non del tutto risolti dalla gestione Castle. Merita però ricordare alcuni risultati ottenuti in tempi recenti da Rugby Australia, che ha riportato alcuni dei migliori risultati a livello giovanile sul campo e la cui candidatura ad ospitare la Rugby World Cup 2027 è ottimamente posizionata.
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