Nuova Zelanda-Sudafrica: che spettacolo

La partita di Dunedin del 2008 fu una delle più belle di sempre: rivediamola senza spoiler

Rodney So'oialo e Butch James - AFP

Rodney So’oialo e Butch James – AFP

Ci sono partite che scrivono la storia più di altre, capaci di scardinare concetti quasi secolari oltre che di esaltare protagonisti e appassionati. Una di queste è stata senza dubbio Nuova Zelanda-Sudafrica, seconda partita del Tri-Nations 2008, esempio di quanto detto poco fa di come 80 minuti possano far crollare muri che sembrano infiniti.

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Prima di quel torneo il ranking dell’allora IRB aveva subito la più tonante delle spallate. Gli Springboks, che nell’ultima partita ufficiale avevano vinto il Mondiale 2007 a Parigi, erano saliti al vertice della classifica, chiudendo un dominio neozelandese durato qualcosa come 175 settimane. Non che comunque gli All Blacks fossero diventati scarsi, visto che occupavano il secondo posto, mentre al terzo c’era l’Australia, dunque senza mezzi termini si confrontavano le tre squadre più forti del pianeta. Il calendario del Tri-Nations 2008 ha messo subito di fronte, per due volte consecutive, Nuova Zelanda e Sudafrica, in quello che è uno dei match più sentiti di tutta ovalia. Gara-1, disputata a Wellington, è andata ai padroni di casa per 19-8. 80 minuti di grande solidità, durante i quali gli All Blacks hanno sbattuto forte i punti sul tavolo per ribadire di voler essere ancora una volta i più forti, anche perché dalla loro avevano un Daniel Carter in grande spolvero, spietato dalla piazzola e abilissimo nella gestione della gara. Era il 5 luglio, e agli Springboks più che una meta di Habana rimaneva poco per consolarsi.
Una settimana più tardi il secondo appuntamento tra le due squadre si sarebbe giocato nel teatro più scomodo per chiunque non vesta una maglia nera: il Carisbrook di Dunedin, impianto che oggi non esiste più ma che nel corso del ‘900 è stato definito “House of pain”, un luogo praticamente inespugnabile dove anzi i padroni di casa sapevano esaltarsi macinando ogni avversario. Mai nella storia i Boks erano riusciti a vincere su quel campo, che tornava dopo 3 anni ad ospitare una partita del Tri-Nations e che vedeva i neozelandesi presentarsi con il clamoroso record di 29 vittorie consecutive in partite giocate di fronte al pubblico amico, un dato incredibile se pesato con la forza delle avversarie contro cui normalmente giocano. Inoltre, per aggiungere ulteriore pepe alla sfida, in quel 2008 cadeva il decennale dell’ultima vittoria sudafricana in terra oceanica (3-13 a Wellington), una sconfitta fatta pagare molto cara nel 1999 quando proprio a Dunedin finì con un eloquente 28-0.
Quel 12 luglio si giocò in una serata mite per l’inverno australe, e i 32.210 spettatori ebbero modo di assistere a una gara a dir poco straordinaria. I giornali dell’epoca la definiranno, in maniera netta, la più bella partita dell’anno, giocata a ritmi folli anche per l’emisfero nord, una vera e propria rappresentazione di stato dell’arte. Senza spoilerare il risultato, ma permettendovi di godere degli higlights completi in fondo alla pagina, inseriamo le formazioni che quel giorno si sfidarono:
Nuova Zelanda: Mils Muliaina, Sitiveni Sivivatu, Conrad Smith, Ma’a Nonu, Rudi Wulf, Dan Carter, Andy Ellis; Jerome Kaino, Rodney So’oialo (cap), Adam Thomson, Anthony Boric, Ali Williams, John Afoa, Andrew Hore, Tony Woodcock.
Sudafrica: Percy Montgomery, JP Pietersen, Adrian Jacobs, Jean de Villiers, Bryan Habana; Butch James, Ricky Januarie; Joe van Niekerk, Juan Smith, Schalk Burger, Bakkies Botha, Victor Matfield (cap),CJ van der Linde, Bismarck du Plessis, Gurthro Steenkamp.

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