Da Nuova Zelanda e Australia si vorrebbe ripensare il principale torneo dell’Emisfero Sud
Visto il periodo di pausa forzata, dall’altra parte del mondo si sta provando a sfruttare il tempo per pensare a cosa possa essere cambiato nell’attuale struttura del mondo rugbystico. Nel mirino di Nuova Zelanda e Australia è entrato il Super Rugby, che nelle ultime settimane è stato al centro di molti discorsi. La federazione neozelandese, con le sue cinque franchigie che prendono parte alla competizione australe, hanno annunciato nella giornata di lunedì di aver lanciato un progetto di review (nome in codice Aratipu) mirato a garantire la migliore funzionalità dentro e fuori dal campo per tutto quello che riguarda il Super Rugby nel paese della lunga nuvola bianca. È stato così formato un direttivo che prenderà in esame diverse opzioni per il futuro della competizione, guardando sia al coinvolgimento dei tifosi, sia alla sostenibilità finanziaria, sia allo sviluppo che il SR deve garantire ai giocatori neozelandesi.
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Don Mackinnon, chairman dei Blues, ha dichiarato: “Aratipu punterà a una completa revisione del Super Rugby, chiarirà il percorso dei giocatori nella crescita verso l’alto livello, rivedrà la struttura e i diritti digitali”. Ha parlato anche Mark Robinson, amministratore delegato della NZRU, sottolineando come ci sia un reale desiderio di migliorare il modo in cui il Super Rugby viene organizzato e giocato nel suo paese, ricordando sempre come questo sia una parte vitale dell’ecosistema ovale. Le tempistiche indicate parlano di giugno per l’uscita di un primo rapporto, quindi entro la fine dell’anno verranno prese delle decisioni definitive.
Passando dall’altra parte del Mare di Tasmania, sempre sul Super Rugby è intervenuto Matt Toomua, mediano di apertura dei Rebels e dei Wallabies, che senza peli sulla lingua ha definito “invecchiato e obsoleto” il torneo. Secondo lui questa pausa dev’essere sfruttata per ripensare il sistema, in modo anche da migliorare la gestione dei costi che potrebbe essere molto elevata quando si ricomincerà a giocare. Toomua, che ha giocato tre stagioni (2016/2019) a Leicester, ha poi aperto uno scenario interessante dicendo: “Ho scelto di tornare nel mio paese e giocare con Melbourne. Che cosa ho ottenuto? Sette partite casalinghe, cinque delle quali contro squadre che conosciamo ma le altre contro team poco interessanti, e poi? Tutta una serie di gare lontanissime da casa e in fusi orari molto scomodi. È dura per i nostri tifosi rimanere svegli fino alle tre del mattino per vederci giocare a Città del Capo, e non penso che questo sia attraente come modello”. Toomua ha chiuso poi facendo il paragone con il rugby a XIII o l’Aussie Rules, sport estremamente seguiti nella terra dei canguri, che hanno abituato i tifosi a giocare le partite di sabato, e generalmente alle 15.00, o poco dopo, dunque riuscendo a fidelizzare un pubblico che ancora non ha digerito completamente il Super Rugby.
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