La ripartenza del Top 14 diventa sempre più intricata

Da una parte i club, dall’altra il Ministero dello sport transalpino: ad agosto si tornerà a giocare in Francia?

Louis Carbonel - AFP

Louis Carbonel – AFP

Mentre ci si avvia verso una nuova fase della crisi, e diventa sempre più importante giungere a delle conclusioni, sale la tensione tra le istituzioni rugbistiche francesi, ancora in balia degli eventi e del ministero dello sport. Sono molti in realtà gli attori che hanno influito sulla questione, intervenendo a più riprese e rendendo più complesso lo scenario che tutti sperano di sbrogliare il prima possibile. Se è vero che i club professionistici fanno pressione sulla lega nazionale, che a sua volta fa pressione sul ministero dello sport, è pur vero che gli stessi organi francesi sono in balia di quelli internazionali.

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Ma facciamo ordine. La settimana scorsa la LNR (la lega nazionale francese) ha definitivamente abbandonato l’idea di ricominciare i campionati professionistici il 18 di luglio, tenendo però ancora in ballo l’ipotesi di fare comunque una fase finale di Top 14 ad agosto, con la partecipazione di quattro o otto squadre. A mettere i bastoni fra le ruote ad una ripresa a metà luglio è stata l’equipe di cardiologi e medici incaricati dalla lega per capire se gli atleti fossero davvero in grado di riprendere le attività dopo questi mesi di stop.

Dopo aver bocciato quello che i media francesi chiamavano “Scenario 1”, l’alternativa agostana sembra aver anch’essa poche chance di esser messa in atto. Con i club minacciati economicamente che premono per riavviare tutto il prima possibile, la soluzione più auspicabile è quella di ricominciare ad ottobre. Ma stando a quanto riporta il Midi Olympique, l’ultima parola spetta comunque al Ministero dello sport francese. E se all’interno dei confini la Lega, la Federazione, i club ed il ministero cercano una soluzione che non abbia un forte impatto economico e sanitario, gli organi internazionali altrettanto, allargando il groviglio.

L’EPCR (che organizza le due coppe Europee) vorrebbe usare il mese di ottobre per terminare le edizioni 2019/2020 di Champions Cup e Challenge Cup, aggiungendo così impegni ad un calendario internazionale che World Rugby potrebbe rendere ancor più folto inserendo i test internazionali tra i mesi di luglio e novembre. Test che molto probabilmente non vedranno le squadre dell’Emisfero Sud confrontarsi con quelle dell’Emisfero Nord, perché anche down-under devono fare i conti con il Rugby Championship (che finisce proprio ad ottobre) e la ripresa del Super Rugby.

L’idea “salva federazioni”, se così possiamo chiamarla, non sembra esser la migliore neanche nel Vecchio Continente, con squadre che si troverebbero a giocare undici incontri (tredici addirittura per l’Inghilterra) tra test match e partite del Sei Nazioni da recuperare. Vincent Gaillard, direttore dell’EPCR, definisce come inaccettabile l’idea avanzata da World Rugby, e sopratutto insostenibile per formazioni che giocano campionati molto competitivi come la Premireship, il Pro14, il Top14, oltre ad aver ancora un percorso europeo da completare.

Continua dunque a scorrere il tempo tra disegni ambigui, proposte che nascondono numerose insidie ed idee che, purtroppo, non hanno limiti di fantasia, con il risultato che il destino del rugby d’oltralpe e mondiale ancora non si sa.

Lorenzo Montemauri

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