Dalla conferenza di Bill Beaumont: il Sei Nazioni non cambierà, nonostante la Nations Cup

Nel programma del presidente, la creazione di un nuovo torneo globale non porterebbe a modifiche del torneo europeo, sia in termini di struttura che di calendario

World Rugby Chairman Bill Beaumont

World Rugby Chairman Bill Beaumont – Ph. Francois Mori-AFP

Una nuova competizione internazionale da giocarsi nelle finestre dei test match, una revisione delle normative sull’eleggibilità e il mantenimento del Sei Nazioni nella sua attuale struttura, con lo stesso collocamento all’interno del calendario.

Questi i principali temi emersi dalla conferenza stampa virtuale tenuta da Bill Beaumont, eletto il 2 maggio scorso presidente di World Rugby per un secondo mandato che durerà fino al prossimo 2024.

Dopo aver ringraziato avversari (Agustin Pichot) e comprimari (Bernard Laporte), Beaumont ha annunciato le proprie intenzioni per il suo mandato.

“Prima di ogni altra cosa sono un buon ascoltatore” ha detto il presidente della Federazione Internazionale, annunciandosi pronto a raccogliere le istanze di tutte le parti in causa per “riunire emisfero nord ed emisfero sud”.

Il superamento della spaccatura consumatasi in questa elezione, con il blocco Sei Nazioni con Beaumont e quello del Rugby Championship in sostegno a Pichot, dovrebbe avvenire con la creazione della Nations Cup, nome con il quale il confermato presidente ha fatto riferimento a una nuova competizione globale, nelle sue idee organizzata su più livelli, che occupi il posto delle attuali finestre internazionali.

Un’idea che, ha detto Beaumont, ha sempre condiviso con Agustin Pichot. La Nations Cup darebbe la possibilità di far competere le migliori squadre al mondo fra di loro con un più equilibrato bilanciamento dei profitti, e nel contempo creare un secondo livello dove le nazioni emergenti possano crescere e confrontarsi.

“Non è detto, magari, che tutte le squadre partecipanti al Sei Nazioni facciano parte del livello più alto di questa nuova competizione” ha detto Beaumont con un frase che ha fatto inequivocabilmente pensare all’Italia.

D’altra parte, gli interessi italiani nel mantenere lo status quo nel Sei Nazioni sono tutelati: il Torneo non si tocca. Alle domande in proposito, il presidente di World Rugby ha chiaramente risposto che, quali che possano essere le sue intenzioni, si tratta di una competizione privata che ha un suo board che stabilisce le proprie regole. Nè ci sono dubbi che all’interno del calendario continuerà ad occupare la stessa posizione. World Rugby si adopererà invece per allineare i calendari del resto del globo.

La questione dell’eleggibilità sarà complessa: una modifica della Regulation 8 implicherà il voto dei 2/3 del Consiglio della Federazione Internazionale. L’intenzione sarebbe quella di riuscire a garantire un bacino maggiore di giocatori alle squadre di Tier 2 (“voglio sbarazzarmi al più presto di questa etichettatura dei tier” ha detto Beaumont), soprattutto alle isolane. Per questo un punto di partenza potrebbe essere la possibilità di vestire due casacche internazionali diverse nel Sevens e nel rugby a 15.

Intanto, alcune certezze: per affrontare l’attuale, caotica situazione internazionale, World Rugby ha già stanziato 75 milioni di sterline per aiutare le federazioni in difficoltà. E’ in corso un continuo monitoraggio della situazione, e decisioni in merito saranno prese a seconda dell’evolversi del contesto.

Il prossimo 27 gennaio, infine, World Rugby affiderà a una apposita commissione una approfondita revisione dei propri metodi di governance. Inoltre, in risposta alla domanda di un collega, Beaumont ha poi sottolineato come, nel corso di queste ultime votazioni, si siano aggiunte al panel delle votanti diverse nazioni tra cui Georgia, Romania, Uruguay, Stati Uniti Fiji e Samoa.

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