Alfredo Gavazzi: “L’obiettivo è non lasciare indietro nessuno”

Le nostre domande al presidente FIR sull’attuale emergenza, sul mondiale Under20, lo staff azzurro e molto altro

Alfredo Gavazzi presidente FIR

Alfredo Gavazzi Presidente FIR -ph. Sebastiano Pessina

In questo periodo di difficoltà e grandi incertezze, non solo per il mondo dello sport, ci è sembrato giusto provare a rivolgere qualche domanda, naturalmente a distanza, al Presidente federale Alfredo Gavazzi per cercare di fare, per quanto possibile, il punto della situazione e capire in quale direzione stia lavorando la Federazione su diversi aspetti a breve e medio termine che riguardano il movimento ovale italiano, anche in funzione di quello che potrà essere lo scenario internazionale.

Tanti argomenti, tante domande, alcune da cui era forse difficile aspettarsi delle risposte immediate, ma anche diverse anticipazioni importanti che, se anche non vengono esplicitamente confermate dal Presidente Gavazzi per ragioni di correttezza, visto il momento, e tempi di ufficializzazione (vanno comunque approvate in consiglio o sancite da chi ne è coinvolto) fanno trasparire in quale direzione si andrà. Ci riferiamo, giusto per fare qualche esempio al Mondiale U20 o allo staff della Nazionale. Per il primo è infatti chiaro che, pur nell’incertezza di quando e come si potrà tornare sui campi da gioco, si è già a buon punto affinché l’edizione che doveva essere disputata quest’anno in Italia venga recuperata. Stesso discorso vale per la panchina azzurra (per cui noi di OnRugby avevamo già raccolto alcune indiscrezioni): finché la decisione, che deve essere approvata in consiglio, non sarà ratificata è chiaro che non possiamo aspettarci una conferma in tal senso ma appare comunque chiaro dalle parole di Alfredo Gavazzi che, come è nella logica delle cose, Franco Smith verrà riconfermato come head coach e che è ormai certo il ritorno di Alessandro Troncon nello staff azzurro.

Ma le energie del Presidente e della FIR sono al momento dedicate alla gestione di questa situazione straordinaria e proprio da qui parte la nostra intervista.

Presidente, la prima domanda, è purtroppo inevitabilmente legata ai fatti di attualità. Sappiamo quanto sia difficile fare ipotesi, a maggior ragione in un momento in cui l’emergenza non è ancora finita e anche nella vita quotidiana ci troviamo a vivere nell’incertezza senza poter fare programmi che superino le poche settimane. Avrete comunque già fatto una prima riflessione su quanto potrebbe impattare a breve e a medio termine l’attuale situazione sul nostro movimento? Parliamo dal punto dell’attività dei club, del numero dei tesserati, di come e quando si possa riprendere l’attività di base.

“Il nostro compito era dare certezze al sistema, indicare una strada. Lo abbiamo fatto da subito. Non ci mettiamo medaglie per essere stati i primi a fermare l’attività, ci sarà tempo per giudicare se sia stata una scelta giusta o meno. Ma è stata una scelta ed era quello che serviva”.

Oltre al contributo economico di due milioni stanziato nei giorni scorsi, pensa si riusciranno a trovare altri fondi magari provenienti dal CONI o dal Ministero dello Sport?

“Il Fondo di Salvaguardia (da 2 milioni di euro ndr) votato all’unanimità dal Consiglio ha messo in sicurezza il movimento, ne sono orgoglioso. Coi colleghi Consiglieri e la struttura abbiamo lavorato velocemente e con efficacia, la base ha apprezzato. Ci hanno contattato Presidenti di alcuni piccoli Club che hanno ricevuto poche centinaia di euro. Pensavo volessero contestare i principii adottati per assegnare le risorse, invece hanno ringraziato. Non sarà facile, ma l’obiettivo è non lasciare indietro nessuno. Il Fondo potrà essere incrementato, se troveremo aree del bilancio da cui liberare risorse. Se Governo o Sport e Salute garantiranno ulteriori risorse capiremo come utilizzarle al meglio. Aggiungo una cosa, mi permetta: un altro nostro impegno primario è tutelare anche dipendenti e collaboratori della Federazione. Sono fondamentali per il nostro movimento”.

Oltre al mini-sito, pubblicato qualche settimana fa, ai “FIR Talks” iniziati domenica con l’intervento tecnico di Franco Smith, avete in programma di organizzarne anche qualcuno rivolto ai club per spiegare le modalità di ripresa delle attività, di (ri)avvicinamento di ragazzi e famiglie alle società e per fare formazione su marketing e comunicazione?

“L’Area Comunicazione, insieme alle altre aree di FIR, ha sviluppato un piano alternativo a quello originariamente previsto per il 2020. La priorità è stata da subito garantire un corretto flusso informativo verso i Club da un lato, motivarli dall’altro, senza far venire meno l’intrattenimento. Credo si sia partiti con il piede giusto anche in questo caso. Ora che si inizia a parlare di ripartenza, è capitale continuare ad alimentare in primis un corretto flusso informativo, far capire cosa si può fare, cosa no. La strategia è corretta, i contenuti mi dicono stiano avendo buoni riscontri. Non ho un grande rapporto con la tecnologia, ma leggo le relazioni e vedo numeri interessanti: siamo fermi da due mesi ma i nostri canali hanno numeri analoghi al prima dello stop e il sentimento generale è positivo. Comunicare è dare messaggi giusti al momento giusto; via via che la situazione evolve, evolverà il nostro modo di comunicare ai vari portatori di interesse”.

In uno degli ultimi comunicati federali c’è un passaggio che mi ha molto colpito:

“Il Consiglio esprime la volontà di effettuare un percorso di revisione strategica complessiva dell’azione federale, che si ispirerà ai seguenti principi:

1.Sostenere la promozione e il valore sociale del rugby
2. Supportare la formazione dei Club e le capacità di azione del rugby nelle comunità
3. Riqualificare il valore dello sport amatoriale domestico, rinforzando al contempo con decisione le capacità competitive dell’alto livello italiano.”

Insomma si parla di una riorganizzazione importante del nostro rugby. Ci può spiegare meglio questo concetto?

“In ogni crisi, in ogni momento storico vi sono grandi opportunità di cambiamento. Possiamo rivedere il modello complessivo del rugby nel nostro Paese, anche per rispondere a esigenze etiche e sociali che, nel post-pandemia, saranno sicuramente diverse da quelle che abbiamo conosciuto. Se vuole, definiamolo un cambio di paradigma”.

In che fase siete di questo processo e con quali tempistiche potremo vedere applicate queste novità?

“Pensare un nuovo modello può essere concettualmente facile, applicarlo tutt’altro che semplice. Cambiare la cultura delle persone richiede tempo. Il Consiglio traccia una linea, da una direzione e crea gli strumenti per applicarla”.

Sarà coinvolto anche il TOP12 che sembra essere sempre più in crisi anche  per la scarsa affluenza di pubblico allo stadio?

“Il TOP12 è il nostro massimo campionato, assegna il titolo di Campione d’Italia, è l’ultimo passo del percorso di formazione di FIR. Penso debba continuare ad avere questo ruolo, l’ho sempre sostenuto”.

A proposito di alto livello, sarà coinvolto anche il modo in cui sono disciplinati i permit players con una tanto attesa regolamentazione federale?

“Nelle ultime stagioni il sistema è sensibilmente progredito, di pari passo con la sinergia con e tra le due Franchigie. In questa fase siamo concentrati su altre urgenze, in particolare sul rugby di base e sull’evoluzione che la pandemia avrà su di esso e sulle possibili modificazioni che potranno toccare concretamente il rugby giocato”.

Dal punto di vista economico questa emergenza ha impattato (ci riferiamo, solo per fare gli esempi più eclatanti, alle due partite del Sei Nazioni non disputate) e potrebbe farlo anche in futuro (i test match di novembre a forte rischio, almeno con squadre dell’emisfero sud) sul budget federale. Immagino abbiate già ipotizzato almeno un paio di scenari: uno in caso si possano effettuare i “recuperi” del Sei Nazioni e/o i test di novembre, l’altro nel malaugurato caso in cui si vada direttamente al 2021. Intanto, a quanto potrebbe ammontare l’ammanco per la FIR?

“La fluidità della situazione ci impone di valutare vari scenari possibili. Non voglio dare cifre. Di natura sono positivo, forse è legato anche alla mia storia imprenditoriale. Di certo una mancata disputa delle rimanenti gare del Sei Nazioni, così come del PRO14 e più marginalmente di EPCR avrebbe un impatto significativo sul preventivo 2020. In particolare, le gare con Irlanda e Inghilterra hanno un peso specifico rilevante, in particolare sul fronte dei diritti televisivi” (ndr, secondo calcoli di OnRugby le perdite di FIR sono stimabili sul bilancio 2020 tra i 4 e i 20 milioni di euro, nella più catastrofica e, ad oggi, improbabile delle ipotesi. La cessione di quote PRO14 e CVC rappresenterebbe in questo caso un paracadute fondamentale).

Ammanco che verrebbe già in parte colmato quest’anno dalla distribuzione del contributo di CVC per l’acquisto delle quote del PRO14 visto che l’accordo, almeno per il torneo celtico, sembra concluso?

“Non posso fornire indicazioni su queste trattative, spetta ai Board competenti farlo. Di certo, la finalizzazione di tali accordi sarebbe un contributo importante. Ma non possiamo fare piani basandoci sulle trattative”.

Differentemente da quello legato al Sei Nazioni la cui trattativa, almeno secondo i sempre ben informati media inglesi, è attualmente in fase di stallo, proprio a causa dell’incertezza della situazione attuale. Cosa può dirci? E qual è la sua sensazione su come potrà andare avanti la trattativa?

“Mi rincresce non poterle rispondere, ma è corretto sia Six Nations comunicare in tal senso”.

Dal momento che le problematiche economiche e organizzative (a livello di calendari) riguardano a cascata World Rugby, le Federazioni, Epcr e leghe immagino si stia già lavorando per trovare una strategia comune per riorganizzare i vari calendari, limitando al massimo i danni per tutti. Ci può anticipare quali siano le ipotesi che si stanno facendo strada?

“Bill Beaumont ha detto da un minuto dopo la propria rielezione ai vertici di World Rugby che il suo impegno primario è guidare il rugby verso la ripartenza post-Covid19. La federazione internazionale avrà un ruolo importante nella definizione di un nuovo calendario globale che tenga in considerazione gli interessi dell’intero sistema rugbistico”.

Se sul fronte Italia è chiaro che la priorità sia di completare/disputare gli appuntamenti della Nazionale, da cui dipende l’intero movimento, quali interessi pensa prevarranno soprattutto per le scelte e il peso di paesi come Francia e Inghilterra dove leghe e club hanno un peso importante (indotto dei campionati, rilascio dei giocatori, etc.)?

“Inghilterra e Francia hanno bilanci superiori ai nostri, ma alimentano movimento ben più grandi di quello italiano: in proporzione, le difficoltà sono similari e anche al di là delle Alpi e della Manica dalla salute di RFU e FFR dipende quella del movimento. Prevarrà il buon senso, per il bene dei vari movimenti”.

A proposito di calendari: il Mondiale U20, che era in programma in Italia dal 28 giugno al 18 luglio prossimi, verrà posticipato al prossimo anno (facendo slittare quello che sembrerebbe previsto negli USA)?

“Ne ho parlato con World Rugby e tornerò a farlo. Di certo torneremo ad ospitare il Mondiale U20 nel nostro Paese, è una manifestazione formidabile e abbiamo organizzato due magnifiche edizioni nel 2011 e nel 2015. Oggi, non posso dirle se avverrà nel 2021 o successivamente. Aggiungo che mi spiace infinitamente per i ragazzi dell’Under 20 di questa stagione che, al di là dell’aspetto sportivo, hanno perso l’opportunità di costruirsi fantastici ricordi”

Le elezioni di World Rugby che si sono tenute in questi giorni hanno sancito la riconferma del presidente uscente Bill Beaumont, a cui la FIR ha dato il suo sostegno, e l’elezione come vice presidente di Bernard Laporte, a cui la Federazione ha dato il proprio appoggio per la RWC2023. Se le ragioni di queste scelte sono chiarissime, quali potranno essere i vantaggi di questa scelta?

“Beaumont ha di fronte a sé una sfida tutt’altro che semplice, guidare il rugby mondiale fuori dalla tempesta in cui la pandemia ha precipitato il mondo. E’ stato un grande punto di riferimento per la mischia inglese come giocatore, sarà un’ancora importante per il rugby mondiale negli anni a venire. Agustin Pichot ha entusiasmo e una visione futuristica del Gioco, ha svolto una campagna elettorale arrembante, speriamo continui a offrire passione e contributi al rugby mondiale. Noi abbiamo ritenuto che, in questo momento, la stabilità e l’esperienza rappresentassero la strada da seguire”.

Il Presidente del CONI Malagò qualche settimana fa ha affermato che “È inevitabile che i presidenti federali rimangano in carica fino ai Giochi di Tokyo 2021” ma sappiamo che la decisione definitiva sulla data per le elezioni spetta al Ministero dello Sport. Ha avuto qualche comunicazione o conferma in merito (o pensa che possa arrivare a breve)?

“Guardi, io per cultura gioco secondo le regole con le quali mi viene detto di giocare. Siamo una Federazione olimpica, a quanto mi è stato detto, ad oggi le elezioni potranno essere fissate dopo le Olimpiadi”.

Ha già preso una decisione su una sua eventuale candidatura (o ha un’idea su chi potrebbe dare al meglio continuità al suo lavoro)?

“In questo momento io e il Consiglio siamo concentrati sulla gestione di questa situazione straordinaria. Agiamo per il bene del rugby. Vedo un movimento mai così unito, positivo verso l’operato del Consiglio: mi rende felice, vuol dire che nelle difficoltà gli insegnamenti del campo trovano concretezza”.

Nel frattempo c’è da pensare anche al campo e al futuro della Nazionale: si va verso una conferma di Franco Smith come head coach? 

“Franco è una persona seria, ha avuto un impatto positivo sul gruppo. Peccato non aver potuto vedere la squadra evolvere nelle ultime due giornate del Torneo. Abbiamo parlato con Smith, ci ha colpito la sua grande umanità, la sua visione di una via italiana per l’alto livello. Ora però dobbiamo pensare al movimento”.

Dopo la recente partenza di Atkinson, con Goosen in scadenza, uno de nomi che circola per lo staff è quello di Alessandro Troncon. Ci fa qualche nome e ci da qualche conferma sulla composizione del prossimo staff azzurro?

“Io faccio il Presidente, per queste cose ci sono il Direttore Tecnico per dare indicazioni e il Consiglio per deliberarle. Ringraziamo Pete per il lavoro che ha svolto. Di Troncon ho sempre detto, dal mio primo mandato, che doveva maturare ed approfondire le proprie competenze: con l’Under 20 ha fatto bene, con le Zebre anche. Ha lavorato molto su se stesso sotto molti punti di vista. E’ un profondo conoscitore del Gioco, ha esperienza, entusiasmo, capacità di lavorare coi giovani. Una risorsa preziosa”. (ndr, alcune dichiarazioni di Franco Smith che indicava Roselli e Morelli come futuri membri dello staff di Zebre hanno confermato nella sostanza il passaggio di Troncon verso l’Italia).

Nelle ultime stagioni la Nazionale U20 ha cominciato a regalarci qualche bella soddisfazione. Anche alla luce di quello che ha dimostrato un giocatore come Riccioni, che nel 2018 lei avrebbe voluto in Eccellenza un altro anno, non crede che sarebbe il caso di testare e dare più spazio sin da subito ai giovani che dimostrano di essere maturi?

 “Ho sempre detto che per vincere a livello assoluto bisogna poggiare su solide fondamenta. L’Under 20 negli ultimi anni le ha sicuramente poste con i migliori piazzamenti di sempre ai Mondiali. Ma anche l’U18 e l’U17 hanno dato soddisfazioni e confermato che il nostro progetto va nella giusta direzione”.

Sebastiano Pessina

 

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