Il suo passaggio al Rugby League fu molto discusso, ma dal suo ritorno nel XV segnò indelebilmente gli anni ’90
Si può passare dal diventare una delle persone più odiate di tutto il Galles ad essere un eroe nel giro di pochi anni? Sembra difficile, ma c’è chi è stato in grado di farlo. Così com’è riuscito ad evitarsi una vita di fatica come installatore di doppi vetri, riuscendo a studiare e a diventare dopo la carriera sportiva un uomo d’affari, oltre che collaboratore della BBC per il mondo ovale.
Tutto troppo in fretta? C’è comunque un filo logico. Installare doppi vetri era il lavoro con il quale Scott Gibbs si manteneva da giovane, affiancandosi però al rugby dove giocava prima a Bridgend e poi a Neath. Stiamo parlando degli anni che vanno dal 1990 al 1992, quando ancora il professionismo era una chimera e dunque bisognava arrangiarsi. A 21 anni però ecco la chiamata importante: un club prestigioso come Swansea voleva ingaggiare il roccioso centro nato proprio a Brigdend, e la risposta non poteva che essere affermativa. Gibbs venne lanciato letteralmente come una palla di cannone nell’orbita ovale, e le due stagioni con Swansea gli permisero di diventare titolare fisso nel Galles, oltre che di partecipare alla tournée dei Lions del 1993, quella persa per 2-1 in Nuova Zelanda, ma dove lui si mise in luce nel secondo e nel terzo test sostituendo addirittura il capitano dell’Inghilterra Will Carling. Sembrava tutto scritto per una grande carriera, ma in un mondo dilettantistico non sono pochi gli esempi di chi scelse altre strade. E quel lavoro di installatore di doppi vetri? Praticamente dimenticato, visto che il club di Swansea gli permise di iscriversi all’università, frequentando un corso di informatica e pubbliche relazioni che era valutato circa 35.000 sterline l’anno. Comunque non male per il periodo, ma evidentemente non bastava a zittire le voci nella testa dei ricchissimi club di rugby league che per almeno due stagioni avevano disperatamente provato ad ingaggiarlo. La terza volta fu però quella buona, e nell’estate del 1994 si realizzò lo strappo. Scott Gibbs accettò il cambio di codice, scegliendo la via del professionismo e firmando un contratto di due anni con Saint Helens, squadra della zona di Liverpool tra le più forti del mondo del XIII. Il passaggio diede scandalo per l’epoca, nonostante non fosse la prima volta, ma più che altro perché in un’intervista alla tv gallese lo stesso Gibbs praticamente derise il mondo dal quale proveniva dicendo che “Non possono competere con il rugby league”. Ricordate le 35.000 sterline per le spese universitarie? Il contratto con Saint Helens valeva sette volte di più, e fu chiaramente quella la molla che lo spinse a cambiare. Le reazioni non tardarono ad arrivare, e la più infuriata fu quella di Mike James, l’allora presidente di Swansea, che dichiarò lapidario: “Di tutti i giocatori che sono passati al rugby league, Scott è il primo che non voglio mai più vedere nella mia squadra”. Furono i modi e i tempi a far infuriare James, che sottolineò anche la mancanza di gratitudine verso chi aveva investito tanto per farlo arrivare a quel livello.
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E quando Scott Gibbs fosse forte lo si capì anche dal fatto che, prima di debuttare con Saint Helens, venne convocato dal Galles per il Mondiale di League, dove giocò tre partite. Nei suoi due anni passati nel mondo del XIII vinse una Challenge Cup e la Super League nel 1996, combinando per 23 mete in 48 partite. A quei tempi poi si guadagnò anche il soprannome di “Car crash”, viste le sue grandi abilità di placcaggio condite da una durezza notevole. A proposito di questo, rivediamolo mentre abbatte Christian Cullen in un Galles-Nuova Zelanda:
Nel frattempo, lo sappiamo, anche il rugby union era passato al professionismo nell’agosto del 1995, dunque le cose cambiarono anche per il suo “vecchio codice”. E cosa successe nel 1996? Che Mike James si rimangiò quanto detto appena due anni prima, e pagando qualcosa come 200.000 sterline convinse Gibbs a tornare sui suoi passi, rientrando allo Swansea. Allora non era proprio vero tutto questo odio nei suoi confronti…Il suo cammino nel mondo del XV non era ancora finito, anzi. Il 1997 fu l’anno della tournée dei Lions in Sudafrica, contro i Campioni del Mondo in carica. Dopo un solo anno dal ritorno al codice “giusto”, Gibbs venne subito selezionato da McGeechan e Telfer, e in quella storica serie (vinta per 2-1 dai Lions) fu a dir poco decisivo: tutti e tre i test giocati da titolare con la maglia numero 13, una quantità senza pari di placcaggi e di solidità data in mezzo al campo, a 26 anni. In questo video abbatte addirittura Os Du Randt:
Per lui la carriera ovviamente continuò, e forse per trovare il momento nel quale raggiunse la massima fama dobbiamo volare al 1999 quando, nell’ultima partita dell’ultimo 5 Nazioni della storia, segnò la meta che tolse all’Inghilterra il trionfo nel Torneo regalandolo alla Scozia.
Giocò poi coi dragoni fino al 2001, assommando 53 presenze, mentre con i club la sua carriera andò avanti fino al 2004, ovviamente sempre a Swansea che nel contempo si era trasformata negli Ospreys. E pensare che c’era chi non lo voleva più vedere nemmeno in cartolina…
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