Il flanker delle Zebre e della Nazionale racconta la sua lunga esperienza con la Croce Gialla di Parma
“Un’esperienza come questa lascia emozioni imparagonabili rispetto a qualsiasi altra esperienza”. Queste parole dette da un rugbysta fanno immediatamente pensare al raggiungimento di un grande traguardo, alla vittoria in questa o quella competizione, ma contestualizzandole si scopre che non è così: Maxime Mbandà le ha utilizzate per descrivere il suo periodo di 70 giorni nel quale ha prestato volontariato con la Croce Gialla di Parma, lavorando in maniera estremamente dura sulle ambulanze durante l’emergenza sanitaria che ha sconvolto l’Italia e il Mondo.
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Con un post estremamente carico di significato, il terza linea delle Zebre e della Nazionale ha ripercorso nella sua mente i tanti momenti che lo hanno segnato durante questo periodo, nel quale ha trasportato oltre 100 pazienti facendo turni massacranti che andavano ben oltre le 10 ore, saltando il pranzo per non togliersi la tuta protettiva e rischiare così di venire infettato. Un periodo impensabile fino a pochi mesi fa, che lo ha portato “A piangere la sera, sfogandomi per quello che avevo visto durante il servizio. Nonostante fossi distrutto era difficile prendere sonno, e mi è capitato di svegliarmi alle 3 di notte tutto bagnato scoprendo di essermi fatto la pipì addosso”. Emozioni fortissime, che a un certo punto lo hanno portato a sentirsi in colpa quando non era in Croce Gialla per fare il suo turno di volontariato, con l’esigenza di aiutare il prossimo a prevalere. Mbandà poi sottolinea come sarebbe pronto a rifare tutto dall’inizio, per quanto questi 70 giorni gli hanno dato a livello morale, consigliando poi a tutti di iniziare dei servizi di volontariato, perché “Si, è giusto pensare ai soldi e alla sopravvivenza nella vita, ma fare qualcosa senza pensare alla retribuzione ma usando solo il cuore ha un sapore che per me è paragonabile al tiramisù, il mio dolce preferito”.
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Un racconto assolutamente da condividere per sottolineare l’aspetto umano di un campione che ha letteralmente accantonato tutto quello che sa fare (giocare, e bene, a rugby) per lanciarsi in una nuova avventura in un momento estremamente complicato della vita.
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