Nigel Owens, pazza idea: “Arbitrare un match di calcio in Premier League? E’ una cosa che mi piacerebbe fare”

Il direttore di gara gallese parla di errori arbitrali, di un possibile futuro e delle regole per la mischia

nigel owens rugby

ph. Sebastiano Pessina

Un arbitro, un oratore, un comico: poliedricamente Nigel Owens. Può essere tutto il direttore di gara gallese ormai diventa una delle figure più famose di Ovalia, tanto da essere richiesto come ospite dai fan nel talk show virtuale che va in onda sulla pagina instagram “Rugby Joe” dove, con Alex Payne (uno dei protagonisti di “House of Rugby”) e James Haskell, il fischietto della finale della Rugby World Cup 2015 si è raccontato in maniera ironica, leggera, ma anche interessante.

Errori arbitrali
“Qual è stato il tuo più grande errore arbitrale?”, esordisce Payne, “Errori? Non ne ho mai fatti”, scherza Owens che poi afferma: “Non ho mai avuto paura di prendere una decisione importante in partite pesanti. Il fatto che negli stadi ci sia uno schermo dove tutti possono guardare se la tua chiamata sia giusta o sbagliata a volte alza un po’ la soglia della tensione, ma non bisogna pensarci anche perchè diventa importante pensare al resto della gara che resta da arbitrare. Anche se commetti un errore devi cercare di dimenticartelo, pensandoci rischi di rovinare il resto della perfomance. Come mi diceva un mio maestro: “Se entri in campo con il pensiero di non fare alcun errore, allora l’arbitro non è il mestiere per te”.
E’ impossibile per un direttore di gara non fare degli sbagli. La cosa che si può fare è cercare di ridurre tutto al minimo in maniera tale che un’eventuale chiamata negativi non infici sull’andamento della gara

Il calcio
Dopo la celeberrima frase “This is not soccer”, il gallese viene stimolato sul suo rapporto col calcio: “Sono cresciuto con esso, da bambino ero un tifoso del Wrexham e lo sono ancora”.
Poi la domanda inattesa che accende la conversazione: “Se conoscessi tutte le regole, arbitreresti un match di Premier League?”, Nigel non ci pensa troppo: “Si, credo che lo farei, anche se credo che forse ogni squadra concluderebbe con soli 5 giocatori per parte all’intervallo (ride, ndr). Penso – torna serio – che una “transizione” possa essere anche possibile, ma sarebbe un po’ difficoltosa: nel rugby le regole sono più complesse (articolate), mentre nel calcio sono più dirette (schiette), ma sarebbe una cosa che mi piacerebbe fare.
In passato c’è stato un piccola conversazione su questo con qualcuno, ma è più probabile che lo faccia quando avrò appeso al chiodo il fischietto da arbitro ovale. Vedremo come andrà”.

La mischia
“Quali cambiamenti apporteresti alla mischia nel rugby di oggi?”, domanda James Haskell “Non credo che ci siano tutti i problemi che di solito noi pensiamo ci siano con questa fase del gioco. Se ci sedessimo a guardare una partita da fuori, noteremmo molte meno difficoltà nella nostra percezione. Non vorrei cambiare molto della mischia, ma cercare solo di renderla più veloce.  Si potrebbe pensare a regole più severe verso quelle squadre che rallentano il set up della mischia stessa: richiamandole o penalizzandole”

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