16 anni fa, “la mano di Rob Howley” per quella leggendaria meta nella finale di Heineken Cup

Uno dei momenti più incredibili nella storia della massima competizione europea

Rob Howley – AFP PHOTO/FRANK FIFE (Photo by Franck FIFE and – / AFP)

Nel corso della lunga e gloriosa carriera, tra campo (con Galles, British and Irish Lions e Wasps, tra le altre) e panchina (da capo allenatore ha vinto il Sei Nazioni 2013 alla guida dei dragoni, con Warren Gatland impegnato sul fronte Lions), di Rob Howley – cinquantenne gallese giunto ad un passo dal divenire il CT azzurro lo scorso anno, prima che una squalifica per aver infranto il regolamento di WR per quanto concerne le scommesse lo fermasse per 18 mesi – sono stati diversi gli attimi e le partite ovali da ricordare.

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Nessuno, però, è minimamente paragonabile, in termini di impatto emozionale ed iconicità del momento, a quello in cui, negli attimi finali della finale di Heinken Cup 2004, “la mano di Howley” – quasi come quella di Maradona a Messico ’86 – entra negli annali della massima competizione continentale per club.

Il pomeriggio del 23 maggio di 16 anni fa, in un Twickenham gremito quasi in ogni ordine di posto London Wasps e Tolosa si affrontano nella finale della Coppa Europa. Una partita tiratissima, il cui tabellino, al 77′, dopo il terzo piazzato a segno nella partita di Elissalde recita 20-20. Sembra tutto, ma proprio tutto apparecchiato per i tempi supplementari, ancor più quando Howley, mediano di mischia del team britannico, raccoglie un calcio avversario a ridosso della linea dei 10 metri, in attacco, ed esegue un grubber lungo l’out di sinistra del campo.

Una soluzione sicuramente insidiosa, con l’ovale, che rotola a ridosso della linea che delimita il campo perpendicolarmente alla linea di meta, ma che non regala mai realmente la sensazione di poter cambiare l’esito della partita, anche perché il pallone sembra in assoluto controllo di Clement Poitrenaud, estremo della nazionale francese, il quale attende sonnacchiosamente che giunga in area per annullare, in apparente tranquillità.

Atteggiamento fatale, perché dal nulla, alle sue spalle, sbuca come una piovra proprio Howley, che crede sino all’ultimo istante utile nella possibilità di poter bruciare l’avversario, inventandosi una delle mete più incredibili nella storia del torneo, ancor più se considerato il contesto in cui viene realizzata, con le lancette dell’orologio di una finale, con punteggio in assoluta parità, che stanno scorrendo inesorabilmente verso l’80’.

Cinque punti, corroborati dai due della trasformazione di Van Gisbergen che valgono il 27-20 conclusivo e consentono ai Wasps, allenati da Warren Gatland – personaggio che si ritroverà più volte, negli anni a fianco di Howley -, di vincere la prima Coppa Europa della loro storia (concederanno il bis nel 2007), archiviandola, verosimilmente, nel modo migliore possibile.

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