I Presidenti delle squadre di Top 14 lanciano un grido d’allarme. Impensabile per loro non giocare con i tifosi sugli spalti
Allarme Top 14, senza mezzi termini. La prospettiva di iniziare la stagione 2020/21 senza pubblico, o con capienze estremamente ridotte degli impianti (5.000 tifosi al massimo) viene definita senza mezzi termini spaventosa. I Presidenti delle formazioni del massimo campionato francese ne hanno parlato lanciando il loro grido d’allarme, dopo che comunque a maggio Paul Goze (boss della LNR, che rappresenta Top 14 e Pro D2) ha dichiarato: “Stiamo preparando un dossier per ottenere importanti aiuti dal governo qualora i prossimi campionati non potessero iniziare a porte aperte. Per noi senza spettatori, o con tifosi contingentati, rappresenta la stessa cosa, e ci condannerebbe a una crisi che non potremmo superare”.
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Il rischio di scomparire, se non venisse trovata una soluzione, è assolutamente concreto nel mondo del rugby francese, che come sappiamo negli anni ha attratto tanti dei migliori giocatori del mondo a suon di euro, con contratti regali sostenuti sia da diritti televisivi in costante crescita, ma anche da incassi da botteghino assolutamente di prim’ordine. Non usa giri di parole Bernard Pontneau, Presidente di Pau: “Potremmo reggere due o tre partite senza incassi dallo stadio, ma già alla quarta non avremmo più i soldi per l’autobus. Le porte chiuse a lungo rappresentano sicuramente la morte del nostro club”. Ci va ancora più duro Philippe Tayeb, massimo dirigente di Bayonne, squadra che nella stagione appena troncata ha avuto una media di 14.500 spettatori: “Se facessimo due partite casalinghe a porte chiuse per noi sarebbe la bancarotta. Punto. In una partita importante il nostro incasso viaggia sui 250.000 euro, mentre per quelle “normali” siamo intorno ai 140.000, sono cifre che non potremmo mai riuscire a sostituire con altro”.
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Didier Lacroix, padrone dello Stade Tolousain, quantifica nell’80% di incassi in meno una stagione (o una parte di essa) senza spettatori o senza un supporto economico importante del governo, praticamente insostenibile. Un altro aspetto interessante della questione porte chiuse viene agitato da Yann Robert, presidente di Lione: “Pensiamo agli sponsor. Molti di loro ci sostengono ma in cambio ottengono dei posti privilegiati per venire alle nostre partite. Se si giocasse a porte chiuse non li avrebbero, dunque non potrebbero farsi conoscere o invitare i loro clienti, dunque perché dovrebbero continuare a darci dei soldi se non potessero venire allo stadio?”
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