All Blacks provenienti da famiglie samoane: una squadra mostruosa. Cullen, Umaga, Nonu, Savea, Kaino e molti altri…
In Nuova Zelanda la settimana in corso, e fino al 30 maggio, è quella dedicata alla lingua e alla cultura samoane. Un modo per sottolineare il forte legame tra i due paesi, con tantissime persone che dalle isole del Pacifico si sono spostate nella terra degli All Blacks per cercare lavori più remunerativi, come ad esempio quello di giocatore di rugby. Basta dire che la lingua samoana è la seconda più parlata, dopo l’inglese, ad Auckland, ed è la terza più comune in Nuova Zelanda. Comunità numericamente importanti che tanto hanno dato al paese d’adozione, anche nel campo della palla ovale.
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Per sottolineare il legame tra i due paesi, è stato creato un XV di giocatori che hanno vestito la maglia degli All Blacks avendo sangue samoano nelle loro vene. Non è questa una sentenza assoluta, nel senso che le scelte erano molto complicate e dunque qualcuno può rimanere scontento, ma sicuramente ci troviamo di fronte a una signora squadra, che ha si rappresentato la Nuova Zelanda ma che avrebbe potuto vestire anche la maglia blu di Samoa.
1: Neemia Tialata
2: Keven Mealamu
3: Olo Brown
4: Patrick Tuipulotu
5: Brad Mika
6: Jerome Kaino
7: Michael Jones
8: Jerry Collins
9: Ofisa Tonu’u
10: Richie Mo’unga
11: Julian Savea
12: Ma’a Nonu
13: Tana Umaga
14: Bryan Williams
15: Christian Cullen
I giocatori fanno parte di epoche diverse, ovviamente, ma sarebbe stato davvero interessante vedere questa formazione giocare tutta insieme. Chi altro poteva vantare una linea di trequarti così esplosiva? Anche la terza linea è semplicemente da sballo, con tre colonne portanti della Nuova Zelanda degli ultimi decenni.
C’è forse un nome che in pochi si sarebbero aspettati, quello di Christian Cullen. Giocatore che di samoano all’apparenza ha poco, avendo la pelle chiara, ma scavando nel suo albero genealogico si scopre come oltre alla discendenza irlandese, abbia anche dei parenti di origine tedesca e appunto samoana. Chissà che non siano stati questi ultimi a regalargli l’immenso talento che gli abbiamo visto sciorinare tante volte sul campo da rugby.
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