La Federazione aussies è pronta alla riorganizzazione, ma pensa anche al gioco. Quasi tutto pronto per il Super Rugby in salsa domestica
Tra le federazioni maggiormente colpite a livello economico da questo terribile 2020 c’è sicuramente l’Australia. Una situazione già non semplice dopo che nel 2019 i conti segnavano un rosso pesante, a quota 9.4 milioni di dollari, e che potrebbe ampiamente sfondare quota 100 qualora non si riuscisse più a disputare alcun match fino al 2021. In aprile poi l’allora CEO Raelene Castle ha rassegnato le sue dimissioni, visti i tanti problemi ancora da risolvere, ma adesso sembra che Rugby Australia voglia fare le prime mosse per cercare di rimettersi sui giusti binari.
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Il CEO ad interim Rob Clarke ha annunciato che a breve verranno comunicati i dettagli di un profonda operazione di riorganizzazione, per sopravvivere al momento e provare a rendere migliore il futuro di tutto il movimento. Sono stati oltre 100 i dipendenti rimossi per far fronte all’emergenza economica, ma a breve potrebbe esserci una svolta, a iniziare dal campo. Sembra infatti che, al pari di quanto accadrà in Nuova Zelanda, anche nella terra dei canguri abbiano in programma un Super Rugby tutto interno, che vedrà coinvolte le quattro squadre attualmente nel Super Rugby (Brumbies, Rebels, Reds e Warathas) alle quali si aggiungeranno i Western Force. Cinque teams per un calendario che dovrebbe avere il suo via il 3 luglio, e verosimilmente ricalcare quanto proposto dal SR Aotearoa. Ci saranno anche da fare i conti con i soldi dei diritti tv, con un accordo coi broadcaster ancora tutto da trovare per le prossime stagioni.
In ultima battuta viene indicato come ci sarebbero colloqui in corso per organizzare dei test contro gli All Blacks nel prossimo autunno inverno. Dei match che sarebbero ossigeno puro per le casse delle due federazioni, e che potrebbero permettere di assegnare la Bledisloe Cup, tradizione nata nel lontano 1932 (ma che, attenzione, non ha avuto cadenza annuale fino al 1982).
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