Un video per celebrare le gesta di un giocatore versatile, talentuoso, pieno di classe, che lascia il rugby dopo 15 anni di carriera
Chissà se c’era dell’intenzione, nei genitori, nel chiamare il figlio come Capitan Uncino. D’altronde qualcosa del pirata, James Hook ce l’ha sempre avuta, a partire da quel volto scolpito nella pietra, aguzzo sugli zigomi e sul mento.
81 volte dragone gallese, Ospreys, Perpignan e Gloucester le sue squadre di club: non lo rivedremo in campo nella stagione 2020/2021, quale che sia la data d’inizio.
#ThanksHooky ???#Legend#OurBloodIsBlack https://t.co/D5J4AwSTSV pic.twitter.com/ToDsb3a7lH
— Ospreys (at ?) (@ospreys) June 3, 2020
Talentuoso, dotato di una grazia non convenzionale, tanto da poterla confondere con una certa mancanza di coordinazione. Emerge giovanissimo nel Neath, squadra di Permiership gallese, prima di sbarcare agli Ospreys, dove rimarrà cinque anni. L’esordio nella lega celtica lo conduce ben presto alla maglia della nazionale gallese, dove debutta a 22 anni, nel 2006.
Hook è uno di quei giocatori che, nonostante abbia raggiunto il palcoscenico più ambito del rugby internazionale e vi abbia anche recitato alcune delle sue migliori performance, rimanendo per questo nei cuori e nei ricordi dei tifosi non solo gallesi, dà la sensazione di non aver tratto dal suo infinito talento quanto avrebbe potuto, un po’ perché in possesso di abilità in grado di schierarlo dovunque, sulla linea dei trequarti, ma senza avere una posizione d’elezione.
Non che, da giocatore, non pensasse di averla: nel 2007, dopo quattro partite di Sei Nazioni giocate da primo centro, finalmente ottiene la desiderata maglia numero 10 per l’incontro conclusivo contro l’Inghilterra. Risultato: man of the match, Galles vittorioso 27-18 con 22 punti firmati da lui, che per non farsi mancare niente sigla anche il cosidetto full house, segnando in tutti i modi possibili (un drop, 4 calci di punizione, una meta, una trasformazione).
In nazionale vestirà comunque la maglia numero 10, 12, 13 e 15, a testimonianza della sua versatilità, del suo multiforme talento, talmente sfaccettato da consentirgli di considerare seriamente, concludendo la carriera, di dedicarsi alla scrittura per bambini, genere in cui ha già debuttato a gennaio, con l’uscita del suo primo libro. Titolo: Kick-off, calcio d’inizio.
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