L’ex nazionale inglese, tornato al rugby league, ha raccontato la sua esplosiva versione dei fatti sulla Rugby World Cup 2015
House of Rugby è un appassionante programma di approfondimento ovale, prodotto dal portale di sport e intrattenimento JOE e condotto da Alex Payne e James Haskell. Ogni settimana i due vengono raggiunti da un ospite illustre del mondo ovale, spesso e volentieri inglese, e altrettanto frequentemente disposto a raccontare qualche succoso retroscena.
Non succede spesso tuttavia che quello che l’ospite racconta sia esplosivo come quello che, nel corso dell’ultima puntata, ha raccontato Sam Burgess, stella del rugby league che tentò il salto di codice per partecipare alla Rugby World Cup 2015 con l’Inghilterra, quella del grande fallimento del rugby di Sua Maestà.
“Penso che Mike Ford volesse essere l’allenatore dell’Inghilterra e che George [Ford] giocasse apertura – ha raccontato Burgess in trasmissione – con Owen [Farrell] numero dieci e io a dodici, c’erano un sacco di cose che accadevano dietro le quinte che le persone non sono riuscite esattamente a capire ma che hanno influenzato tante opinioni all’esterno.”
Mike Ford era nel 2015 l’allenatore del Bath, la squadra dove giocava suo figlio George: alla fine della stagione avevano vinto l’uno il premio di allenatore dell’anno, e l’altro quello di miglior giocatore, portando il Bath fino alla finale di Premiership persa contro i Saracens.
Il Bath era anche il clube dove giocava Sam Burgess, che era stato preso dal rugby league con grandi aspettative, ma non aveva un ruolo ben ancora ben definito all’interno della versione a quindici. Durante la stagione aveva giocato in entrambi i ruoli sui centri, ma anche come terza linea. Su di lui si erano addensate grandi aspettative, che come di consueto portano con sé anche grandi critiche.
“Quando sono stato scelto a primo centro dall’Inghilterra le cose hanno incominciato a farsi più torbide e ci sono stati giochetti politici con me al centro di tutto, non ci vuole un genio per capire com’è andata. Abbiamo giocato la prima partita contro le Fiji e Brad Barritt e JJ [Jonathan Joseph] erano il 12 e il 13. JJ si è infortunato e per la partita contro il Galles lo staff ha scelto Owen [Farrell] a dieci, me a dodici, Brad [Barritt] a 13, mettendo George in panchina, mentre nel primo incontro era titolare all’apertura.”
E qui le cose si fanno interessanti, sostiene Burgess, perché il suo rapporto con George Ford, che era suo compagno di squadra a Bath, viene meno nel giro di poche ore: “George se la prende con me durante la settimana perché pensa che io abbia orchestrato tutto. Ma come potevo averlo fatto? A quel punto Mike [Ford] ha parlato con la stampa e tutto si è fatto un po’ più oscuro. Abbiamo perso la partita contro il Galles in maniera pazzesca, non so ancora come abbiamo fatto a perdere…”
“In ogni caso, sentivo che c’erano persone dietro le quinte che giocavano a un gioco diverso. Come Mike Ford che voleva essere l’allenatore dell’Inghilterra, e il suo lavoro era quello di provare a sabotare Lancaster criticando le sue decisioni e i suoi metodi. Essendo George suo figlio, tutta il dibattito si infiltrò nello spogliatoio. Dopo il Galles, la mia relazione con George è cambiata completamente. Non mi parlava, mi teneva il broncio, con l’ombra di Mike che si stagliava sullo sfondo.”
“Abbiamo perso, siamo usciti dalla World Cup e quando sono tornato a Bath sentivo di non poter più rimanere nella stessa stanza di Mike. Avevo perso ogni rispetto, non potevo più giocare per lui.”
Burgess avrebbe lasciato Bath poco dopo, ritornando in fretta e furia a Sydney, dove la squadra dei Rabbitohs lo aspettava a braccia aperte per riaccoglierlo nella NRL, il campionato australiano di rugby league. Ford padre lo accusò a mezzo stampa di essersene andato perché non aveva mai davvero tenuto a quello che era venuto a fare in Inghilterra, ma qualcosa doveva essere trapelato anche nello spogliatoio del Recreation Ground: sei mesi dopo l’inizio della stagione successiva, con il Bath deludentemente nono in classifica, Mike Ford venne esonerato.
La sua carriera di allenatore non è più stata la stessa, da quel momento. Passato a Tolone, non ha lasciato il segno, lasciando la squadra dopo appena qualche mese. Da lì, è emigrato negli Stati Uniti per far parte di un ambizioso progetto in Texas, dove avrebbe dovuto essere l’head coach di una nuova franchigia di Major League Rugby, i Dallas Griffins, che però ad oggi non hanno ancora visto la luce. Ha allenato per un anno la Germania, cercando di prepararla per il torneo di ripescaggio della Rugby World Cup 2019. La scorsa stagione, infine, è tornato per un breve periodo in Inghilterra, come assistente dei Leicester Tigers.
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