Grandi gesti ovali: quella volta che gli All Blacks vennero battuti dal Portogallo

Una partita dopo la partita, che ci riporta alla Rugby World Cup 2007 e a quei piccoli momenti importanti che fanno il bello della palla ovale

AFP PHOTO / FRED DUFOUR (Photo by FRED DUFOUR / AFP)

I requisiti fisici, la logistica, gli stipendi sempre più elevati. L’iperprofessionalizzazione del rugby ci porta spesso a parlarne lasciando da parte il lato più umano e sportivo, nel senso di ricco di sportività. Senza scadere nella retorica stantia dei valori e dello spirito del gioco, allora, prendiamoci un attimo per raccontarci i momenti più densi di significato assoluto: benvenuti a Grandi Gesti. Se avete degli episodi da segnalarci, siano essi avvenuti in campo o fuori, scriveteceli nei commenti in calce alla notizia ne parleremo nelle prossime puntate di questa nuova rubrica.

A Lione è il 15 settembre del 2007, la sesta edizione della Rugby World Cup è iniziata da poco più di una settimana e in Francia – luogo dove la manifestazione si sta svolgendo – è il momento di un match che mette di fronte “Davide contro Golia”.

Nel vecchio Stade de Gerland si ritrovano da una parte gli All Blacks, squadra favorita come sempre per la vittoria finale, e dall’altra il Portogallo, formazione “simpatia” del torneo, visto che è costituita per la stragrande maggioranza da giocatori non professionisti, e adottata un po’ da tutti i tifosi ovali, in un girone (quello B) che comprende fra l’altro anche l’Italia di Pierre Berbizier.

Il match inizia alle ore 13 e pochi minuti dopo il destino dei lusitani è segnato: la marea nera travolge tutto o quasi. Arrivano la bellezza di 16 mete, intervallate soltanto dai piazzati di Pinto, dal drop di Malheiro e dalla realizzazione pesante di Cordeiro, che però fa esplodere di gioia il pubblico accorso nell’impianto. All’ottantesimo si chiude col punteggio di 108-13.

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Ma non è finita qui: in terra transalpina solo le 15.30 circa, tutti i fans hanno lasciato lo stadio. Sul manto erboso restano invece ad allenarsi, come di consueto, i giocatori che sono entrati dalla panchina per disputare qualche minuto e gli altri membri del gruppo che non hanno partecipato alla partita.

Da una parte ci sono Richie McCaw e i suoi compagni, dall’altra Goncalo Uva e il resto degli “Os Lobos” (I Lupi, il soprannome dei portoghesi nel rugby).

Le compagini si guardano ironicamente in cagnesco, vengono quasi a contatto, finché i rossoverdi non avanzano una proposta: sfidiamoci a calcio.

Si passa dalla palla ovale a quella rotonda, gli All Blacks non si tirano indietro. E’ una partita improvvisata, inattesa, incredibile: gli equilibri si sono rovesciati. Questa volta è il Portogallo a fare la parte del leone: la sfida finisce 3-1 per loro.

E’ un momento di convivialità, i giocatori di tutte e due le squadre vivono questo clima di condivisione nella maniera migliore. Il terzo tempo è un’autentica festa che si conclude con le birre offerte dai neozelandesi negli spogliatoi e le parole dello stesso Goncalo Uva: “Gli All Blacks sono fantastici – ammette alla stampa – abbiamo trascorso una giornata indimenticabile”.

Le altre puntate di “Grandi gesti ovali” : Una pacca sulla spalla, mille significati.

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