Abbiamo parlato con Giacomo Mazzon, responsabile ‘performance’ all’interno dello staff fisioterapico dei Leoni
All’orizzonte del Benetton Rugby, sebbene ancora piuttosto lontane, si stagliano le due sfide agostane di Pro14, che rappresenteranno un assaggio della prossima stagione. Come arriveranno i Leoni, sotto il piano a fisico, a questo doppio appuntamento estivo? Ne abbiamo parlato con Giacomo Mazzon, responsabile ‘performance’ all’interno dello staff fisioterapico del team veneto, tra infortunati di lungo corso (solo un paio gli ‘indisponibili’ attuali), preparazione ed obiettivi specifici per i prossimi mesi.
Dottor Mazzon, come sta il lungodegente Derrick Appiah?
“Dopo essere stato operato a fine ottobre, per la rottura del tendine d’Achille, il recupero di Derrick Appiah sta andando bene. Dopo una recente risonanza di controllo, per il pilone sinistro è arrivato il via libero per il ritorno all’attività totale. Causa stop forzato, inevitabilmente, visto il tipo di lavoro che doveva svolgere, per lui c’è stato un leggero e fisiologico ritardo sulla tabella di marcia iniziale. Tutto sommato, però, poco male. Non essendoci partite a breve, si sta gestendo il suo ritorno alla perfetta forma in maniera più graduale, procedendo attentamente alla progressione dei carichi. L’obiettivo, ad ogni modo, è quello di averlo eleggibile per le due sfide di agosto contro le Zebre”.
Padovani invece?
“Edoardo è stato sottoposto ad un intervento chirurgico all’anca, ad inizio marzo. Il recupero è stato seguito, almeno inizialmente, solo a distanza, ma è stato gestito bene. C’è stata, inoltre, nel suo caso, un’ottima staffetta tra lo staff delle Zebre e il nostro comparto sanitario RTP. Negli ultimi giorni, una visita di controllo ha certificato come stia procedendo tutto per il verso giusto. Per lui è previsto un ritorno agli allenamenti a pieno regime tra la metà e la fine di luglio, con il target concreto di rivederlo in campo per le sfide di agosto”.
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Ha parlato di comparto RTP. Di cosa si tratta?
E’ un Comparto dello staff sanitario dedicato esclusivamente agli infortunati a medio/lungo termine. RTP è l’acronimo di ‘Return to performance’. Tutti gli atleti che passano sotto chirurgia, ma anche coloro i quali sono costretti ad uno stop superiore alle tre settimane (ad esempio per una lesione muscolare), vengono seguiti da questo team specifico che ha come figure di riferimento Nicolò Valerio, a livello fisioterapico, e Giorgio Da Lozzo, per quanto concerne i preparatori fisici. L’atleta infortunato viene seguito dall’RTP dal momento del problema sino a che non è pienamente recuperato, tornando ad essere eleggibile per una partita. A quel punto, il suo comparto di riferimento diviene quello dei ‘Performance’, con altri responsabili sanitari, che monitorano quotidianamente lo stato di salute dei ragazzi considerati ‘fit to play’.
Come è stata la gestione del vostro lavoro in questi mesi inediti?
Non si era mai presentata una situazione simile. Forse non la si era mai neppure preventivata. Il nostro lavoro di gestione fisioterapica, fortunatamente, ha dovuto fare i conti con pochissimi giocatori infortunati. Abbiamo monitorato settimanalmente tutti i giocatori, i quali hanno dovuto fare i conti, in alcuni casi, con situazioni logistiche complesse per potersi regolarmente allenare, ma negli ultimi giorni pre lockdown erano riusciti a portarsi a casa pesistica e macchine per fare cardio, quindi, nonostante tutto, si sono limitati i danni.
Come è stato il ritorno in campo?
Nessun ragazzo ha presentato problemi clinici. Sicuramente la forma con cui gli atleti si sono presentati era più bassa rispetto a febbraio. Un fatto che, tuttavia, davamo per scontato. Nelle prime settimane, così, abbiamo portato avanti un’attività con carichi molto progressivi, dividendo il team in gruppetti omogenei, in base a quello che i giocatori erano riusciti a fare nel periodo di chiusura totale.
Quali sono gli obiettivi delle prossime settimane?
Ora avremo un blocco di lavoro di 4 settimane piene. Per noi fisioterapisti, vista l’assenza di gare a breve termine, sarà una grande occasione per concentrarci sulla ‘prevenzione’. Ci dedicheremo alle ‘debolezze’ dei vari giocatori, individualizzando al massimo, come detto, il lavoro preventivo. Si tratta di un qualcosa che i ragazzi svolgono quotidianamente, in ogni periodo dell’anno, ma ci sarà più spazio temporale per farlo in maniera accurata e puntigliosa.
Gradualmente, poi, vogliamo incrementare il focus sul lavoro duro. Costretti per le limitazioni a fare meno rugby, porremo per ogni atleta degli obiettivi di crescita fisica specifici, anche in base ad eventuali lacune/manchevolezze del singolo. Ci saranno gruppi che dovranno accrescere la velocità, altri la forza, altri ancora la resistenza.
Come interpreterete le partite agostane?
Vogliamo giocarle al massimo. Anche se non hanno rilevanza alcuna in termini di classifica, la stagione va chiusa nel modo migliore possibile, quindi ogni gara andrà interpretata come fosse una finale. I due derby, peraltro, ci permetteranno di riprendere confidenza con il rugby giocato, dopo mesi di inattività, e rappresenteranno una spinta – anche emotiva – importantissima per la stagione ’20/’21, che prenderà il via subito dopo (si ipotizza nella prima settimana di settembre, ndr).
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