Intervista all’avanti romano: uno dei 6 permit player in forza ai Leoni
Matteo Drudi è arrivato al Benetton Rugby per apprendere, ma anche per mettere a disposizione della franchigia veneta le sue potenzialità, in qualità di permit player. E’ un pilone (sinistro) conscio del suo percorso e pronto a spiccare il volo: non vuole sciupare l’opportunità che si è conquistato, anche perchè nelle sue braccia scorre sangue che un giorno vorrebbe fosse azzurro.
Dal Frascati alla Ghirada passando anche e soprattutto per l’Accademia e la nazionale Under 20: lì davanti, in prima linea. Lo abbiamo intervistato, ecco cosa ne è venuto fuori.
“Matteo Drudi, il sogno azzurro passa dal Benetton Rugby”, buona lettura.
Matteo, innanzitutto, come stanno procedendo le cose dopo l’approdo nell’universo del Benetton Rugby?
“Mi sto trovando bene e anche l’integrazione col resto del gruppo procede al meglio. Gli allenamenti sono duri, ma penso sia normale visto il livello a cui andiamo ad affacciarci e quindi è giusto che ci sia un’adeguata preparazione”.
Il Frascati, l’Accademia Nazionale e la nazionale Under 20: vuoi fare una valutazione della prima parte della tua carriera?
“E’ stata sicuramente molto importante, anche perché mi ha permesso di acquisire tutte quelle conoscenze e quella preparazione che mi ha portato a raggiungere un buon livello e di conseguenza l’arrivo a Treviso. E’ stato l’inizio di un percorso che da qui deve farne nascere un altro: con nuovi traguardi, che saranno altrettanto impegnativi”.
Domanda tecnica sul tuo ruolo: tu sei un pilone, ruolo in continua evoluzione e che fa parte del pacchetto di mischia, quali sono i tuoi punti di forza e quelli su cui devi lavorare?
“Se prendiamo la mischia come fase di gioco, vediamo quanto negli anni siano stati mutati il suo timing e i suoi meccanismi d’ingaggio: questo vuol dire che un pilone non dovrà mai smettere di “aggiornare” i suoi atteggiamenti rispetto a ciò che avverrà intorno a questa fase del match.
Personalmente – rispetto a questa area del gioco – mi sento abbastanza confidente e spero di poter dare una mano alla squadra qualora dovessi essere chiamato a figurare nel Pro14, anche se so che l’intensità richiesta in questo torneo è sicuramente superiore rispetto a quella che ci mettevamo con l’Accademia o nelle partite con la nazionale Under 20. Oltre a questo so che dovrò migliorare sulle tempistiche relative alla legatura e sulla resistenza alla pressione delle prime linee avversarie”.
Tu sei un classe 2000, hai quindi avuto la fortuna di crescere (a 10-11 anni) vedendo quella che da tutti è stata ribattezzata “La Grande Mischia Italiana”: c’è qualcuno di quegli azzurri a cui ti ispiri?
“Ho cominciato a giocare a rugby dopo aver visto una pubblicità di Castrogiovanni, un giocatore da cui vorrei prendere esempio. Anche se non giochiamo proprio nello stesso ruolo (“Castro” era un pilone destro, mentre Drudi è sinistro, ndr) mi è piaciuto osservarlo nelle partite del Sei Nazioni che ho avuto la possibilità di vedere all’Olimpico”.
Torniamo sul Benetton Rugby. Kieran Crowley, Marco Bortolami, Fabio Ongaro, tre personalità non indifferenti nello staff…
“Tutti i tecnici sono molto competenti e disponibili. Mi stanno aiutando sia dentro sia fuori dal campo. Sono persone assai aperte al confronto, che cercano di spronarci e indicarci la via facendoci vedere le cose con un’ottica ampia e giusta. Vanno ascoltate cercando di fare tesoro dei loro consigli”.
Abbiamo menzionato Castrogiovanni e nominato Ongaro e Bortolami, nomi che richiamano inevitabilmente l’azzurro: fra quanto ti vedi con indosso la maglia della nazionale?
“Far parte dei permit players del Benetton Rugby vuol dire avere già la chance di vestire questa maglia e misurarsi nel Pro14, l’anticamera del livello internazionale. So che gli standard sono alti, ma sono fiducioso in me stesso: quando sarò chiamato in causa dovrò dimostrare di essere pronto. Questo è un trampolino verso l’azzurro, obiettivo che vorrei coronare in due anni, magari sognando di far parte della squadra che nel 2023 andrà alla World Cup”.
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