Il capitano degli Springboks si è aggiunto al dibattito che sta tenendo banco a livello globale, portando la sua preziosa esperienza
Siya Kolisi, flanker nonché capitano del Sudafrica campione del mondo, recentemente è stato indicato da Rugby World Magazine, prestigiosa rivista ovale, come personalità più influente nel mondo del rugby, per il suo importante contributo dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Il terza linea degli Stormers, nella giornata di ieri, attraverso il suo profilo IG, confermando il proprio impegno nel sociale, si è unito al dibattito che sta avendo grande risalto a livello globale, Blacks Lives Matter, portando in dote agli ascoltatori la sua esperienza di giocatore di colore, all’interno di una squadra popolata principalmente da ragazzi bianchi. Uno spaccato di vita, tutto sommato, non così lontano da quanto descritto negli scorsi giorni dall’ex collega di Nazionale Ralepelle.
“Il tempo per la paura e il silenzio è finito. La prossima generazione non può soffrire come abbiamo sofferto noi. Siamo tutti importanti. Black Lives Matters. E’ arrivato il momento di cambiare questo atteggiamento nei confronti dei neri”, ha detto chiaramente il fuoriclasse della Rainbow Nation.
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“Quando sono entrato per la prima volta nel gruppo degli Springboks, tutti parlavano esclusivamente in afrikaans (la lingua dei ‘bianchi’), cosa che non riuscivo a fare granché. È stato molto difficile, mi sono dovuto adattare a questa cultura, mi sono dovuto adeguare per sentirmi accettato. Una volta, non mi sentivo come se stessi rappresentando il mio paese. Mi sembrava di non essere apprezzato per il mio valore e che, invece, avrei dovuto essere grato di essere lì”, ha spiegato, proseguendo in un lungo intervento piuttosto intenso.
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