Il nuovo percorso formativo degli atleti di interesse nazionale

Cosa cambia dopo quanto emerso dal Consiglio Federale di venerdì scorso?

Atleti di interesse nazionale

atleti di interesse nazionale (ph. Luca Sighinolfi)

Tra i temi più interessanti emersi dall’ultimo consiglio federale, tra ripartenza del campionato e deroga sul numero di stranieri tesserabili nel massimo torneo nazionale, ha fatto ufficialmente capolino quello legato al rafforzamento del percorso formativo federale – che ha trovato riscontro positivo all’unanimità dai membri del C. F. -, con l’evoluzione della figura del giocatore di interesse nazionale, non più solo legata al triennio accademico, tra centri di formazione permanente ed Accademia ‘Ivan Francescato’, ma ora anche ad un secondo potenziale quadriennio, dai 20 ai 24 anni, l’età in cui in tempi recenti, diversi giocatori di conclamato talento non sono poi esplosi come ci si sarebbe aspettati.

Centralizzazione della formazione degli atleti di interesse nazionale

Si va dunque sempre di più verso la centralizzazione della formazione dei “ragazzi d’élite”, con la struttura tecnica federale che avrà il massimo controllo diretto sui giovani reputati con più qualità, permettendogli di accedere ad un percorso strutturato, fatto su misura per loro, negli anni più complessi nella carriera di un atleta, quelli che fanno da raccordo tra l’esperienza giovanile ed il complesso sbarco nel mondo degli adulti.

Soprattutto per coloro che non sono fuoriclasse assoluti, e talvolta hanno bisogno di più tempo, più esperienze ed anche, perché no, più momenti di difficoltà per raggiungere uno standard di livello.

Tutto partirà idealmente, benché non necessariamente con i numeri che vedremo nei prossimi anni, già dalla prossima stagione – nonostante ufficialmente non siano ancora usciti dei nomi, Federico Mori farà verosimilmente parte della prima ‘classe’ del progetto -, anche se vanno ancora formalizzati una serie di aspetti burocratici e contrattuali.

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Ciclo di 4 anni per i giovani atleti di interesse nazionale

Il percorso di ogni singolo atleta – selezionato dalla commissione tecnica d’alto livello – in questa seconda fase di formazione sotto l’egida federale avrà una durata massima di 4 anni, con una revisione, tuttavia, su base annua. Il contratto con FIR – la federazione pagherà integralmente lo stipendio – infatti non è intoccabile, sia in senso positivo che negativo.

Se un ragazzo salisse di colpi esponenzialmente, dimostrando di essere un giocatore a tutti gli effetti già adatto al rugby Pro, l’anno successivo può ottenere un contratto più vantaggioso, anche in termini remunerativi, con una delle due franchigie. Viceversa, se dopo una stagione, un ragazzo viene reputato, per i più disparati motivi, non più all’altezza dello status di giocatore d’interesse nazionale, l’atleta uscirà dal percorso.

Vincolo al movimento

Una volta firmato il primo contratto annuale dei quattro massimi previsti quadriennale, il giocatore resterà vincolato al movimento dell’alto livello italiano per un minimo di due stagioni, non potendo così trasferirsi all’estero nei due anni successivi alla scadenza del contratto.

A conclusione del percorso massimo di quattro anni, il giocatore può firmare un contratto Pro, propostogli dalle franchigie oppure tornare nel rugby domestico, con la società che tessererà l’atleta che, ovviamente, dovrà riconoscere l’indennità di formazione alla società di provenienza del ragazzo.

Status del giocatore

Ad inizio percorso, la FIR assegnerà un ragazzo di quelli contrattualizzati centralmente a una delle due franchigie, in base alle esigenze e alle competenze dell’atleta, ma anche a quelle delle due squadre di Pro14. Anno dopo anno, se si reputerà opportuno un cambio di rotta, un giocatore potrà essere dirottato da Parma a Treviso, e viceversa, sempre con attenzione massima alla crescita tecnica dell’atleta.

Zebre e Benetton, che gestiranno il ragazzo assegnato loro come un Permit Player ufficiale dei Leoni (potere totale sul fatto che debba essere – o meno – a disposizione del team, settimana dopo settimana), decideranno per quale squadra di Top12 tesserare il ragazzo (ogni team del massimo campionato potrà avere accesso al massimo ad un singolo giocatore di questo gruppo ‘emergenti’ a stagione), affinché questo possa trovare spazio nel torneo domestico, se non ci fosse la possibilità di giocare nella ‘fu Celtic’, oppure in fase di recupero da un infortunio.

Quanti saranno questi ragazzi?

I dettagli, in tal senso, devono ancora essere definiti, ma l’idea è che ogni stagione – a pieno regime, soprattutto, dunque, dalla ’21/’22  si vada verso una selezione di atleti variabile in base alle valutazioni della commissione tecnica di alto livello. La parola chiave in termini quantitativi infatti è flessibilità: ci si adeguerà a quanto proposto dal parco giocatori di ogni singola annata agonistica.

Attività internazionale

Questi ragazzi, assieme ad una serie di giovani già sotto contratto con le franchigie ed una cerchia di talenti ancora in età di Under 20 faranno parte anche del gruppo ‘emergenti’, le cui caratteristiche sono state recentemente illustrate in un intervista rilasciata a OnRugby dall’head coach Franco Smith e confermate nella sostanza anche dal DT Franco Ascione a Corriere dello Sport del 24 luglio.

Nei prossimi anni sarà molto importante trovare un modo concreto per permettere un poco di attività agonistica a questo particolare gruppo, una sorta di nuova ‘nazionale emergenti’ che avrà però un connotato diverso e nuove, più intriganti prospettive, rispetto a quella che era tale compagine nazionale sino al 2018, anno in cui venne chiusa.

All’epoca si parlava di un qualcosa di simile ad una selezione dei migliori giocatori del campionato di Top12, oggi della somma del potenziale ‘meglio’ dei giovani azzurri a ridosso degli standard internazionali, destinati ad approdare nella selezione maggiore negli anni a venire.

Quando e come giocare?

Si sta lavorando – non senza difficoltà – su un calendario globale organico, in cui ogni parte del corpo rugby riesca a muoversi nel miglior modo possibile, senza inficiare eccessivamente le altre.

Una volta trovata la quadratura del cerchio per quanto riguarda i ‘Seniores’, con la possibilità sempre più concreta che nel futuro a breve termine ci siano due sole finestre internazionali, leggermente più lunghe rispetto a quelle abituali, contro le tre attuali, si lavorerà anche in ottica ‘emergenti’.

Non è escluso che il vecchio slot di Test Match estivi non chiuda, ma rimanga aperto per sfide di un certo standard, dedicato esclusivamente ad incontri tra compagini di questo genere.

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