Gli Springboks stanno esprimendo alcuni dubbi circa la natura dell’organizzazione del torneo
Rugby Championship 2020: la disputa, con il Sudafrica dentro, non è più cosi sicura. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci, non c’è nessun ripensamento verso l’8 Nazioni dell’Emisfero Nord, ma alcuni dubbi relativi all’organizzazione e alla gestione della cosiddetta bolla.
Tutto in Nuova Zelanda
Visto che nella “Terra dei Kiwi” sono stati i primi a riprendere a giocare, per giunta senza limitazioni legate all’afflusso di pubblico negli stadi, SANZAAR aveva pensato che la Nuova Zelanda fosse il posto giusto per ospitare il Rugby Championship 2020, da disputarsi fra il 7 novembre e il 12 dicembre, ma qualcosa sembra non piacere agli Springboks.
Le dichiarazioni del ct Jacques Nienaber
Il commissario tecnico dei campioni del mondo ha espresso alcune delle sue perplessità parlando prima di un fattore puramente rugbystico, legato al fatto che i suoi giocatori di fatto non avranno l’abitudine al gioco di quelli di All Blacks e Wallabies, e poi – calcando di più la mano – sull’aspetto psicologico, legato al fatto che i giocatori dovranno trascorrere un periodo di circa cinquanta giorni lontani dalle proprie famiglie a ore e ore di aereo da casa: “L’ansia è data più dal fatto di non poter vedere i propri cari, più che da quello che succederà in campo. Mogli, figli, amici e parenti: fra l’altro la situazione nel nostro Paese è ancora molto incerta. E se un nostro parente, mentre noi siamo via, contraesse qualcosa? E’ uno scenario al quale pensiamo e credo che saremmo fortunati se non accadesse nulla a nessuno dei nostri cari”.
Gli aspetti tecnici
L’head coach del team iridato ha poi fatto sapere che, secondo il suo parere, la ripresa interna delle attività è molto lontana e che se si dovesse comunque disputare il Rugby Championship 2020, i suoi ragazzi pagherebbero un gap pesante rispetto alle altre corazzate dell’Emisfero Sud.
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