Alla vigilia della ripresa degli allenamenti, abbiamo parlato con l’head coach degli emiliani
Dopo diverse settimane di lavoro, prima a giugno con focus sul lato atletico, poi nell’ultimo mese con particolare attenzione sullo sviluppo del gioco d’attacco, il Valorugby Emilia si è preso una settimana di pausa, prima di ricominciare la fase più importante della preparazione fisica in vista della prossima stagione. Anche sotto l’ombrellone, tuttavia, l’head coach, nonché director of rugby degli emiliani, Roberto Manghi non si distrae eccessivamente, con il pensiero – a breve termine – già rivolto alla prima amichevole del 5 settembre, in programma contro Rovigo, e quello a lunga gittata, invece, focalizzato sull’ambizione di rendere il team emiliano il migliore della penisola.
“La ripartenza è stata ottima. Abbiamo trovato i ragazzi già ad un buon livello, desiderosi di tornare a provare le sensazioni che solo il rugby è in grado di darti. Quelle emozioni che un atleta professionale ha la necessità di vivere per 12 mesi l’anno, di cui il team era in astinenza”, spiega il capo allenatore del Valorugby, raggiunto da OnRugby.
“Il ‘piano di lavoro’ a 360 gradi della nostra squadra, invece, è iniziato ormai 4 anni fa, quando siamo stati promossi nella massima serie, con un’accelerazione al momento del cambio di proprietà. Posso dire che siamo in continua ascesa: ogni anno siamo riusciti a migliorare sotto ogni punto di vista. Abbiamo un presidente che fa la differenza: pur occupandosi da molto tempo di altre cose, lui (Enrico Grassi, ndr), di fondo, è un grande sportivo. Tiene molto a questo progetto, e lo sta corroborando con impegno economico e fiducia massima alle persone che ci lavorano quotidianamente”.
Un progetto che – come testimoniato dalle classifiche delle ultime due annate – sta portando a miglioramenti costanti. “L’anno scorso avevamo una squadra già di ottima qualità. Se negli anni recenti sono stati inseriti tanti giovani, e si era fatto anche un lavoro sulla quantità, a questo giro abbiamo portato a termine acquisti mirati, di grande esperienza nel nostro campionato. Elementi di spessore come, tra gli altri, Federico Conforti – pezzo grosso dell’ultimo lustro di Top12 – Angelo Leaupepe e Dan Newton, che dovranno portare il team emiliano a compiere un altro gradino verso il vertice del massimo torneo”.
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Carisma ed ambizioni del nuovo Valorugby
“Quest’anno abbiamo un team anche di grande carisma. Conforti è stato capitano e leader del Petrarca, Ruffolo del Rovigo, Amenta delle Fiamme Oro e poi abbiamo Farolini e Mordacci, capitani del passato e del presente qui a Reggio. Atleti che rappresentano un punto di riferimento ed uno stimolo per tutto il gruppo”.
“Ambiamo ad essere la società migliore d’Italia. Che non significa necessariamente vincere subito, o vincere sempre, anche perché i titoli li archivia una sola squadra per volta. Bensì vuol dire riuscire a porre il nostro standard medio ad un livello tale per cui, ogni anno, si possa partire per lottare – con basi fondate – per ottenere tutti i titoli in palio. Per questo vogliamo migliorarci giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Per questo abbiamo coinvolto anche persone del calibro di Jacques Brunel, che metterà a nostra disposizione la sua conoscenza ovale. Non ci nascondiamo. Partiamo per fare il meglio in ogni competizione. Lo faremo con il nostro marchio, cercando di proporre un rugby su ritmi masi visti in Top12. Lo scorso anno, il tempo effettivo di gioco fu attorno ai 34′. Proveremo a farlo salire parecchio, cercando di stanare così le nostre rivali. Ovviamente si tratta di una proposta dispendiosa, che porta anche ad errori e situazioni rischiose. Ma è una strada che vale la pena provare a percorrere, per avvicinare l’eccellenza”.
Importanza dell’extra-campo in casa Valorugby
“Cerchiamo di far crescere i ragazzi a livello tecnico, tattico e fisico sul campo, ma anche con ambizioni fuori. In questi anni, qui con noi, in tanti si sono laureati o stanno portando avanti un percorso universitario, altrettanti hanno approcciato con costrutto il mondo del lavoro, anche grazie alle aziende che ci sostengono, iniziando a costruire il loro futuro.
“E’ un qualcosa di fondamentale, a cui teniamo molto. Anche perché, dopo le 2, massimo 3 ore di allenamento giornaliero che uno sportivo può portare a termine, ai ragazzi rimane del tempo libero, che è bene riuscire ad occupare investendo su loro stessi”.
Tra questi, ce n’è uno sicuramente destinato ad un futuro radioso, per talento ed attitudine sopra la media. “E’ il caso di Giulio Bertaccini, 20enne centro che ha fatto benissimo con la selezione under 20, ed è stato convocato nel gruppo degli emergenti. Si tratta di un giocatore con talento, che – tuttavia – spicca anche e soprattutto per l’ambizione. Caratteristiche che si riflettono anche fuori dal rettangolo verde, dove sta studiando economia con massimo impegno e serietà. Giulio è uno dei ragazzi italiani giovani su cui puntiamo con forza, così come su Sanavia, Fusco e Mordacci”.
Giovani che devono arrivare anche dalla Under 18 – in collaborazione con Parma -, quest’anno affidata a Mannato e Festuccia. “Carlo era da tre anni nel nostro staff in qualità di assistente, ed abbiamo pensato potesse essere il momento giusto perché affrontasse un’esperienza da capo allenatore, in un contesto tanto importante quanto delicato come quello della Under 18. Anche con l’aiuto di Jacques Brunel, che ci darà una mano a 360 gradi, lui potrà trarre giovamento da questa esperienza, ed i ragazzi del Valorugby, viceversa, potranno assorbire tutto il suo know-how rugbistico e la sua straordinaria passione per l’ovale”.
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Struttura del campionato
Divagando, poi, su temi più ad ampio raggio relativamente al rugby nostrano, Roberto Manghi ha le idee abbastanza chiare anche su quella che dovrebbe essere la struttura ideale del campionato italiano, per garantirne competitività e, di riflesso, grande attrattiva sul pubblico del belpaese. “Il sistema attuale è figlio di scelte del passato, ed è difficile da modificare, oggi come oggi. Se, però, potessi mettere mano idealmente alla situazione, astraendomi dal 2020, tornerei a un campionato italiano ad 8 squadre, con dentro anche Zebre e Benetton. Sarebbe un campionato dei sogni, composto esclusivamente da formazioni competitive”, commenta, senza giri di parole, il capo allenatore degli emiliani, prima di dettagliare meglio la sua posizione.
“Quando siamo entrati nel Pro14, ormai una decade fa, la volontà era quella di partire con due squadre pro – anche se a livello formale/burocratico non lo sono neppure ora – per avere, però, la possibilità di arrivare ad averne 4 o magari anche 6, in Italia, nel giro di qualche anno. Questo non è avvenuto”.
“Oggi infatti manteniamo ancora due squadre, peraltro con la presenza negli ultimi anni di diversi stranieri, e purtroppo, al piano di sotto, abbiamo un torneo molto disomogeneo, diviso in 2 fasce: 5 squadre che vogliono crescere ed avvicinarsi alle 2 franchigie, e le altre che vivacchiano e cercano di salvarsi. Non è il massimo, così come non lo è il fatto che non ci siano squadre al di sotto di Roma. Avremmo bisogno di un paio di team del sud, per tenere vivo l’interesse anche di territori e movimenti importanti come Campania, Puglia o Sicilia”.
“Noi, Valorugby, così come altre società ambiziose, stiamo lavorando costantemente per avvicinarci al top, ma mi rendo conto che non tutti abbiano alle spalle un presidente con la possibilità e l’entusiasmo di investire determinati capitali, nonché strutture di una certa qualità”
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Rapporti con le Zebre
“Di fatto, da un anno e mezzo, non abbiamo rapporti con la franchigia. Non abbiamo permit player che giochino con il team ducale tra le nostre fila e nonostante ci si alleni a Parma almeno una volta a settimana, non veniamo coinvolti in allenamenti congiunti. Succedeva sino all’inizio della passata stagione – ed era una cosa positiva ed utile per noi, sicuramente, ma anche per loro, visto il nostro livello -, poi non siamo più stati contattati”.
(Rinascita) emergenti
Più saldo il rapporto con Franco Smith ed il nuovo staff. “Credo che questa degli emergenti sia un’ottima idea, i cui contorni andranno poi definiti nei prossimi mesi. Ma è decisamente interessante per questi ragazzi avere la possibilità di entrare regolarmente in contatto con lo staff della Nazionale maggiore ed allenarsi fianco a fianco di atleti che fanno parte del primo gruppo azzurro, o che comunque giocano con le franchigie a livello di Pro14”.
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