Italia femminile, Cicciò: “Stop prolungato avrà effetti su ritmo e fluidità del gioco”

Così il tecnico azzurro alla ‘Gazzetta del Sud’. Come ci si può muovere?

Italia femminile

Italia femminile – ph. Sebastiano Pessina

Ad inizio agosto, il board del Six Nations e Rugby Europe hanno ufficializzato i numerosi ed importantissimi appuntamenti della Nazionale femminile italiana, che – nel giro di pochi mesi – scenderà in campo cinque volte, tra conclusione del Sei Nazioni e torneo di qualificazione mondiale dicembrino, con nuova “penalizzante” formula rispetto a quanto inizialmente comunicato dalla federazione europea.

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Si inizierà il weekend del 24/25 ottobre, tra poco più di due mesi, con il recupero della quarta giornata del Sei Nazioni 2020, in casa dell’Irlanda – rivale principe nel percorso di qualificazione mondiale -, seguito, a distanza di una sola settimana dal proibitivo duello interno contro l’Inghilterra, favoritissima per il titolo del Six Nations 2020. Insomma, impegni probanti, ormai dietro l’angolo, con la selezione azzurra che non si trova dalla settimana di Parabiago, in preparazione alla sfida contro la Scozia, poi mai andata in scena, dello scorso 23 febbraio.

“Con le ragazze non ci vediamo da fine febbraio e la lontananza dal campo potrebbe farsi sentire nelle fasi iniziali. Molte atlete hanno da poco ripreso la preparazione sul campo seguendo i programmi dei loro club. Ma è chiaro che uno stop cosi prolungato comporta qualche effetto sul piano del ritmo e della fluidità con il gioco. Speriamo di potere iniziare già a settembre i primi collegiali per presentarci all’appuntamento con una buona condizione”, ha dichiarato Tito Cicciò, allenatore della mischia azzurra, sulle colonne de ‘La Gazzetta del Sud’.

A differenza di quanto accaduto per i colleghi maschi, infatti, le ragazze, nonostante le fondamentali qualificazioni alla Coppa del Mondo che si stagliano all’orizzonte, non hanno ancora avuto la possibilità di ritrovarsi, per tracciare, faccia a faccia, un nuovo percorso di preparazione, ingolfato inevitabilmente dall’emergenza sanitaria.

Un ritrovo estivo, probabilmente, avrebbe permesso molto più facilmente anche alle atlete impegnate all’estero – parte importante del team, sia a livello quantitativo che qualitativo – di essere presenti in gruppo con più agio, che non a settembre, tra impegni di campionato (in Francia al via il 5/6 settembre) e nuove potenziali questioni burocratiche legate al covid, oltre che riaccendere i riflettori mediatici sulla selezione attualmente più competitiva del panorama italiano.

Non è più tempo, però, di guardarsi indietro. Bensì, è il momento di comprendere quale possa essere la strada migliore per portare le ragazze alla temperatura giusta a ridosso delle sfide in arrivo. Se coloro le quali saranno impegnate in Francia avranno la possibilità di giocare diverse sfide di un campionato di alto livello – dopo una fase di pre season di rilievo, attualmente in corso – tra settembre ed ottobre, incamerando così minuti nelle gambe ed una condizione atletica in linea con le richieste del palcoscenico internazionale, discorso diverso per le azzurre in Italia.

Un’idea definitiva su numero di partecipanti e struttura del campionato di Serie A, infatti, si potrà avere solo nelle prossime settimane (alcune squadre starebbero ragionando sull’opportunità di una franchigia/fusione, quantomeno temporanea, per fronteggiare al meglio problemi numerici e di costi), dopo il termine temporale delle iscrizioni.

Ragionando in ottica qualificazione mondiale, la necessità primaria è quella di portare a pieni giri motore le ragazze di ‘interesse nazionale’, principalmente condensate in poche squadre, quasi tutte partecipanti al girone élite della scorsa stagione. Guardando alle esigenze di tutti i club, anche dei più piccoli e di quelli appena nati, invece, l’aspetto primario è quello di ottimizzare numeri e costi, allestendo, se possibile, dei gruppi territoriali ristretti, che permettano di affrontare trasferte abbordabili.

Esempio irlandese, con un’eccezione? Il nostro punto di vista

Forse, per perseguire tali cause – in una situazione d’emergenza unica, e speriamo irripetibile -, appare interessante la proposta dell’Irlanda, nostra rivale di peso nella corsa alla rassegna iridata in programma in Nuova Zelanda, applicata con un’eccezione alla loro regola.

Campionato classico interpro al via solo in gennaio, dopo il torneo di qualificazione. Prima, spazio alle Community Series, con le squadre di club della stessa ‘province’ che giocano tra di loro – alcune province avranno più conference -, per rispettare le disposizioni governative in risposta all’emergenza e rinvigorire vecchie rivalità di club, permettendo al contempo alle ragazze di tenersi attive in campo, con partite vere e proprie.

Una formula – ammesso e non concesso si riesca a effettivamente a ripartire, anche in base all’effettiva possibilità di rispettare i protocolli di sicurezza -, a grandi linee potenzialmente riproponibile anche in Italia – nonostante la diversa e ben più frastagliata dislocazione dei team nel paese – che, per fare di necessità virtù, garantirebbe alle ragazze di ritrovare il rapporto con il rettangolo verde e le sensazioni uniche della partita.

Tanti piccoli gironcini (con un titolo finale in palio, per mettere del pepe agonistico), composti da squadre il più possibile vicine geograficamente, che non dovrebbero nemmeno fermarsi nel caso di sfide dell’Italia in trasferta, così da regalare a tutte le ragazze fuori dal giro della nazionale la possibilità di recuperare i mesi di campo perduti da marzo ad oggi.

E l’eccezione? Nonostante le oggettive difficoltà logistiche/organizzative, potrebbe essere l’occasione ideale – in una situazione ‘straordinaria’ come quella contingente – per allestire un piccolo girone verticistico, con le corazzate venete (che stavano dominando lo scorso campionato), il Colorno (o una selezione emiliana? Con l’aggiunta delle atlete migliori della regione) ed una rappresentativa ad hoc (Nazionale? Veneta? Lombarda? Laziale? Ad ogni modo con grande elasticità, per poter inserire tutte le atlete nel giro azzurro che lo desiderassero), così da mettere in piedi un mini torneo con poche (dalle 3 alle 4), ma oltremodo significative partite (nei weekend di novembre) anche in ottica nazionale. Con il campionato vero e proprio che prenderebbe il via dopo le focali qualificazioni mondiali.

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