Mischia, difesa, touche, esperimenti in mezzo al campo…Cosa ci è piaciuto di più del derby di domenica?
Zebre e Benetton si sono affrontate per 4 volte nella stagione 2019/2020. Tre vittorie totali per i biancoverdi, una per i multicolor, una settimana fa al Monigo. I Leoni hanno avuto l’ultima parola domenica scorsa.
Gli ultimi due incontri fra le due franchigie italiane del Pro14 sono stati particolari per tanti motivi: la collocazione nel finale di agosto, le rose già rivoluzionate in vista della prossima stagione, l’inutilità ai fini dei risultati sportivi delle due squadre.
Caldo, ruggine e zanzare sono state le principali costanti dei due incontri, giocati su ritmi bassi, con tanti errori gestuali al pari di una sincera volontà di fare bene di entrambe le squadre. La competizione è stata accesa e mai banale, e in futuro la rivalità in campo fra i giocatori è destinata ad aumentare ancora, visto l’incremento dei giocatori in lotta per aggiudicarsi una maglia azzurra.
Quali sono, però, le cose che sono andate meglio e quelle da rivedere fra Zebre e Benetton?
Buone notizie
La mischia chiusa del Benetton
I Leoni hanno chiuso con il 54% di territorio e il 64% di possesso, dominando le fonti di gioco. In particolare la mischia ordinata ha funzionato brillantemente, mettendo in croce gli avversari in particolare nella prima parte di gara.
Nella prima linea formata da Cherif Traore, Gianmarco Lucchesi e Simone Ferrari è stato soprattutto quest’ultimo, recentemente escluso dalle convocazioni in nazionale, ad avere costantemente la meglio su un Danilo Fischetti che ha pagato probabilmente lo scotto del gap di esperienza rispetto al rivale. Il lavoro di Lucchesi e Traore è stato funzionale al predominio del pilone destro, non consentendo a Bigi di aiutare nella spinta il compagno.
La difesa del maul delle Zebre
Una costante dei due derby di agosto è stata l’incapacità del Benetton di mettere in piedi una efficace maul da touche in attacco. I meriti sono anche e soprattutto della difesa ducale, abile nel disassare costantemente il raggruppamento avversario, senza consentirgli di offendere.
Un’arma fondamentale, quella di un’efficace difesa sui drive avversari che lascia ben sperare per il consolidamento della fase di non possesso della squadra di Bradley, che sta continuando a consolidarsi dopo i progressi della prima parte di stagione.
Giovani seconde linee
Dopo le buone prestazioni dei più giovani in campo la settimana scorsa, anche nell’ultimo weekend si sono distinti in positivo tanti degli atleti meno esperti in campo. E la buona notizia è che fra i migliori ci sono state due seconde linee, reparto un po’ carente nel movimento azzurro in questo momento.
Riccardo Favretto, classe 2001, ha ricevuto le lodi di Kieran Crowley, svolgendo una gran mole di lavoro per i suoi, costantemente presente in sostegno ai compagni. Nicolae Stoian, 1999, ha aggiunto al lavoro in ruck (12 partecipazioni su proprio possesso, 8 su possesso avversario), anche il maggior numero di placcaggi fatti in campo (16).
Le ali del Benetton
Oltre al dominio delle fonti di gioco, la differenza per la squadra ospite nella vittoria di domenica l’anno fatta due giocatori dal talento semplicemente superiore: Ratuva Tavuyara e, soprattutto, Monty Ioane. Entrambi hanno garantito consistente avanzamento ad ogni tocco di palla, presentandosi, come già consueto anche nelle stagioni scorse, in diverse zone di campo per ricevere il pallone.
D’altronde ai tuoi giocatori migliori vuoi dare la palla il più spesso possibile, e non è raro vedere Ioane cambiare fronte di gioco per schierarsi vicino a Tavuyara e sfruttare la combinazione fra loro.
Sono anche i due giocatori maggiormente capaci di fare la differenza nell’uno contro uno: Tavuyara lo ha fatto in occasione della seconda meta, iniziando una bella azione ben supportata da Padovani e Petrozzi (e finalizzata da Ioane); l’australiano ha segnato una meta da gran finalizzatore in occasione della prima marcatura, nonostante la dedizione totale con la quale Antonio Rizzi ha provato a fermarlo.
Notizie un po’ meno buone
La rimessa laterale delle Zebre
Una costante meno positiva dei due derby è stata la balbettante rimessa laterale della franchigia ducale. In Zebre-Benetton di domenica i padroni di casa hanno lanciato 9 rimesse laterali, perdendone 2 e ottenendo altri 3 possessi sporchi (e fra le 4 vinte pulite va contata anche una rimessa veloce).
Il problema non sembra, a dirla tutta, essere la precisione di Luca Bigi. Sia domenica che venerdì 21 i problemi sono sembrati appartenere al blocco di salto, in particolare quando si tratta di andare ad alzare in fondo.
Spesso il saltatore, una volta raggiunto l’apice del proprio salto, scende troppo in fretta. Altre volte non raggiunge la massima altezza possibile, in particolare quando a saltare è Johan Meyer. Collaudare questa fase di gioco non dovrebbe essere troppo complesso, ma al tempo stesso è troppo tempo che le Zebre si trascinano problemi in touche che ne compromettono la pericolosità offensiva.
Ball in play
Le statistiche ufficiali della partita di domenica fra Zebre e Benetton dicono che il ball in play, la quantità di tempo in cui il pallone è rimasto in gioco negli 80′ di gara, è stato di 31 minuti e 35 secondi.
Una cifra piuttosto risicata, alla quale sicuramente vanno attribuite parziali giustificazioni date dal clima, ma che rimane lontanissima dai ritmi che si prevedono per le gare che attendono buona parte degli Azzurri presenti in campo. Per esempio: le tre partite giocate dall’Italia nel Sei Nazioni 2020 hanno fatto finora registrare un tempo di ball in play pari a 38:39 (Galles), 40:10 (Francia), 44:05 (Scozia).
L’esperimento Rizzi-Canna
Né Antonio Rizzi né Carlo Canna hanno giocato una brutta partita. Rizzi è partito bene, calando poi con il passare dei minuti. Ha preso alcune decisioni infelici, come però era lecito aspettarsi. Un po’ per il tipo di giocatore di cui stiamo parlando, un po’ perché è passato del tempo dalle sue ultime opportunità di guidare la propria squadra dal primo minuto, in particolare a questo livello. Carlo Canna da par suo ha giocato una gara inferiore a quella di Treviso, senza però particolari errori.
Entrambi si sono rivelati dedicati e solidi in difesa, fase che poteva rappresentare un dubbio della vigilia. Quello che invece non è andato è stata la gestione dell’attacco zebrato, con entrambi i giocatori a ricevere il pallone molto profondi, con poca velocità, e quindi incapaci di porre punti di domanda alla difesa avversaria, inficiando la qualità di quei pochi possessi offensivi avuti dalle Zebre.
Rimandati a settembre, anzi ad ottobre, quando si spera che Roselli e Bradley abbiano lavorato maggiormente su una combinazione che può rivelarsi sfiziosa per le Zebre e per noi spettatori.
Lorenzo Calamai
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