Il tallonatore ha parlato di presente (della Nazionale) e di futuro (il suo) al termine del raduno di Parma
Leonardo Ghiraldini è stato la sorpresa di questo raduno della nazionale italiana. Invitato da Franco Smith a prendere parte al camp degli scorsi cinque giorni a Parma, il tallonatore classe 1984 non ha perso la carica emotiva che accompagna una chiamata in Azzurro, anche se un po’ particolare come quella di stavolta, nel ruolo di nume tutelare del gruppo.
“Grande emozione, come la prima volta – ha raccontato il centurione italiano – Ritrovo un gruppo cambiato a livello di staff, ma anche di giocatori. Un gruppo giovane, ambizioso, sul quale lo staff sta mettendo pressione positiva e attenzione. C’è voglia di uscire da un periodo che non è stato particolarmente felice a livello di risultati. La strada è lunga ma è stata tracciata nel modo giusto.”
Una situazione particolare, quella del 36enne padovano, la cui carriera agonistica è ancora in corso, nonostante non metta piede in campo dal 16 marzo 2019, Italia-Francia all’Olimpico, e sia attualmente svincolato.
“Dall’infortunio con la Francia nel Sei Nazioni 2019 è stato come se avessi smesso di giocare tre volte: prima, appunto, l’infortunio; poi il Mondiale dove non giochiamo l’ultima partita per il tifone; quindi la pandemia subito dopo aver firmato per Bordeaux in Top 14. Ora sono qua e mi godo questi giorni. Cerco di dare il mio contributo in tutti gli aspetti nel migliore dei modi e sto valutando se ci sono le opportunità giuste per proseguire la carriera un altro anno.”
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“Sto cercando però anche di costruire la mia vita fuori dalla pratica sportiva: spero in un mese di conseguire un master in management dello sport per proseguire un percorso iniziato anni fa con la laurea in economia.”
In ritiro, Ghiraldini ha ritrovato per la prima volta Franco Smith, tecnico che già conosce per la comune e contemporanea permanenza al Benetton, ultima squadra del tallonatore prima di passare all’estero, dove ha militato con Leicester Tigers e Tolosa.
“Franco è una persona e un tecnico molto esigente, prima di tutto con sé stesso e poi con il suo staff e i giocatori. Si aspetta una attenzione estrema sotto tutti i punti di vista, fin nei minimi dettagli. Rispetto a quando ho giocato per lui a Treviso ha fatto molte altre esperienze ed è ulteriormente cresciuto. Quello che ho trovato qui in ritiro è quello che mi aspettavo: un allenatore esigente che sta ponendo le basi per un percorso importante.”
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