Il centro trevigiano, simbolo del Benetton come nessun altro, parla a pochi giorni dal via del prossimo Pro14
Ci sono i monumenti che vengono installati nelle piazze, e quelli che scorrazzano su un campo da rugby. Sicuramente Alberto Sgarbi rientra nella seconda categoria, lui che è letteralmente un simbolo del Benetton e dell’essere un professionista capace di mantenersi ad alto livello per tante stagioni. Monigo è il suo stadio di casa dal lontanissimo 2006, e col biancoverde ha fatto a tempo a vincere tre Scudetti (2007/09/10) prima di vivere tutta l’epopea celtica del Benetton. 14 stagioni, 236 partite a Treviso e un lunghissimo capitanato hanno fatto di lui un modello di leadership nello spogliatoio, leadership che comunque continuerà, anche perché Alberto compirà 34 anni il prossimo 26 novembre ed è assolutamente in grado di dare ancora tanto ai Leoni.
Leggi anche: Il calendario del Pro14 2020/21 con le prime avversarie di Treviso
Alberto Sgarbi, la stagione che sta per iniziare arriva dopo un 2020 estremamente tormentato. Si sono ritirati alcuni elementi molto importanti nel vostro spogliatoio e sono arrivati diversi volti nuovi. Come giudichi il Benetton 2020/21 al netto di quanto fatto in allenamento sinora?
“Come una sorta di nuovo inizio da zero. Lo stop forzato è stato lunghissimo e ci ha fatto sicuramente male, a noi come a tutte le altre squadre, adesso serve lavorare duro per riprendere confidenza con tutti i nostri meccanismi. Siamo in un punto nel quale lavoriamo ancora sui fondamentali, dovremo avere delle basi solide che ci permetteranno di tenere alto il livello per tutta la stagione. Quando lo staff tecnico vorrà, siamo pronti per lavorare su aspetti più precisi del gioco, al momento comunque siamo curiosi di misurarci con gli altri per capire a che punto siamo. Per quanto riguarda i nuovi, mi piace notare come i giovani che lavorano con noi abbiamo tante solide qualità”.
A proposito di questo, pensi che siano cambiati i giovani che arrivano al Benetton in tutti questi anni?
“Credo che non si possa fare un discorso netto, è impossibile dire con precisione se ora o qualche anno fa avevano più o meno qualità. Credo che dipenda esclusivamente dalle stagioni, le differenze sono sempre molto varie tra ogni giocatore che entra nel nostro gruppo. Per quanto ho visto io, hanno tutti già avuto un’infarinatura dell’alto livello, quello che manca loro chiaramente è l’esperienza e l’abitudine a una certa intensità di gioco. Nel mio modo di intendere, un rugby vincente deriva dalla costruzione di un gruppo di lavoro unito, che sappia lavorare al massimo livello durante ogni singolo allenamento. È dunque fondamentale curare bene lo sviluppo dei giocatori da luglio a maggio (in tempi normali), solo così si può puntare a vincere con costanza”.
Nella prossima stagione è stato designato Duvenage come capitano della squadra, ma tu e altri elementi fate parte di un cosiddetto gruppo di leadership. Com’è maturata questa decisione? È una novità?
“No, da anni ormai nel nostro spogliatoio ci sono stati più leader, abbiamo sempre avuto questo sistema. È importante avere una comunicazione chiara con lo staff tecnico per aiutare squadra e singoli in eventuali momenti difficili, dunque lavoriamo insieme sotto ogni punto di vista”.
Che cosa vorrebbe Alberto Sgarbi dalla prossima stagione?
“Riuscire a essere il più utile possibile al gruppo, dando qualcosa ogni giorno e aiutando i più giovani a crescere. Mi viene comunque difficile pensare a me stesso per mia indole, dunque parlando a livello generale vorrei che Treviso riuscisse a giocare un buon rugby durante ogni partita, divertendosi e togliendosi delle soddisfazioni. Il risultato è la conseguenza di quanto fatto in allenamento e quindi serve lavorare duro, almeno per controllare quello che è in nostro possesso. È chiaro che non sarà possibile commettere zero errori in tutto il campionato, ma dobbiamo riuscire a sbagliare il meno possibile nei momenti in cui dipenderà da noi”.
Leggi anche: La scheda completa di Alberto Sgarbi con tante curiosità sul centro di Montebelluna
Hai giocato anche diverse partite in terza linea, indossando la maglia numero 6 o subentrando dalla panchina e giocando flanker. Com’è nata quest’idea per te che sei un centro?
“La prima volta è stata per necessità, dato che tra infortuni e giocatori in Nazionale eravamo estremamente corti in mischia. Ho poi scoperto che come ruolo mi piace molto, ci sono affinità con quello di centro dovendo stare sempre “nel casino”, quindi mi sono adattato in fretta. Quando mi è stato proposto di farlo non ci ho pensato un secondo e ho accettato, voglio fare tutto quello che posso per aiutare la squadra”.
Kieran Crowley è a Treviso da quattro anni e tra poco inizierà la sua quinta stagione alla guida del Benetton. Pensi che sia riuscito a far entrare in voi la sua mentalità neozelandese?
“Lui ha cercato a lungo, e sì direi che ci è riuscito, di trasmetterci il suo modo di intendere il rugby. Giocare secondo i suoi dettami è stato il punto focale in tantissime partite, e credo che in qualche occasione siamo riusciti a mettere in pratica al 100 % tutto quello che ci chiedeva. Stiamo lavorando molto sull’attitudine e sulla mentalità da avere in partita, bisogna essere sempre positivi e non farsi abbattere dalle difficoltà. Inoltre un aspetto importante che Kieran ci sta dando è relativo allo studio degli avversari. Prepariamo i match dedicando grande attenzione all’altra squadra, ma non è l’unica grande qualità che ha dato al nostro gruppo. La chiarezza dei ruoli per lui è imprescindibile, oltre alla capacità di sapere esattamente cosa fare (o almeno provarci) nei vari singoli momenti delle partite”.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.