Dove le due squadre proveranno a ribaltare la situazione rispetto al primo incontro di una settimana fa
All Blacks e Australia tornano a contendersi la Bledisloe Cup nel secondo dei quattro match previsti per quest’anno. Ci si sposta da Wellington a Auckland, dove sarà il mitico Eden Park a ospitare il nuovo episodio della serie. Un campo mitico, dove gli All Blacks non perdono da 42 partite consecutive.
L’ultima sconfitta fu il 20-23 subito dalla Francia nel 1994. Da allora solo il Sudafrica (18-18 sempre nel ’94) e i British & Irish Lions (15-15 nel 2017) sono sopravvissuti alle battaglie ad Eden Park.
L’Australia proverà a essere la prima squadra a battere gli All Blacks a Auckland negli ultimi 26 anni, anche se in Nuova Zelanda non vince dal 2001.
Lo farà dopo il 16-16 a cui ha costretto gli avversari lo scorso fine settimana. Una partita epica, con un finale folle e bellissimo, che si porta dietro alcuni temi che le squadre hanno avuto 7 giorni per aggiustare, cercando di cambiare gli equilibri del secondo incontro.
Le formazioni dell’incontro
Mantenimento del possesso
Se pensavate che Dave Rennie potesse essere soddisfatto del pareggio dei suoi Wallabies alla prima uscita della sua gestione, per di più in terra neozelandese, non avete ben presente quanto esigente possa essere l’head coach dell’Australia.
Immediatamente dopo la partita, Rennie non ha perso tempo per sottolineare le cose che non sono andate nella prestazione dei suoi a Wellington: “Abbiamo trovato un sacco di spazio dietro la linea difensiva, abbiamo avuto tanto possesso, ma la qualità della nostra pulizia nel punto d’incontro non è stata abbastanza buona ed è un’area nella quale fare meglio la prossima settimana – ha detto l’uomo originario delle Isole Cook nella conferenza stampa post-partita – Abbiamo concesso 14 calci di punizione e una buona porzione di esse dopo un placcaggio.”
Sarà il terza linea Pete Samu a fare immediatamente le spese in vista della seconda partita di Bledisloe Cup. Il suo posto sarà preso da Ned Hanigan, un seconda/terza linea che toglie qualcosa dal punto di vista del ball carrying alla terza linea australiana, ma aggiunge un giocatore molto cresciuto dal punto di vista del workrate e aggiunge un’opzione di maggior rilievo alla rimessa laterale.
Proprio l’ottenimento del pallone attraverso la touche sembra essere un alto punto cruciale sul quale lavorare per la squadra australiana, che ha sostituito anche il proprio tallonatore, decidendo di affidarsi a Brandon Paenga-Amosa al lancio.
Prevedendo una reazione importante degli All Blacks e un numero minore di possessi a disposizione, il mantenimento del possesso dei Wallabies dovrà salire di livello per pensare di tenere il passo degli avversari in termini di occasioni di fare punti. Ancora di più: tenere il pallone e non concedere turnovers agli All Blacks significa togliere ai padroni di casa una delle fonti preferite di azioni pericolose.
Guardie
Non era scontato che Nic White fosse la prima scelta dell’Australia per la maglia numero 9. White è chiaramente, a livello assoluto, il migliore dei mediani di mischia a disposizione di Rennie, ma il suo stato di forma era un bel punto di domanda, visto anche che nel Super Rugby, con i Brumbies, ha avuto pochissimo spazio e non l’ha sfruttato al meglio.
Nel primo test della Bledisloe Cup, però, è stato senza dubbio uno dei migliori in campo. Una spina nel fianco degli avversari, esaltato, a tratti anche caotico, ma costantemente pericoloso.
Ha fatto male agli avversari in due modi diversi: con il suo box kick sempre preciso, reso più difficile ancora da leggere per i ricevitori dall’insistente vento di Wellington, e con le sue corse dalla base della mischia e del punto d’incontro, dove gli All Blacks hanno inaspettatamente lasciato spazio alle sue corse.
Per ben due volte Sam Cane e Aaron Smith non hanno comunicato efficacemente e hanno lasciato che White potesse prendere un vantaggio nella frattura fra numero 9 e terza linea, ma ancora più atipico è stato quel metro di spazio che il mediano australiano ha potuto sfruttare intorno al breakdown.
Con i neozelandesi che prevedibilmente cercheranno di serrare le fila vicino al punto d’incontro, i Wallabies saranno in grado di avere ancora con continuità palloni di qualità ed in avanzamento come nel primo test?
Battaglia nei cieli
Il kicking game dell’Australia nella prima partita è stato molto buono, affidato soprattutto a Nic White nelle liberazioni dalla base del punto d’incontro e al piede potente dell’estremo Tom Banks, senza però dimenticare le alternative tattiche rappresentate da James O’Connor e Matt Toomua.
In particolare i calci di White sono sempre stati ben eseguiti perché contendibili, e nella battaglia aerea gli All Blacks hanno un po’ peccato. George Bridge e Damian McKenzie sono stati imprecisi nelle prese al volo, con l’estremo dei Chiefs che non si trova per la prima volta ad essere molto sotto pressione in questa circostanza. La sua sostituzione con Beauden Barrett, che aveva sostituito per infortunio nel primo test, mette al centro del triangolo allargato neozelandese un giocatore estremamente affidabile sui palloni aerei.
In più, nel Super Rugby Aotearoa le prestazione di Barrett da estremo avevano sottolineato la sua grande capacità di usare il piede tatticamente, sia in attacco che in difesa, calciando con il destro e con il mancino. Il suo ingresso dal primo minuto al centro del triangolo allargato potrebbe quindi modificare questi equilibri e regalare ai neozelandesi una maggiore capacità di rispondere al gioco al piede avversario, garantendo qualche punto percentuale di possesso in più e mettendo su Filipo Daugunu, Tom Banks e Marika Koroibete quella pressione che non hanno avuto sulle spalle a Wellington.
Lorenzo Calamai
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