Il parziale di 17-0 ottenuto dagli All Blacks nella prima parte della ripresa è un’estrema sintesi della partita
Vi diranno che l’Australia non può aspettarsi di vincere un incontro con 40 placcaggi sbagliati. Vi diranno che gli All Blacks si sono presentati con un altro piglio al secondo match di Bledisloe Cup. Vi diranno che alcune prestazioni mostruose come quella di Caleb Clarke, che ha fatto registrare 14 difensori battuti al debutto dal primo minuto diventando il migliore in questa particolare statistica, hanno fatto la differenza.
Sono tutte verità parziali ma non definitive sulla vittoria per 27-7 della Nuova Zelanda sull’Australia .
Nei primi 30 minuti della sfida di Auckland ha fatto registrare ben 19 errori al placcaggio. Un indicatore preoccupante: erano stati appena 21 in tutto il primo test. Eppure il risultato alla mezz’ora recitava 10-7, partita testa a testa.
Sicuramente gli All Blacks hanno compiuto degli aggiustamenti efficaci, in particolare in fase difensiva, dove gli spazi nei dintorni del punto d’incontro sono stati chiusi con maggiore efficacia, e nel gioco tattico. E, in più, Caleb Clarke si è esibito in una delle migliori imitazioni di Jonah Lomu che la recente storia di questo sport ricordi.
Tuttavia, la partita si è decisa in dodici minuti, fra il secondo e il quattordicesimo della ripresa. Gli All Blacks hanno segnato 17 punti senza che l’Australia riuscisse a farne neanche uno. Eppure le possibilità di segnare delle due squadre sono state pressoché identiche.
Nella prima frazione di gioco gli All Blacks sono entrati nei 22 metri avversari 4 volte, portando a casa 10 punti. I Wallabies hanno fatto altrettanto, ma hanno ottenuto 7 punti. Tra il 42′ e il 54′ gli All Blacks sono entrati nei 22 metri avversari 3 volte, portando a casa 21 punti. L’Australia ha avuto 3 occasioni, e ne ha tratto 0 punti.
Restando punto fermo la scarsa performance difensiva degli ospiti, con Filipo Daugunu in particolare che ha dato l’impressione di essere un paletto dello slalom gigante, lì per essere schiaffeggiato a tutta velocità ed oltrepassato, è l’efficacia in attacco che fa radicalmente la differenza.
Al minuto 42 Jordie Barrett deposita l’ovale oltre la linea sulla parte destra del fronte d’attacco, dopo che Richie Mo’unga ha fatto la differenza sull’altro lato. Tre minuti più tardi l’Australia avrebbe occasione per replicare: rimessa laterale nella zona rossa avversaria, ben dentro i 22 metri, figlia di un calcio di punizione ottenuto dal capitano Michael Hooper in ruck.
Il lancio sul fondo per Harry Wilson è però basso, e Shannon Frizell, che sta marcando proprio quel blocco, ha gioco facile nell’intercettare l’ovale e vanificare l’azione offensiva dei Wallabies.
Richie Mo’unga libera al piede, l’Australia si attesta poco dietro la meta campo. Da lì James O’Connor prova a mettere di nuovo sotto pressione gli avversari, ma il suo calcio alto è troppo lungo e la linea difensiva australiana troppo poco numerosa per poter andare a contendere. Pane per le gambe di Caleb Clarke, il cui break porterà quindi alla meta di Ardie Savea per il 20-7 degli All Blacks in appena quattro minuti.
Stessa cosa che accade qualche minuto più tardi. I Wallabies provano con le unghie e con i denti a riaprire l’incontro. Marika Koroibete viene incredibilmente tenuto alto da Anton Lienert-Brown in area di meta, poi Brandon Paenga-Amosa esagera nel provare a schiacciare il pallone con un evidente doppio movimento: l’Australia spreca due opportunità cruciali di segnare.
Inevitabilmente, gli All Blacks fanno pagare gli errori agli avversari alla prima occasione utile. Passano meno di due minuti fra il calcio contro fischiato a Paenga-Amosa e Sam Cane che si invola sotto i pali, dopo un’azione offensiva degli All Blacks nata da un in-avanti di Petaia.
Se gli errori difensivi sono stati un fattore insomma, ancor più decisivi sono stati gli errori dell’Australia con il pallone. Tanti possessi persi, soprattutto quelli cruciali. Un’ultima statistica che rende evidente il divario e consolida la tesi: entrambe le squadre sono entrate 8 volte nei 22 metri avversari negli 80 minuti di partita. Gli All Blacks portano a casa un’ottima media di 3,38 punti messi in cascina ad ogni ingresso, segnando 5 volte su 8. L’Australia ha invece segnato una sola volta: 0,88 punti per ingresso.
Il secondo incontro di Bledisloe Cup ci restituisce quindi una fotografia alla quale siamo abituati: la Nuova Zelanda è ancora la squadra che più di ogni altra al mondo sa punire gli errori degli avversari, l’Australia è un cantiere aperto che lavora per consolidare le fondamenta di un futuro di riscatto.
Lorenzo Calamai
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