Sei Nazioni 2020: un bilancio della partita fra Italia e Inghilterra

Una gara dove gli Azzurri hanno mostrato tutta la loro voglia di combattere, fra riscatti individuali ed errori persistenti

Italia Inghilterra 2020

Sei Nazioni 2020: Italia-Inghilterra – ph. Sebastiano Pessina

Voglia di lottare e fame, le due novità portate in campo con rinnovato vigore dagli Azzurri in Italia-Inghilterra, ultima partita in un Sei Nazioni che li ha visti ancora una volta all’ultimo posto senza vittorie.

Chiunque abbia visto l’incontro di sabato ha notato la garra portata in campo dalla squadra italiana, alzando il livello della pressione psicologica. Qualcosa di notevole per una squadra che parte senza i favori del pronostico, una attitudine mentale che non sempre ha contraddistinto l’approccio della nazionale.

Fame e voglia di lottare che hanno ispirato anche un Jake Polledri ottimista per il futuro. Su Twitter il numero 8, autore degli unici punti del pomeriggio dell’Olimpico, ha commentato: “E’ stato speciale essere parte del gruppo per la voglia di combattere e la fame dimostrata dai ragazzi ieri. L’energia che abbiamo condiviso è stato di grande motivazione.”

Il percorso degli Azzurri sarà ancora lungo e non privo di momenti difficili, ma, citando Percy Bysshe Shelley, se l’inverno sta arrivando, potrà primavera esser lontana.

Lo ha detto anche Franco Smith, con sincerità, nella conferenza stampa prepartita: “Il mio lavoro è appena cominciato, puntiamo a diventare competitivi”. Una proiezione obbligata verso il futuro.

Nel presente, in ogni caso, c’è da giudicare un’Italia-Inghilterra dove gli Azzurri hanno fatto meglio del previsto, ma soprattutto l’Inghilterra è stata rinunciataria. Con in testa il comandamento di non esagerare per non incorrere in errori che avrebbero potuto tenere gli avversari in partita, Farrell e compagni hanno deciso di non rischiare niente nella propria metà campo e calciare ogni possesso, confidando anche negli errori dell’Italia. Tranne che questa volta gli uomini di Smith si sono rifiutati di uscire dalla partita da soli.

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Prestazioni individuali 

La principale nota positiva è rappresentata dai segnali dati da alcuni giocatori a Franco Smith. Su tutti, Marco Lazzaroni e Sebastian Negri hanno alzato i giri dei rispettivi motori.

Il seconda linea era stato uno dei più opachi a Dublino, messo sotto in diverse situazioni al breakdown, ed era chiamato ad una prova d’appello. La sua fisicità è vitale per il pack azzurro e se le sue prestazioni rimarranno sul livello dimostrato all’Olimpico sarà una risorsa importante per la grande quantità di lavoro oscuro che richiede il gioco di Smith.

D’altra parte, a 25 anni, Lazzaroni si trova a salire un gradino importante: dopo aver dimostrato di poter stare a livello di Pro14 con il Benetton, questi sono stati i suoi primi minuti da titolare sul palcoscenico internazionale.

Sebastian Negri era invece apparso un po’ opaco lo scorso mese di marzo, nella prima parte del Sei Nazioni. La sua capacità di avanzare e il suo grande lavoro sono state una piacevole riscoperta in questo autunno. Contro l’Inghilterra una presenza costante e una altrettanto costante voglia di andare a ringhiare sotto il naso di Maro Itoje e Billy Vunipola, che non hanno reagito con serenità alla pressione messagli addosso dal numero 6 italiano.

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Attacco e drive da rimessa laterale

Se la fase difensiva alterna sequenze pregevoli a errori grossolani che lasciano spazio a marcature troppo semplici (come nei due casi in cui gli inglesi hanno segnato bucando le guardie italiane), ciò che non riesce proprio a funzionare per l’Italia sono le situazioni offensive.

In Italia-Inghilterra, se possibile, le situazioni d’attacco degli Azzurri sono state ancora peggiori che a Dublino. Errori tecnici individuali hanno condizionato molti possessi, mentre ancora gli avanti faticano a trovare l’avanzamento. A Roma l’Italia è riuscita a portare oltre la linea del vantaggio solo il 35% dei propri possessi, compromettendo così la possibilità di spostare il pallone al largo per aggirare la difesa, come previsto dal piano di gioco.

Su questo sicuramente conta anche il modo con cui l’Italia si è presentata a questo Sei Nazioni, senza preparazione e senza nessuna possibilità di mettere davvero alla prova il nuovo sistema di gioco. Smith lo ha sottolineato nel dopopartita, ed è una attenuante che deve essere presa in considerazione da tutti: gli altri head coach della nazionale avevano avuto più tempo a disposizione con i tour estivi nelle Americhe, contro avversari più malleabili con cui poter installare efficacemente il proprio sistema. Per diversi fatti contingenti questa Italia non ha potuto affrontare la finestra internazionale di giugno, ed è stata catapultata direttamente sul palcoscenico più duro.

Quello che risulta comunque difficilmente accettabile sono i molteplici errori che hanno compromesso totalmente l’efficacia del drive da rimessa laterale. Tranne un solo caso, contro l’Inghilterra ogni pallone portato giù per giocare una maul è poi finito sul prato. Una cosa peraltro non nuova in questo Sei Nazioni: abbiamo visto l’Italia perdere tanti, troppi palloni in quella circostanza, un’arma di cui una squadra nazionale non può fare a meno.

Nelle due settimane che portano all’inizio della Autumn Nations Cup l’Italia dovrà provare a porre rimedio efficace a questi problemi. Se l’attitudine dimostrata con l’Inghilterra sarà costante e il lavoro alacre come in questa settimana, potremo vedere immediatamente progressi e provare a essere competitivi contro Scozia e Fiji, per provare finalmente a portare a casa un risultato positivo.

Lorenzo Calamai

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