I genitori di Maxime Mbandà ricoverati per Covid

Mamma e papà del terza linea delle Zebre e della Nazionale sono in ospedale per il coronavirus

Maxime Mbandà - ph. S Pessina

Maxime Mbandà – ph. S Pessina

Il suo impegno durante la prima ondata della pandemia gli è valso due meritati riconoscimenti: il Premio del Presidente, assegnatogli dal PRO14 qualche giorno fa, e soprattutto il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana conferitogli il 2 giugno scorso dal Presidente Mattarella. A causa degli impegni con la Nazionale, Maxime Mbandà ha però preferito non partecipare alla cerimonia di premiazione, tenutasi al Quirinale lo scorso 20 ottobre, proprio per non rompere “la bolla” del raduno azzurro in vista delle due partite di recupero del Sei Nazioni 2020.

Dopo la partita con l’Inghilterra della scorso fine settimana all’Olimpico, in cui Maxime è sceso in campo negli ultimi minuti, ha appreso la notizia della positività al Covid di entrambi i genitori che sono ora ricoverati in ospedale. A renderlo noto, tre giorni fa, è stata la stessa terza linea delle Zebre e della nazionale attraverso un post sui social corredato da un foto nera, con un testo che non possiamo non condividere (in tutti i sensi):

“Perché sono i miei genitori.
Perché ho sempre sperato di non trovarmi in questa situazione.
Perché non se lo meritano, come non lo merita nessuno.
Perché posso chiamarli per massimo un minuto ogni tot ore per non peggiorare la situazione.
Perché toglie il respiro a loro dentro ma anche a me che sono fuori.
Perché non posso stare lì con loro.
Perché sono impotente.
Perché in questo momento vorrei esserci io al posto loro.
Perché l’uomo è tanto intelligente quanto stupido.
Perché se ti dicono di tenere questa cazzo di mascherina e di rispettare il distanziamento non è per farti lamentare di quanto tutto questo sia fastidioso ma è per salvare chi ti sta intorno.
Perché c’è ancora gente che pensa che tutto questo sia una finzione.
Perché è sempre stato così: se non vedi non credi.
Perché finché non lo provi sulla tua pelle o su quella dei tuoi cari non ti rendi conto.
Perché la vita è una.
Perché dovevo giocare contro l’Inghilterra e non volevano farmi preoccupare.
Perché vorrei tornare indietro nel tempo.
Perché il mio sogno da bambino era quello di inventare qualcosa che li facesse vivere per sempre.
Perché non c’è cosa al Mondo per me più importante della mia famiglia.
Perché ti accorgi che da un giorno all’altro, in un istante, la tua vita possa essere sconvolta.
Perché non mi è rimasto altro che aggrapparmi ad un telefono e sperare. ”

Oggi, un secondo post con uno screenshot di una videochiamata tra Maxime, la mamma e il papà che recita: “Sicuramente non la migliore delle foto di famiglia…Ma la famiglia Mbandà non molla! Grazie a tutti per i messaggi di affetto.” Un abbraccio (virtuale) e un augurio perché tutto possa risolversi per il meglio che ci teniamo fortissimamente a mandargli anche tutti noi di Onrugby.

 

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