Intervista a Marco Fuser: la vita a Newcastle e un pensiero all’Azzurro

Il seconda linea veneto ci ha raccontato dei suoi primi mesi con i Falcons e dei suoi desideri

Intervista a Marco Fuser

Intervista a Marco Fuser: il seconda linea azzurro che è passato ai Newcastle Falcons (Ph. Sebastiano Pessina)

Tenere la barra dritta delle emozioni in questo momento storico non è cosa facile, eppure c’è chi ha sfruttato questo periodo per guardarsi dentro, cogliere delle opportunità e ripartire. E’ il caso ad esempio di Marco Fuser che, volato a Newcastle per intraprendere una nuova avventura di vita e di carriera con la maglia dei Falcons, tornati in Premiership dopo un’interminabile stagione di purgatorio.

Fare bene nel Campionato Inglese e ritrovare l’Azzurro – con la A maiuscola non a caso – sono i target di un ragazzo, seconda linea (classe ’91), che ha lasciato la sua “comfort zone” trevigiana, dopo 8 stagioni ed oltre 120 partite con i Leoni, per provare a compiere un ulteriore salto di qualità, dentro e fuori dal campo, dopo un paio di annate tribolate. Abbiamo raggiunto Marco Fuser per parlare con lui – a 10 giorni dal via del torneo inglese – della sua esperienza britannica.

Buongiorno Marco, iniziamo la nostra chiacchierata con una domanda di carattere generale: come stai vivendo questo momento?
“Lo sto vivendo come un’opportunità di crescita professionale e umana, con entusiasmo, energia e con la giusta preoccupazione che caratterizza tutte le novità che si presentano nella vita. Inizialmente la lontananza da casa si è fatta sentire ma ora mi sono integrato bene e ho legato con i nuovi compagni, i quali si sono dimostrati molto disponibili fin da subito. Detto ciò, il momento – caratterizzato dalle restrizioni in essere – non è dei migliori per ambientarsi in un nuovo paese e non permette di godersi l’esperienza a 360 gradi”.

Finalmente, al netto di tutto, fra 10 giorni dovreste (condizionale d’obbligo) tornare a giocare: che sensazioni ti porti dentro e vi state portando dentro come gruppo squadra squadra?
“Grazie ai protocolli sanitari in essere (Fuser ci specifica di tamponi su base settimanale e prima dei match, ndr) non dovrebbero esserci particolari soprese in merito all’inizio del campionato.
Per molti di noi è la prima esperienza in Premiership, per altri invece è solamente un ritorno. Ciò che ci accomuna è la voglia di far bene, di affermarci sia individualmente sia di crescere come collettivo: trovo che ci sia il giusto equilibrio fra giocatori di esperienza e giovani dalle buone aspettative. La voglia di scendere in campo in un match ufficiale è molta per tutti noi vista la lontananza dai campi di questi mesi”.

Puoi tracciare fin qui, pur non avendo disputato ancora dei minuti ufficiali, un bilancio sulla tua esperienza inglese: metodologie d’allenamento, preparazione e altro?
“Gli allentamenti sono intensi e l’atletismo è elevato, nonostante ciò, in questi ultimi anni lo standard richiesto a Treviso si era alzato notevolmente e conseguentemente il livello di preparazione era equiparabile a quello dei grandi club stranieri. Qui a Newcastle, mi ha sorpreso la professionalità con cui sono stato accolto fin dal primo momento”.

C’è stato un momento, visto anche quello che è successo, in cui hai pensato alla classica frase “Ma chi me l’ha fatto fare”?
“Come dicevo prima, la lontananza da casa a tratti si fa sentire e le misure anti contagio in essere non incentivano la socializzazione, quindi, naturalmente, ci sono stati momenti in cui l’ho pensato. Per quanto concerne invece l’esperienza professionale non ho alcun rimpianto: anzi, più si avvicina la ripresa del campionato e più l’entusiasmo cresce”.

Ora una domanda più leggera invece, che però ci aiuterà a introdurre poi il tema relativo alla nazionale: come hai vissuto Italia-Inghilterra guardandola da Newcastle?
“Giocare per la propria nazionale è il sogno di ogni bambino che inizia ad approcciarsi a questo sport: ho tifato, come sempre, per gli Azzurri”.

Insieme a Minozzi, Campagnaro, Polledri e Varney, Marco Fuser sarà uno degli italiani in Premiership: in azzurro vanti 33 caps, ti aspetti di riconquistare la maglia della nazionale? Hai parlato con Franco Smith e lo staff?
“Metterò tutto me stesso per riconquistare un posto in nazionale sul campo. Esco da un periodo non brillantissimo, caratterizzato da qualche infortunio al quale si è aggiunto anche lo stop causato dall’emergenza sanitaria. Ora invece sto bene, sia fisicamente sia mentalmente.
Una volta trovata la mia dimensione all’interno del nuovo club e del nuovo campionato sarei felicissimo di riavvicinarmi alla nazionale. Vorrei farmi trovare nelle migliori condizioni possibili nel caso in cui vi fosse una chiamata ufficiale da parte di Franco Smith: ci siamo sentiti e ci siamo trovati concordi sul fatto che io debba accumulare un po’ di minuti in Premiership prima di riaffacciarmi sulla scena internazionale. I confronti con il ct sono sempre momenti di crescita: c’è stima e rispetto reciproco”.

Cosa ti aspetti, in prospettiva di fine stagione, per te e per la squadra in questo anno di Premiership? Quali sono gli obiettivi personali e del club?
“Ci sono grandi obiettivi da raggiungere, sia individuali che collettivi. La volontà del club è quella di consolidare la sua presenza nella massima serie e di gettare le basi per lottare verso target ancor più grandi nelle prossime stagioni. Per quanto concerne il mio ruolo, vorrei ritagliarmi uno spazio importante all’interno della squadra mettendo a disposizione dei miei compagni la mia esperienza: diventando una pedina fondamentale per il pacchetto di mischia”.

Michele Cassano

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