L’assistente allenatore di Franco Smith ha fatto il punto della situazione verso la seconda gara di Autumn Nations Cup
Ancora una volta per l’Italia del rugby è arrivata una sconfitta, ma la buona prestazione in confronto al recente passato e la competitività dimostrata dagli Azzurri ha entusiasmato gli animi in ritiro e confortato lo staff tecnico, ancor più convinto di remare nella giusta direzione.
Lo sostiene anche Marius Goosen, allenatore della difesa dell’Italia: “Penso che rispetto a Irlanda e Inghilterra, si possa parlare di una crescita innegabile [nella partita di sabato]. Palla in mano siamo riusciti renderci pericolosi in diverse occasioni, anche oltre la meta segnata. La volontà di giocare non è mai mancata, e questo per merito di tutti i giocatori compresi quelli entrati dalla panchina.”
“Non dobbiamo mai dimenticare che questo è un gruppo molto giovane con poche esperienze a questo livello, e ciò rappresenta un’ulteriore difficoltà per loro. Siamo comunque fiduciosi che lavorando in questa direzione potremo presto ottenere risultati migliori.”
Fra le note dolenti della partita di Firenze, c’è da annoverare una prestazione da man of the match di Duhan Van Der Merwe. L’ala scozzese ha colpito duro la difesa italiana, oltre alla meta segnata, con tantissimi metri presi col pallone in mano. Una situazione problematica che però, secondo il tecnico sudafricano, non è dovuta tanto al sistema difensivo azzurro: “Innanzitutto va detto come lui sia un giocatore molto forte, fisico e dotato di grande velocità. E’ vero: sabato ci ha fatto molto male, ma non credo tanto sia stato un discorso di gameplan, quanto piuttosto di due-tre errori individuali nostri.”
“Ci lavoreremo sopra, anche perché contro le Fiji dovremo ridurre al minimo il numero di placcaggi e posizionamenti sbagliati, altrimenti sarebbe un problema enorme”.
Infine, Goosen si è soffermato sul proprio doppio ruolo, visto che riveste il medesimo incarico con l’Italia e con il Benetton: “Franco [Smith] non chiede certo alle franchigie di giocare con lo stesso sistema con cui gioca la nazionale, però ci sono certe cose che facciamo in maniera simile. Il sistema difensivo, ad esempio, è lo stesso qui, alle Zebre e al Benetton. Vorremmo omogeneizzare anche il lavoro sul punto d’incontro e quello del portatore del pallone. Per quanto riguarda il sistema di gioco, ognuno ha uno stile diverso com’è giusto che sia. Però lavoriamo allo stesso modo su ciò su cui possiamo essere allineati, e in questo il mio ruolo al Benetton aiuta.”
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