I ragazzi di Italrugbystats hanno tracciato i dati più significativi della serata dei Leoni a Rodeny Parade
Nuova puntata della rubrica dal titolo “80° minuto” curata da Italrugbystats, una pagina che parla del rugby italiano attraverso numeri e statistiche.
“80° minuto” è pensata come un approfondimento che utilizza i valori matematici espressi in campo per interpretare la storia della partita attraverso i numeri che la caratterizzano.
Non è stata una serata facile, quella di lunedì a Newport, per il Benetton Rugby, sconfitto 22-5 dai Cardiff Blues. Con i ragazzi di Italrugbystats, proviamo a dare uno sguardo alle statistiche più significative, per avere una fotografia chiara del match di Rodney Parade. Dove e come ha perso il Benetton Rugby?
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Tre statistiche per provare a capire la sconfitta contro i Blues del Benetton Rugby.
3, come i calci contro i Leoni nel difendere la maul
1, Come i clean breaks creati dal Benetton Rugby contro Cardiff Blues.
16, Come le punizioni concesse da Benetton Rugby contro Cardiff Blues.
Guardando questi tre numeri si può osservare come, in una gara sostanzialmente equilibrata in termini quantitativi (45% di possesso, e 51% di territorio per Benetton Rugby), l’inerzia del risultato sia lentamente andata a favorire i Gallesi, per via dell’indisciplina leonina e dell’incapacità di battere il difensore nell’uno contro uno.
Benetton Rugby, infatti, dopo un avvio in pieno controllo ha iniziato a concedere troppo campo e possesso ai “locali”, a causa dei falli reiterati, e nonostante un miglior rapporto attacchi/metri fatti (5.06 metri/attacco per i biancoverdi contro 3.98 metri/attacco per Cardiff, grazie al solito contributo di Monty Ioane con 62 metri corsi e Ratuva Tavuyara con 61) non è riuscita a sfondare palla in mano, a contatto, e a battere con costanza i diretti avversari (31% di attacchi a superare la linea del vantaggio contro 38 dei Blues, 7 difensori battuti contro 13 di Cardiff Blues, Toa Halafihi miglior leone con 2 difensori battuti), né a creare breaks profondi nella linea difensiva dei Gallesi (soltanto 1 con la firma di Ioane, tutto vanificato dall’avanti di Riers).
A questo, come detto, vanno aggiunte le difficoltà dei Leoni nel difendere la maul Gallese, che oltre a svariati metri guadagnati, ha regalato ai Blues tre punizioni fischiate rispettivamente a Pettinelli, Zuliani e Herbst. Proprio l’elevato numero di punizioni concesse dal Benetton Rugby (16 contro 9) ha permesso a Cardiff di risalire facilmente il campo. Sotto grande pressione la prima linea, con il giovanissimo Filippo Alongi richiamato per 3 volte (pur avendo iniziato molto bene, vincendo lui stesso la prima punizione della gara in mischia chiusa), e l’esordiente Thomas Gallo per 2 (anche se entrambe in campo aperto). In parità invece gli handling errors, prevedibili ed accettabili, alla luce delle pessime condizioni meteo (anche se lato Cardiff sono stati concentrati tra Evans e Halaholo, che insieme hanno il 56% del totale; mentre lato Benetton sono più distribuiti tra i 23). Su questo punto si può speculare su come un paio di palle perse sul fronte Benetton possano aver avuto un peso specifico maggiore (resta negli occhi la palla sfuggita a Ioane, a pochi passi dalla linea di meta).
Le parole di Kieran Crowley dopo la sconfitta contro i Cardiff Blues
Dalle colonne del Gazzettino, l’head coach del Benetton Rugby ha sottolineato come la mancanza principale della squadra sia stata quella della disciplina, con troppi falli commessi che hanno frustrato la gara. Il neozelandese ha poi dichiarato come ora servirà mettere subito da parte tutti gli errori commessi per farsi trovare pronti nella prossima partita contro gli Ospreys, quando bisognerà essere anche più concreti. Gli errori, anche se piccoli, sommati uno sopra l’altro hanno praticamente azzerato o quasi le possibilità di muovere la classifica.
Note positive sono invece arrivate dal rientro di Michele Lamaro, che ha giocato 40 ottimi minuti dopo essere rimasto ai box per diversi mesi, e si conferma un giocatore sul quale la società punta molto per il futuro.
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