Il commissario tecnico inglese continua a credere nella commistione fra calcio e rugby
Quella che da tutti è stata già definita come “La meta dell’anno” avrebbe un segreto particolare: l’ispirazione calcistica. Ebbene si, come rivelato da Eddie Jones nella marcia d’avvicinamento al prossimo turno dell’Autumn Nations Cup – che sabato vedrà l’Inghilterra far visita al Galles, nella terza e decisiva giornata del Girone A – la marcatura messa a segno da Jonny May contro l’Irlanda deriverebbe da alcune cose apprese studiando il Liverpool di Jurgen Klopp.
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Un po’ di tempo fa infatti Eddie Jones ha avuto il piacere di incontrare Ian Graham, il direttore dello sviluppo e della ricerca dei big data dei campioni calcistici d’Inghilterra, con il quale si sarebbe confrontato su varie aree del gioco fra cui quella relativa ai movimenti transizionali dei giocatori senza palla e da ciò ne sarebbe scaturita una domanda “centrale” nel tentativo di evoluzione che il tecnico sta cercando di fare coi suoi giocatori: quando non avete l’ovale in mano come vi muovete per riceverlo o andare a conquistarlo?
“Io – spiega Eddie Jones – sono quello che coordina il lavoro, ma tutti i membri dello staff stanno lavorando in questa direzione. Abbiamo creato e stiamo creando situazioni che aiutino i giocatori a capire in che direzioni muoversi. L’incontro con Ian è stato proficuo: ora anche noi stiamo lavorando su un nostro database che ci permetta di capire come si muovono in campo i giocatori che lavorano senza palla. Lavorare sulla parte di transizione, di ribaltamento dell’azione, quando conquistiamo la palla è una cosa che ci entusiasma, perchè riteniamo che sia un’area importantissima del gioco e vedere tutto quello che è stato fatto nell’azione della meta di Jonny May (fa riferimento alla trasmissione dell’ovale all’esterno, prima della corsa del trequarti) è stato per noi piacevole”.
Autumn Nations Cup: il calendario completo del torneo
“Riteniamo che il Liverpool sia la miglior squadra nell’analizzare e fare questo. Quello che vogliamo è che i nostri giocatori sviluppino queste doti, perchè gli consentirà di essere sempre più forti e preparati. Con il lavoro dei nostri tre ottimi analyst dobbiamo capire come Mako Vunipola, ad esempio, possa muoversi nella maniera corretta per i 79 minuti e 45 secondi nei quali non ha la palla in mano, rispetto a quei 15 secondi quando invece è chiamato a portare avanti la palla”.
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