La Nuova Zelanda si riscatta e domina per 80 minuti i Pumas, tenuti a zero. Impressionante l’impatto di Will Jordan
Il Tri Nations arriva a un punto di svolta, con Argentina-Nuova Zelanda che vale tantissimo per la classifica e per le due squadre. I Pumas cercano di ripetere la straordinaria impresa fatta a Parramatta due settimane fa, quando per la prima volta batterono i neozelandesi 25 a 15, mentre gli All Blacks stanno vivendo un momento complicato, e devono assolutamente mettere fine alla striscia di due sconfitte consecutive. Ancor prima che per la vittoria del torneo, per loro stessi, con una pressione sempre più montante in patria riguardo una squadra che non ha decisamente convinto sin qui. Inutile dire come il match sarà anche caratterizzato dal fatto di essere il primo con una nazionale argentina in campo dopo la scomparsa di Diego Armando Maradona, fattore che carica enormemente la formazione sudamericana decisa a onorare il suo “profeta”, e caratterizza anche il protocollo: prima della Haka capitan Cane si avvicina ai Pumas schierati e stende sul campo una maglietta nera col numero 10 e il nome di Maradona. Argentina che si presenta al via con diversi cambi rispetto ai primi due episodi del Tri Nations, mentre Foster in casa neozelandese conferma i suoi cardini.
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Sin dal via si capisce come i neozelandesi siano estremamente sul pezzo, a differenza di quanto capitato nell’ultima uscita, e al quarto si guadagnano un calcio di punizione in chiusa: dalla linea dei 10 metri Jordie Barrett cerca subito i pali ma senza la mira giusta. Il canovaccio è però chiaro sin da subito, con gli All Blacks a spingere a motore pieno, e al decimo serve l’intervento del TMO per annullare una meta di Beauden Barrett, colpevole di essersi portato avanti la palla in maniera irregolare nella raccolta di un calcetto morbido di Mo’unga. Le barricate argentine reggono fino al 12esimo, quando dopo l’ennesimo multifase Mo’unga salta tutti e allarga sulla destra per Coles, che ha il corridoio aperto per volare in bandierina. La difficile trasformazione vale lo 0 a 7, che poco dopo incrementa. Una feroce ripartenza dei neri costringe i Pumas al fuorigioco nei propri 22, il calcio di Mo’unga è automatico per la doppia cifra di vantaggio, che giustifica un primo quarto di partita assolutamente dominante per gli oceanici. Al 23esimo poi è ancora Mo’unga a vestire i panni del mago, con un buco che sfonda la difesa sudamericana e lo scarico per Clarke, che si tuffa in meta ma scivolando finisce fuori dal campo. Tanta fatica per l’Argentina, che sostanzialmente non riesce mai ad avere possesso e occasioni nel primo tempo, ma quantomeno difende con una ferocia assoluta che permette di mantenere aperta la gara, resistendo anche a multifase che arrivano a quota 15 per gli All Blacks. Sul finale di primo tempo, col possesso dell’ovale che parla di un 76 % in favore degli All Blacks, Mo’unga avrebbe a disposizione un calcio per lui semplice ma trova un palo quantomeno clamoroso, e si va così alla pausa sul 10 a 0 ospite. Punteggio meritato, innegabile, ma al contempo povero in favore di una Nuova Zelanda che non riesce a sfondare come vorrebbe contro un’Argentina aggrappata al match con le unghie e con i denti.
I Pumas ripartono forte e hanno subito qualcosa di mai visto a disposizione prima, cioè un pallone nei 22 avversari, ma non riescono a concretizzare. Il contrappasso è letale: gli All Blacks ripartono furiosi e a colpi di offload e traiettorie di corsa perfette arrivano a ridosso della meta avversaria, dove stazioneranno per diversi, lunghissimi minuti. Un primo fallo argentino è trasformato in mischia, ma dopo la vittoria dell’ovale i neozelandesi sbattono sul muro argentino, e al 49esimo Clarke perde l’ovale in avanti praticamente a ridosso della linea di meta. Sulla mischia seguente però gli 8 neozelandesi ribaltano, letteralmente, i Pumas, e si guadagnano una punizione: questa volta si va per la touche, vinta e subito scaricata dal “castello” nelle mani di Ardie Savea, che sfonda tutto e schiaccia la seconda meta che, trasformata, vale lo 0 a 17. I minuti seguenti vedono la gara abbassare il ritmo, coi cambi argentini che permettono di trovare un po’ di benzina dal fondo del serbatoio e, quantomeno, prendersi un calcio di punizione in chiusa al 58esimo. Dalla touche seguente non ne nasce nulla, anche perché la difesa tutta nera è sempre perfetta, e all’ingresso nell’ultimo quarto di partita le statistiche parlano in maniera assoluta di una sola squadra in campo, con i sudamericani che praticamente mai hanno avuto occasione di segnare, nemmeno dalla piazzola vista l’ottima disciplina neozelandese. Una delle azioni simbolo del match arriva al 63esimo, con la mischia vinta dagli “ospiti” e la partenza di Savea nella sua metà campo, calcio a seguire fino ai 22 avversari con la palla raccolta da Boffelli che viene aggredito in maniera spietata e costretto al tenuto. Tanti metri guadagnati e avversari tenuti alle corde, anche se dalla touche seguente è mancata (ancora una volta) la raccolta di punti da ottima posizione per gli All Blacks. Quattro minuti più tardi Mo’unga nei 22 argentini trova uno stupendo passaggio interno per Jordie Barrett, fermato a ridosso della meta da una difesa che resta feroce e costringe il numero 10 tutto nero al tenuto poche fasi dopo. Sembra però solo questione di tempo prima che il muro crolli, e nell’azione seguente ecco la breccia. Gli argentini manovrano (male) a metà campo, palla non controllata e rimbalzante, il più lesto è Will Jordan che raccoglie e vola sotto i pali per la sua prima meta a livello internazionale, che vale lo 0 a 24 che chiude definitivamente i conti. Pensare che sia finita sarebbe l’errore più fatale, ed è quello che fa l’Argentina. In maniera incredibile, un minuto dopo l’azione si ripete, con passaggi forzati dei sudamericani e scippo di Jordan, che si divora la fascia destra e segna la sua doppietta, che vale (e non è da sottovalutare) il punto di bonus nella classifica del Tri Nations essendo la quarta meta. Il divario si allarga dunque sul 31 a 0, quando mancano ancora diversi minuti alla fine della gara e ormai i Pumas sono ampiamente in riserva. I neozelandesi vogliono allora mettere ancor di più il loro marchio sulla gara, e nel finale giocano una serie di mischie a ridosso dei pali avversari, dalle quali partono delle vere cannonate verso la linea difensiva avversaria sotto forma di giocatori in nero: oltre l’80esimo Rieko Ioane vola oltre la linea, ma il gioco viene riportato indietro per una gomitata di Lomax, che si prende un giallo totalmente inutile. A cronometro rosso gli argentini non calciano fuori, e vengono puniti in ripartenza, con Tuipulotu che trova il buco e sprinta dalla linea dei 22 per schiacciare la quinta marcatura pesante dei suoi. Finisce 38 a 0 per la Nuova Zelanda, che si redime e chiude la sua “striscia” di due sconfitte, dando appuntamento ai suoi tifosi al 2021. Per decidere chi vincerà il Tri Nations 2020 bisognerà aspettare l’ultimo turno, quando Australia e Argentina si daranno battaglia per cercare una vittoria (con bonus) e tantissimi punti a favore, vista l’ampia differenza che al momento vede la Nuova Zelanda come grande favorita per il successo finale.
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Il tabellino di Argentina-Nuova Zelanda 0-38, quinta giornata del Tri Nations 2020:
Argentina: 15 Emiliano Boffelli, 14 Ramiro Moyano, 13 Juan Cruz Mallia, 12 Jeronimo de la Fuente, 11 Santiago Cordero, 10 Nicolas Sanchez, 9 Felipe Ezcurra, 8 Facundo Isa, 7 Marcos Kremer, 6 Pablo Matera (c), 5 Lucas Paulos, 4 Guido Petti, 3 Santiago Medrano, 2 Julian Montoya, 1 Mayco Vivas
A disposizione: 16 Santiago Socino, 17 Nahuel Tetaz Chaparro, 18 Lucio Sordoni, 19 Matías Alemanno, 20 Santiago Grondona, 21 Gonzalo Bertranou, 22 Santiago Carreras, 23 Lucas Mensa
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Nuova Zelanda: 15 Beauden Barrett, 14 Jordie Barrett, 13 Anton Lienert-Brown, 12 Jack Goodhue, 11 Caleb Clarke, 10 Richie Mo’unga, 9 Aaron Smith, 8 Ardie Savea, 7 Sam Cane (c), 6 Akira Ioane, 5 Samuel Whitelock, 4 Scott Barrett, 3 Nepo Laulala, 2 Dane Coles, 1 Joe Moody
A disposizione: 16 Codie Taylor, 17 Karl Tu’inukuafe, 18 Tyrel Lomax, 19 Patrick Tuipulotu, 20 Hoskins Sotutu, 21 TJ Perenara, 22 Rieko Ioane, 23 Will Jordan
Marcatori Nuova Zelanda:
Mete: Coles (12’), A.Savea (51’), Jordan (68’, 69’), Tuipulotu (84′)
Trasformazioni: Mo’unga (13’, 52’, 69’, 70’, 85′)
Calcio piazzato: Mo’unga (16’)
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