Allarme Rugby: L’esasperazione del gioco al piede ammazza lo spettacolo?

I media inglesi manifestano una forte preoccupazione per l’uso ossessivo dei calci che penalizza (non poco) il gioco

Rugby gioco al piede

Rugby: il gioco al piede è in aumento, come si vede in questo Italia-Inghilterra (Ph. Sebastiano Pessina)

Calci, calci, calci e ancora calci, tanto che qualcuno sui social si è già divertito a lanciare l’hashtag #RugbyFootball. Dall’uso all’abuso del gioco al piede è stato un attimo nel mondo del rugby. E sui giornali anglosassoni molti opinionisti hanno dato ampio risalto a questo nuova tendenza che secondo loro sta diminuendo – e non di poco – lo spettacolo sul campo. C’è chi parla di “ping pong”, chi ironicamente si preoccupa di cosa potrà accadere al collo degli spettatori quando ritorneranno sugli spalti e dovranno assistere a continui palloni che volano alti ne cielo, ma tutti concordano sul fatto che, a parte la splendida metà di May, rimarranno ben pochi esempi di bel gioco dopo questo autunno di Sei Nazioni e Autumn Nations Cup. Un problema che sta diventando preoccupante per il futuro del rugby. 

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Rugby: aumenta l’utilizzo del gioco al piede, diminuisce lo spettacolo

A mettere il tema sul tavolo in maniera preponderante è stato Sir Clive Woodward, che nel suo editoriale per il Daily Mail non le ha mandate a dire definendo il gioco di oggi “Esasperante, frustrante e inguardabile”. L’allenatore Campione del mondo con l’Inghilterra nel 2003 ha detto che il gioco al piede deve far parte del rugby, ma non esserne così predominante. Woodward si augura che i giocatori di talento in un futuro prossimo rompano questa situazione tattica che si sta venendo sempre più a creare: “Ammazza lo spettacolo – ha detto Woodward  – Ogni persona che si è affacciata al rugby in questo periodo guardando una partita in televisione ne è rimasta delusa. Non dobbiamo dimenticarci che fra chi osserva le partite in tv ci sono anche i giocatori e gli allenatori del domani, i quali cresceranno con questa visione tattica. La speranza è che qualcosa migliori, ma la mia paura è che questo modo di giocare prosegua”.

Poi continua: “L’entusiasmo nel rugby di oggi è legato solo alla vittoria di una mischia o di un turnover su un punto d’incontro. Si è perso interesse per tutto quello che riguarda i trequarti e il loro gioco veloce. Nell’ultimo fine settimana ho visto diverse partite e non posso dire di essermi divertito”. E conclude auspicando al più presto un intervento da parte World Rugby.

L’analisi dell’utilizzo del gioco al piede nel rugby internazionale

Le impressioni di Clive Woodward hanno “fatto centro,” tanto che in molti si sono precipitati nell’analizzare i dati di questo ultimo anno di rugby internazionale: il gioco al piede è in netto aumento, soprattutto nell’Emisfero Nord. Nei match dell’Autumn Nations Cup fin qui disputati – come rileva ad esempio Murray Kinsella – è stato utilizzato mediamente 30 volte complessive a partita, contro le “sole” 20 del Tri Nations 2020 e le 23 volte registrate nei match della Rugby World Cup 2019.

Le parole di Eddie Jones sull’utilizzo del gioco al piede nel rugby

Come riporta il Sunday Times, Eddie Jones prima della partita in Irlanda ha dichiarato: “La squadra che calcia il pallone di più vince” . L’opinionista del tabloid inglese Stephen Jones definisce questo concetto “Orribile, sconvolgente ma quanto mai vero”. Per la cronaca, nelle due sfide contro Georgia e Irlanda, i campioni del Sei Nazioni 2020 hanno utilizzato il gioco al piede ben 68 volte (addirittura otto in più rispetto alla media del torneo calcolata da Kinsella) portandosi a casa, non solo grazie ai calci naturalmente, il successo in entrambe le circostanze.

Infine c’è chi, come Stuart Barnes, propone già la sua personale soluzione dalle colonne del Times: “Ecco il mio suggerimento: il valore della meta non dovrebbe essere lo stesso che si tratti di Mako Vunipola che avanza di un metro o di Jonny May che corre 90 metri. A quest’ultimo potrebbe essere assegnato un valore, diciamo, di dieci punti. Ciò renderebbe  il rapporto rischio-rendimento molto più allettante rispetto a quello attuale invogliando le squadre a giocare meno al piede e più alla mano”. Come il buon vecchio rugby che tanto ci piace.

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