Antonio Pavanello: “Ci aspettiamo di più da alcuni veterani. Credibilità e rispetto verso i nostri dipendenti sono valori primari”

Il direttore sportivo dei Leoni ha parlato a 360 gradi della situazione del club veneto

Antonio Pavanello - Benetton Rugby

Antonio Pavanello – Benetton Rugby ph. Sebastiano Pessina

A poche ore, per i leoni, dall’impegnativa trasferta di Galway (stasera alle 20.35, in diretta su DAZN), recupero della quarta giornata di Pro14, Antonio Pavanello, direttore sportivo del Benetton Rugby, ha fatto il punto della situazione in casa biancoverde, raggiunto da OnRugby.

Cosa aspettarsi dalla gara contro Connacht

Dopo alcune partite che hanno lasciato l’amaro in bocca per risultato finale ed attitudine del team nei momenti cruciali del match – ed un avvio di stagione da 6 sconfitte filate -, l’ex seconda linea azzurra, evita proclami, tracciando degli obiettivi credibili per la serata leonina allo Sportsground. “Lascerei da parte il risultato: inutile fare proclami in questo momento, anche alla luce del fatto che quella di Galway è la trasferta più ostica da affrontare per le squadre italiane: viaggio infinito e condizioni atmosferiche impervie. Mi attendo che gli avanti continuino nella crescita delle ultime due gare, cercando di imporsi con il drive, cosa persa un poco persa in precedenza. Vorrei che riuscissimo a gestire al meglio le prime fasi, al cospetto di una squadra competitiva in quegli aspetti del gioco come Connacht”, esordisce Pavanello.

“Soprattutto, però, vorrei che la linea arretrata riesca a tenere bene il campo, a mantenere vivi i nostri possessi, permettendo anche al pack di giocarsi le proprie carte in zona rossa”.

“Nonostante tutte le assenze e le nefaste contingenze del momento, tra i trequarti abbiamo quasi sempre schierato elementi di conclamata esperienza internazionale, o comunque con abitudine a calcare i campi del Pro14. Se uno avesse analizzato la formazione contro i Dragons prima della gara, avrebbe pensato a qualche difficoltà – fisiologica ed accettabile – con il pacchetto, invece. Invece, i primi 8 uomini hanno retto alla grande, mentre nella linea veloce non siamo riusciti a fare il nostro gioco”, prosegue, senza nascondere una buona dose di delusione, il dirigente nativo di Rovigo, sottolineando come le cose, in quel settore del campo, non stiano funzionando al meglio.

Aggiustare al più presto

“Il trend delle ultime partite, senza nasconderci, in tal senso, è stato negativo. Il drive ha funzionato, la chiusa nei limiti delle scelte arbitrali è stata una piattaforma importante. Dove abbiamo peccato è sicuramente nel gioco aperto, con una quantità eccessiva di palloni persi, soprattutto a contatto. So che gli allenatori ci stanno lavorando alacremente, perché finché continueremo a regalare così tanti palloni facilmente non ne verremo fuori. Deficitari, in tal senso, soprattutto con i trequarti, ed è una cosa che ci dispiace, vista la qualità dei giocatori impegnati in quella zona di campo”.

“E poi, l’altra grande lacuna attuale è l’indisciplina fuori controllo: solo in una gara su sei abbiamo tenuto il numero dei calci concessi su standard positivi”, dettaglia Pavanello, prima di entrare più nello specifico su quelle che, in questi primi mesi della stagione, sono state le aspettative disattese che lo hanno maggiormente rammaricato.

Questione di aspettative

“Tutti quanti dobbiamo e possiamo lavorare di più: club, staff e giocatori. Quindi tutti abbiamo il dovere e la necessità di fare sempre meglio in ogni aspetto dell’impegno quotidiano. Però, onestamente, c’è un pizzico di amaro in bocca, di rammarico nei confronti di qualche giocatore esperto, che ha un contratto con noi, ovviamente per essere performante in campo, ma anche per aiutare i giovani nella loro crescita, con l’esempio dentro e fuori il rettangolo di gioco. Come? I ragazzi più freschi portano energia, entusiasmo ed intensità negli allenamenti. I veterani, invece, dovrebbero metterci cura del dettaglio e qualità capillare, che per ovvie e comprensibili ragioni il giovane fatica ad esprimere già a livelli ottimali. In quest’ultimo periodo, da parte di più di qualcuno di questi elementi, non si è visto l’aiuto in tal senso che era loro richiesto, a 360 gradi”, spiega con chiarezza, entrando poi visceralmente dentro il problema.

“Essere pro, come ho già ribadito diverse volte, non significa solamente essere performanti nelle ore al campo, tra allenamenti e partita. Vuol dire prestare massima attenzione ad aspetti come sedute fisio, video-analisi, nutrizione, sonno, recupero e la lista potrebbe allungarsi ulteriormente. Se inizi a mollare anche solo su una di queste cose, la tua performance va a risentirne. Ci siamo accorti che tanti ragazzi giovani arrivati qui ad inizio stagione, si prendono cura con maggior perizia, di queste situazioni, rispetto ad alcuni elementi che hanno un vissuto di rilievo, anche con noi”, sentenzia, aprendo a due considerazioni, diametralmente opposte.

Crescita dei giovani

“Da un lato siamo contenti, perché nelle ultime due/tre annate sono arrivati in Ghirada giocatori che sanno già cosa fare a 360 gradi per stare e competere a questo livello, dall’altro tuttavia è anche deludente notare talvolta una qualità inferiore da parte di ragazzi con un certo storico in biancoverde”.

“Negli ultimi anni si è vista un’accelerazione nel processo di crescita verso l’alto livello di questi giovani. Da Marco Zanon in avanti – il primo permit player diventato poi giocatore ufficiale dei leoni -, sono sempre arrivati in squadra atleti che, rispetto anche al recente passato, hanno una già uno standard prestazionale ed una consapevolezza nei propri mezzi che consente loro di essere da subito in grado di competere in Pro14”, puntualizza Pavanello, contento ma non sorpreso per l’impatto dei suoi ragazzi, e non solo, con la maglia azzurra.

Impatto internazionale

Su tutti, forse Paolo Garbisi e Gianmarco Lucchesi, lanciati subito nell’arena dei Test Match da Franco Smith. “Mi aspettavo un loro impatto positivo, ma al tempo stesso, con onestà, non così immediato. In fase di costruzione della squadra, lo scorso anno, si pensava di fare grande affidamento su questi ragazzi proprio nel periodo internazionale. Detto ciò, nonostante esista un minimo di dispiacere e naturale frustrazione per non averli con noi in questo momento così difficile, siamo contentissimi del fatto che stiano indossando – con tale personalità, un conto è imporsi sul piano fisico, tutta un’altra storia farlo mostrando tale carattere – la maglia azzurra. Un traguardo raggiunto grazie alla combinazione di talento e duro lavoro, quest’ultimo portato avanti in tempi recenti – sempre con maggior qualità – con la franchigia, ma anche, negli anni precedenti, in Under 20, in Accademia e nei club di Top10”.

La Nazionale è il vertice della piramide

Gli azzurri, anche a Treviso, vengono prima di tutto: “Siamo tutti parte di un sistema che deve lavorare con l’obiettivo primario di alzare la competitività della selezione nazionale. Motivo per cui, nonostante tutte le difficoltà logistiche di questo periodo così particolare, il rapporto con lo staff azzurro è molto buono. Kieran (Crowley, ndr) parla spesso con Franco (Smith, ndr), io con Gino (Troiani, il team manager dell’Italia, ndr). Purtroppo non c’è la possibilità del consueto giro di giocatori rilasciati, tra club e nazionale, ma essendo consapevoli della difficoltà nel gestire i protocolli covid, riducendo al minimo i rischi, ce ne siamo fatti una ragione”.

Un sistema da cui è uscito, negli ultimi anni, anche uno dei migliori atleti di questa Autumn Nations Cup, quel Marco Zanon, brillante interprete nel ruolo di secondo centro, per il quale Antonio Pavanello non ha mai lesinato parole al miele.

“Quando ti rendi conto che – anche nei momenti più difficili – un ragazzo sta facendo il massimo possibile in tutto ciò che per lui è ‘controllabile’, non puoi che fargli i complimenti. Marco (Zanon, ndr) è sempre stato solido, un gran lavoratore, spinto dal desiderio di essere un giocatore migliore ogni giorno, anche nei periodi in cui è stato costretto a fermarsi per cose fuori dal suo controllo, come gli infortuni. Deve solo proseguire su questa strada – come tutti i giovanissimi di cui abbiamo parlato in precedenza -, e si toglierà soddisfazioni sempre maggiori, con noi e anche con la maglia azzurra, assumendo sempre più credibilità anche sul fronte internazionale”.

Credibilità e rispetto, valori fondanti del club

Credibilità. Una parola chiave per Antonio Pavanello, anche nell’illustrare come sia stato portato avanti il progetto in questa annata così particolare, con scelte oculate e responsabili, dettate da linee guida chiare, anche in queste ultime settimane in cui il direttore sportivo è tornato sul mercato per sopperire agli infortuni in prima linea.

“Venendo da una stagione terminata in anticipo, con tutti gli strascichi – economici e non – del caso, e consapevoli di andare incontro ad un’altra annata piena di incognite, la nostra volontà è stata quella di non fare passi più lunghi delle nostre gambe attuali. Sperando che questa situazione si trasformi presto un lontano ricordo, abbiamo ricalibrato gli investimenti, sempre con la volontà primaria di essere competitivi in campo, sia chiaro, ma anche con l’intento di onorare in modo certo ed integrale i contratti in essere con i nostri dipendenti”, spiega in modo chiaro e diretto il DS leonino.

“Per quella che è la mia visione, peraltro in linea con quella da società, non esiste nulla di peggiore di non riuscire a rispettare un accordo preso. Perdi credibilità prima di tutto verso i tuoi dipendenti, ma anche all’esterno, per esempio con le grandi agenzie di procuratori, con le quali abbiamo impiegato diversi anni per ottenere un certo grado di rispetto. So di club all’estero che hanno tagliato stipendi ai giocatori anche per questa stagione, chiedendo sacrifici di un certo tipo, e poi sono tornati in modo massiccio sul mercato. Se io fossi un giocatore o un dipendente generico del club, non prenderei bene questa cosa. E se poi non si riuscisse nuovamente a concludere la stagione, come la si mette, a fronte di investimenti di un certo tipo?”.

“Ecco perché, nonostante avremmo anche potuto rischiare, ed accaparrarci giocatori comunque di alto profilo pure questa estate, quantomeno in linea con gli ultimi mercati, abbiamo preferito essere realisti. Mai come in questo momento, non avrebbe avuto senso attrarre qualcuno, illudendolo con promesse comunque potenzialmente rischiose – alla luce dell’attuale incertezza globale -, e finire poi per fare una brutta figura, non riuscendo a pagare. Al Benetton Rugby, sin da quando sono un giocatore, si è sempre lavorato così, e credo sia una base fondamentale su cui costruire per ottenere risultati, sul medio/lungo termine, anche sul campo”, conclude, auspicandosi – con convinzioni più che fondate -, che tale modo di lavorare porti ottimi frutti nel futuro prossimo dei Leoni.

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