Due squadre con un percorso simile: entrambe in ricostruzione, entrambe in difficoltà
Siamo all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. L’esercito italiano subisce numerose sconfitte in Nord Africa, ad opera dell’esercito britannico. Insieme a circa 130mila soldati italiani, Carlo Fusconi viene catturato e, come molti altri, deportato nel Regno Unito, in un campo di prigionia.
Il campo si trova a Newcastle Emlyn, una cittadina del Carmartenshire, nel Galles occidentale. Dopo la fine della guerra, alla sua liberazione, Carlo Fusconi decide di rimanere in quella terra che aveva lavorato, impiegato come agricoltore durante la prigionia. Chiama la famiglia, in Italia, per unirsi a lui: arrivano in Galles la moglie Anita e la figlia Adriana.
I Fusconi sono romagnoli, di Cesena, ma finiranno per imparentarsi con degli emiliani. Arriva infatti nel Galles occidentale quasi una decina di anni dopo Luigi Callegari, dalle colline di Parma, in cerca di un lavoro che nella Penisola scarseggia.
Luigi Callegari e Adriana Fusconi si sposano, hanno una figlia, Valeria, che avrà a sua volta un figlio: eredità le ascendenze italiane e cresce in Galles, fa quello che fanno tutti i ragazzi gallesi, gioca a rugby.
Domani avrà la maglia numero 9, colore azzurro: si chiama Stephen Lorenzo Varney e la storia della sua famiglia è un piccolo compendio di storia del nostro paese, e forse anche del Galles, del Regno Unito e del mondo in generale.
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Compagni e avversari
Per capire quanto sia eccezionale dal punto di vista rugbistico questo momento di rifondazione di alcune squadre nazionali, basti pensare che a calcare il campo del Parc y Scarlets dal primo minuto ci saranno 2 diciannovenni, nati nel 2001.
Dall’altra parte della barricata rispetto a Varney ci sarà Louis Rees-Zammit, una sua buona conoscenza. La stellina del Galles, che ha incendiato la scorsa stagione di Premiership, non solo gioca nello stesso club del mediano azzurro, Gloucester, ma è anche cresciuto nello stesso college: entrambi hanno frequentato Hartpury, una vera e propria garanzia di qualità.
Insieme hanno giocato la finale del campionato inglese under 18, l’uno contro l’altro si sono già trovati con le diverse maglie della rispettive nazionali giovanili.
Questa è Galles-Italia, a 10 mesi di distanza dal 42-0 patito dagli Azzurri a Cardiff nella prima giornata del Sei Nazioni 2020: la sfida fra le due squadre che più di tutte le altre sono alle definizione delle fondamenta di una ricostruzione. E per entrambe le cose non sono facili, anzi: dolorose.
Basti pensare che è passato appena un anno e mezzo da quando il Galles era primo nel ranking mondiale, o battagliava all’ultimo sangue contro il Sudafrica poi campione del mondo nella semifinale della rassegna iridata nipponica. Oggi è una squadra capace di marcare appena tre mete in tre partite, di cui due contro la Georgia e una ben poco costruita contro l’Inghilterra.
L’Italia ha dato una brusca accelerata al rinnovamento della truppa con l’avvento di Franco Smith. Dei 31 giocatori presenti alla RWC 2019, 18 hanno fatto almeno una apparizione sotto la gestione del tecnico sudafricano, solo 8 faranno parte dei 23 giocatori in campo domani contro il Galles.
Il problema di offendere
Non solo entrambe le squadre stanno intraprendendo un percorso di notevole cambiamento, ma entrambe stanno faticando con il proprio gioco offensivo.
Il Galles ha cambiato radicalmente identità passando da un tecnico neozelandese ad un altro: da una squadra improntata su una difesa che oltrepassava il limite del sacrificio fisico e sulla battaglia senza quartiere su ogni punto d’incontro, sfruttando ogni occasione in campo avversario per fare punti grazie soprattutto alla potenza ruvida dei propri trequarti d’assalto, si è trasformata in una squadra che vorrebbe essere propositiva, ma che in questo momento esegue in maniera piatta i dettami dello staff, rimanendo chiusa in una struttura che è più forma che sostanza.
“La sfida per noi è riuscire a riconoscere lo spazio che abbiamo di fronte e far sì di essere posizionati per sfruttarlo. La varietà del nostro gioco è la chiave, sia che la nostra volontà sia giocare il pallone o calciare offensivamente. Si tratta di essere svegli” ha detto l’allenatore dell’attacco gallese Stephen Jones, l’ex mediano di apertura che sta cercando di mettere a posto le cose.
L’Italia ha fatto buoni passi avanti nelle sfide con Scozia e Francia dal punto di vista offensivo, ma continua ad essere troppo poco efficiente quando arriva nei 22 avversari e a concedere agli avversari di influenzare la qualità del possesso nel punto d’incontro.
Proprio quest’ultimo punto fu la chiave che condannò al fallimento la spedizione di Cardiff lo scorso primo febbraio. Sarà il metro di giudizio in base al quale misurare il lavoro di Franco Smith nel corso della sua prima, travagliata stagione alla guida degli Azzurri.
Le formazioni di Galles-Italia, Sabato 5 dicembre, ore 17:45 – Canale 20 e www.sportmediaset.it
Galles: 15 Liam Williams, 14 Josh Adams, 13 George North, 12 Johnny Williams, 11 Louis Rees-Zammit, 10 Callum Sheedy, 9 Kieran Hardy, 8 Taulupe Faletau, 7 Justin Tipuric, 6 James Botham, 5 Alun Wyn Jones (c), 4 Will Rowlands, 3 Tomas Francis, 2 Sam Parry, 1 Nicky Smith
A disposizione: 16 Elliot Dee, 17 Wyn Jones, 18 Leon Brown, 19 Cory Hill, 20 Aaron Wainwright, 21 Gareth Davies, 22 Ioan Lloyd, 23 Jonah Holmes
Italia: 15 Jacopo Trulla, 14 Luca Sperandio, 13 Marco Zanon, 12 Carlo Canna, 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney, 8 Braam Steyn, 7 Johan Meyer, 6 Maxime Mbanda, 5 Niccolò Cannone, 4 Marco Lazzaroni, 3 Giosuè Zilocchi, 2 Luca Bigi (c), 1 Danilo Fischetti
A disposizione: 16 Leonardo Ghiraldini, 17 Simone Ferrari, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Cristian Stoian, 20 Michele Lamaro, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Tommaso Allan, 23 Federico Mori
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