Il rugby di oggi ha un problema di regole e di interpretazioni. Inghilterra-Francia ne è la prova
Due premesse. La prima, di carattere generale, è che l’operato dell’arbitro (e dei suoi assistenti) non si deve mettere in discussione, almeno così recita una regola non scritta che da sempre caratterizza il mondo del rugby. Salvo il fatto che ormai anche molti coach di club e nazionali lo fanno sempre più spesso: dagli All Blacks all’Inghilterra, passando per il Galles che proprio settimana scorsa per bocca di Wayne Pivac si e lamentato della direzione di Romain Poite.
La seconda premessa, specifica della partita in questione, è che la sconfitta di sabato degli Azzurri con il Galles nell’ultima giornata di Autumn Nations Cup non può in alcun modo essere giustificata dagli episodi legati alle decisioni di Stuart Barnes e del TMO Pascal Gauzère. Ci sono stati degli errori individuali, carenze sui punti d’incontro (come sottolineato anche dal CT azzurro Franco Smith nella conferenza stampa post partita) e “la benzina” dei nostri è finita troppo presto. Nascondere i nostri problemi dietro alle decisioni del direttore di gara sarebbe tanto superficiale quanto deleterio.
E, per la cronaca, va sottolineata la correttezza e la signorilità di Franco Smith nel dopo gara nel non fare alcun accenno all’arbitraggio, non tanto per usarlo come paravento, quanto invece per far arrivare un messaggio a chi di dovere. Siamo però abbastanza confidenti che nelle comunicazioni che di prassi vengono inviate dalla squadre a World Rugby (a cui faceva riferimento anche Pivac nella sue esternazioni) lo staff azzurro non mancherà di segnalare qualche episodio avvenuto negli 80 minuti della partita di Llanelli.
Il primo, sicuramente il più appariscente e discusso nel post partita, è l’intervento dell’estremo Liam Williams ai danni di Carlo Canna. Una pulizia in ruck in cui il braccio destro del gallese impatta sul viso di Canna che si rialza con il naso sanguinante e avendo perso una lente a contatto. Come si vede e sente anche nel video qui sotto, sia il direttore di gara, che si trovava molto vicino all’azione incriminata, sia il TMO hanno valutato la pulizia come regolare. Nessun fallo quindi e nessun cartellino.
Liam Williams su Carlo Canna
Pascal Gauzere looked at this as TMO and deemed Liam Williams clean as legal….very strange. pic.twitter.com/BuWkB5mcVG
— Michael Cantillon (@mike_cantillon) December 5, 2020
Poche ore prima, nell’ultimo match del Tri Nations tra Argentina e Australia al seconda linea Marcos Kremer, autore di un intervento analogo, veniva invece fischiato un fallo sanzionato anche con un cartellino giallo (come si vede in questo secondo video). Diverso emisfero, diversa interpretazione della regola.
Marcos Kremer in Australia-Argentina
Ci verrebbe da fare una battuta: dopo il tweet di settimana come spiegherà ora Brian O’Driscoll a suo figlio che un’intervento come quello come quello di Liam Williams non solo “non meriti dieci minuti” (come avvenuto per il giocatore neozelandese), ma venga addirittura considerato regolare?
Just catching up on the match from this morning & wondering how I’m meant to explain to my boy watching beside me that this only deserves 10 mins? Forearms to the head are not so bad??? FFS pic.twitter.com/iGpviifnDA
— Brian O’Driscoll (@BrianODriscoll) November 28, 2020
Il secondo episodio che lascia perplessi, è avvenuto al 53esimo minuto sul 17-18 per gli Azzurri. Come si vede dall’ immagine qui sopra Gorge North per liberarsi di Trulla gli sferra una ginocchiata al viso. Sicuramente in questo caso l’episodio avviene a qualche metro dal punto d’incontro e l’attenzione del direttore di gara era rivolta altrove, ma forse uno degli assistenti e sopratutto il TMO avrebbero dovuto notarlo.
E proprio mentre stiamo finendo di scrivere questo articolo e abbiamo appena assistito alla finale di questa Autumn Nations Cup, dove le decisioni arbitrali hanno avuto ancora una volta un certo impatto sulla partita, arrivano le dichiarazioni del CT francese Galthié: “La partita è stata vinta dalle decisioni (arbitrali ndr), non dalle azioni. Perdere per le decisioni è dura”.
Ennesimo segnale del fatto che non si tratta di semplici sfoghi o di episodi isolati ma che il rugby di oggi ha qualche problema di regole e di interpretazioni delle stesse. Serve un intervento per tutelare, oltre allo spettacolo e all’incolumità dei giocatori, la credibilità e l’immagine di uno sport che si fonda proprio sul rispetto delle regole.
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