Promossi e bocciati della partita di Llanelli, ultima dell’infinito autunno degli Azzurri
Ritorno a Llanelli: ora che la Autumn Nations Cup degli Azzurri è andata in cascina e che i cuori si sono raffreddati dopo la delusione di una sconfitta larga venti lunghezze, torniamo a guardare alla partita che ha contrapposto Galles e Italia al Parc y Scarlets: una gara che la nazionale di Franco Smith sembrava poter competere per vincere, salvo poi crollare nel finale di partita.
Nella lista che segue, i giocatori che si sono distinti fra i migliori per l’Italia e da quali invece è legittimo aspettarsi qualcosa in più.
Chi sale?
Meyer – Il terza linea di origine sudafricana ha dimostrato di saper motivare la fiducia accordatagli da Franco Smith. Le sue prestazioni con le Zebre avevano difficilmente colto l’occhio nelle ultime stagioni, dopo un ottimo inizio di carriera in Italia. Dopo la Autumn Nations Cup, invece, Meyer è certamente un giocatore importante per franchigia e nazionale: la sua potenza e la sua forza fisica sono difficilmente eguagliate all’interno della rosa azzurra. In Galles-Italia si rende protagonista di un paio di highlights notevoli: la meta spazzando via Lloyd e il placcaggio (forse non proprio ortodosso e corretto) che sbatacchia Sheedy in rimessa laterale.
Varney – debuttare a 19 anni nel paese dove sei nato con la maglia di un’altra nazionale? Fatto, e fatto sembrare anche semplice. Ottima prestazione per il mediano di mischia classe 2001, ordinato nelle prime battute della partita e poi con sempre maggiore personalità. La sua capacità di portare rapidamente il pallone fuori dal punto d’incontro può essere una chiave per l’attacco azzurro.
Canna – in Francia era arrivata una prestazione sotto tono, lontana dagli standard che aveva messo in campo nelle precedenti uscite in maglia azzurra a numero 12. Riscatto immediato e di ottimo impatto a Llanelli, dove il beneventano ha sfoggiato un lavoro difensivo superbo, se si esclude l’azione della prima meta gallese, dove le responsabilità sono in condivisione con Steyn. Il grande lavoro difensivo è poi accompagnato con l’eccellente lettura ed esecuzione al piede sulla meta di Zanon e con una gestione sapiente delle palle transitate tra le sue mani in attacco.
Chi è stabile?
Zilocchi&Fischetti – il duo di prima linea ha cementato il proprio ruolo in maglia azzurra dando continuità a ottime prestazioni nel corso di tutta la Autumn Nations Cup. Entrambi giocatori molto mobili e presenti in giro per il campo, hanno saputo crescere sotto il profilo della mischia chiusa, anche se la partita di Llanelli è stata forse quella dove sono stati maggiormente sotto pressione. Quanto i due siano importanti nell’economia della squadra italiana è certificato dalla volontà di Franco Smith di non rinunciare al loro apporto anche quando il minutaggio si è fatto importante: una scelta forse controproducente, ma che certamente testimonia la qualità dei due interpreti.
Zanon – un’eccellente stabilità, quella di Marco Zanon, che anche in Galles ha replicato l’ottima prestazione offensiva offerta contro Scozia e Francia. Questa volta tocca a lui schiacciare il pallone, mentre nelle due precedenti era stato la chiave per aprire le difese avversarie. La capacità di Zanon di portare avanti il pallone, di battere i difensori e creare linebreaks è di un valore incommensurabile per gli Azzurri. Dall’altro lato della medaglia, Zanon è sempre presente in difesa, ma la sua tecnica di placcaggio lo porta spesso a subire il contatto da parte degli avversari. Un dettaglio da migliorare per diventare un giocatore sempre più completo.
Chi scende?
Cannone – dopo diverse prestazioni solide, in Galles il seconda linea si rende meno protagonista dal punto di vista delle cariche palla in mano e più delle solite scaramucce a gioco fermo, che si infittiscono man mano che l’indicatore del carburante scende. Una prestazione inferiore rispetto a quelle contro Scozia e Francia.
Bigi – il tallonatore azzurro è un capitano gregario, e lo sapevamo. Non è il giocatore che attraverso mille palloni portati avanti suona la carica, ma colui che con la sua costante presenza in ogni fase di gioco si carica sulle spalle la responsabilità e l’esempio del lavoro necessario, e ci piace così. In Galles-Italia, però, due cose non vanno: qualche lancio in touche a vuoto e uno scarso rapporto con la direzione arbitrale fanno sì che il giudizio sia negativo.
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