Il panorama dei tornei di club potrebbe mutare, a breve
Al crepuscolo della scorsa estate, nel periodo di presentazione media della stagione di Pro14 (che di 14, in realtà, rischia di non avere proprio nulla, tra le 12 compagini con cui si è iniziato, e le 16 con cui si potrebbe finire), il board della competizione celtica aveva fatto il punto della situazione sulla partecipazione sudafricana al torneo.
Dalle parti di Dublino, attraverso una nota stampa dettagliata, avevano aperto la porta all’ingresso di altre 2 (a livello numerico, anche se saranno 4 le novità in senso assoluto, con l’uscita di scena di Kings e Cheetahs, che lasceranno spazio a Bulls, Lions, Sharks e Stormers) squadre della Rainbow Nation a partire dal 2021, senza togliere definitivamente il velo di mistero se con l’anno solare si indicasse il torneo ’21/’22, oppure già la seconda parte del ’20/’21, che si sta disputando in questi mesi solo con partite tra squadre europee.
Tema che è tornato di grande attualità nelle ultime settimane, quando a più riprese, David Nucifora, Andy Farrell e Gregor Townsend, rispettivamente high performance director di IRFU, head coach dell’Irlanda e head coach della Scozia hanno sottolineato a più riprese come sia importante – per la qualità del torneo – l’ingresso dei 4 migliori team sudafricani, e che questo accada il prima possibile.
Stando a quanto appreso da OnRugby, si sarebbe al lavoro, alacremente, per cercare di consentire al Pro16 di prendere vita già dai prossimi mesi, da metà/fine marzo, più o meno in linea con la fine del Sei Nazioni 2021, anche con la spinta dei broadcaster, che avrebbero desiderio – soprattutto in Sudafrica – di riempire il palinsesto sino al tour estivo dei British & Irish Lions. Una volta trovati, almeno a grandi linee, tutti gli accordi commerciali del caso – corposi, per un cambiamento di rotta così forte -, tuttavia, ci sono ancora un paio di questioni non banali da fronteggiare.
Come gestire, innestando su un torneo in corsa, l’ingresso di quattro nuove squadre?
Problema complesso, ma risolvibile: si terrebbero Europa e Sudafrica su due piani distinti per quanto concerne la fase finale della stagione agonistica “vera e propria” 2020/2021, con titolo e qualificazione alle Coppe Europee ’21/’22 che verrebbero decretati esclusivamente con gli esiti delle sfide tra compagini di Galles, Irlanda, Italia e Scozia. Istituendo, al contempo, un torneo parallelo, con valore “rappresentativo”, nel quale invece, conterebbero tutti i risultati ottenuti da tutte le 16 squadre, a partire da marzo. Chiare, nel caso, anche le tempistiche: torneo in pista fino all’estete, con sfide solo europee contro europee e solo sudafricane contro sudafricane, sino a metà maggio, poi via agli scambi intercontinentali.
In piedi ci sarebbe anche un piano B – seppur ancora in fase embrionale -, ad oggi meno plausibile, con l’idea di chiudere il Pro12 entro fine marzo, e iniziare un nuovo mini torneo (con 8 giornate), sempre di carattere ‘rappresentativo’, a seguire, con europee e sudafricane.
La minaccia sanitaria
Se la prima, suddetta questione strutturale appare assolutamente gestibile, la seconda, legata all’ormai nota emergenza sanitaria, è una variabile a cui sembra ancora estremamente complesso attribuire un valore più o meno chiaro. Ed è il reale rebus da risolvere per poter lanciare il nuovo Pro16 già in primavera.
Si potrà effettivamente – in termini logistici, burocratici e pure meramente sanitari – affrontare una trasferta con tutti i crismi ovali in Sudafrica (e viceversa per i team della Rainbow Nation), nel prossimo maggio 2021? C’è ovviamente ancora grande incertezza in tal senso, con il board del torneo che resterà verosimilmente alla finestra – prima di ufficializzare l’eventuale, profondo cambiamento – sino a quando non avrà la garanzia di poter mettere in atto concretamente quello a cui si starebbe lavorando dietro le quinte, per citare Nucifora, lo scorso novembre.
Lanciare il tutto, e poi trovarsi costretti a fare marcia indietro, esporrebbe il torneo ad un’inutile ed evitabile caduta d’immagine. Nel caso non si riuscisse, dunque, a partire a marzo, l’ingresso delle sudafricane dovrebbe essere rimandato alla stagione 2021-2022.
Sullo sfondo anche la possibilità di un Mondiale per club
Stando a quanto riportato da inews, il Pro16 potrebbe non essere l’unica grande novità per quanto concerne il rugby di club nei prossimi anni.
Starebbe infatti prendendo sempre più corpo l’ipotesi – caldeggiata dai top campionati dell’Emisfero Nord – di una ‘Club World Cup’, una Coppa del Mondo per team, da tenersi una volta ogni quattro anni, con la prima edizione che andrebbe in scena in Europa, tra la metà di aprile e la metà di maggio del 2022, e sostituirebbe la fase ad eliminazione diretta delle Coppe Europee di quella annata agonistica. Il format? ancora in fase di definizione, ma di certo16 squadre (8 del nord: le vincitrici di Top14, Pro14, Premiership e Champions Cup 2020/2021, più le 4 migliori prime dei gironi di Champions Cup 2021/2022) e 5 settimane di gara.
“Tutte le leghe del Nord vorrebbero che ciò accadesse, e stiamo riscontrando grande entusiasmo anche sul fronte emisfero Sud. Tutte le possibili parti in causa ne stanno parlando: World Rugby, l’Emisfero Sud e noi di EPCR. Serve una lunga consultazione, ed è quello che stiamo facendo”; ha spiegato ad ‘inews’ Simon Halliday, presidente dell’EPCR.
Se son rose fioriranno: mai come stavolta, tuttavia, il terreno appare fertile in tal senso.
Matteo Viscardi
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